I «travet» sono una forza della Francia di Michele Tito

I «travet» sono una forza della Francia LA VITA DIFFICILE DELLA PICCOLA BORGHESIA IMPIEGATIZIA I «travet» sono una forza della Francia Cinque milioni di impiegati guadagnano meno di 130 mila franchi al mese, e molti non arrivano alla metà - Un milione e 200 mila dipendono dallo Stato: i più debbono accontentarsi di pessime e vecchie case, e per l'alimentazione spendono meno degli operai - Ma conservano le antiche tradizioni: l'attaccamento alla democrazia, il culto del risparmio, la fedeltà alla terra - Negli scandali è coinvolta sempre l'alta burocrazia, autentica casta ristretta e chiusa, legata al potere politico (Dal nostro inviato speciale) Parigi, maggio. Grosso scandalo, oggi, a Parigi: i giornali annunciano che 425 mila pratiche della previdenza sociale sono in giacenza negli uffici della capitale, ancora inevase. La legge vuole che i rimborsi agli assistiti della previdenza vengano effettuati entro tre settimane dalla presentazione del dossier, ma la ristrettezza dei locali e la mancanza di personale hanno, determinato il ritardo, che il pubblico non tollera. I funzionari responsabili si scusano, sono state disposte ore di lavoro straordinario, è stato studiato un piano per eliminare le pratiche arretrate prima dell'estate. I burocrati francesi si vergognano del ritardo come di una colpa grave, i loro dirigenti si sforzano di assicurare i cittadini che non c'è, nei loro confronti, alcuna mancanza di riguardo. E' un esempio. Courteline mise in ridicolo la pigrizia, l'ignoranza e le esibizioni dei ronds de cuir francesi. Molto di quel mondo descritto da Courteline ri- mane perché i regolamenti sono sempre regolamenti e perché le scartoffie sono sempre esigenti. Ma molto, anche, è cambiato. Tutti sanno che la burocrazia francese è una delle più efficienti d'Europa, essa sola ha salvato la francia attraverso il succeder^,, nelle crisi politiche e continua, non ostante tutto, a preservarla dal peggio. Tutti sanno anche che, nonostante gli scandali che coinvolgono i pezzi grossi ed una legislazione che, in tutti i campi, non è meno confusa e complessa di quella italiana, i ronds de cuir francesi sono, in realtà i veri difensori dei diritti dei cittadini. Ma i mutamenti sono avvenuti più in basso che in alto, più a livello dello sportello e della sezione periferica che a quello delle direzioni. C'è la linea divisoria, che i francesi conoscono perfettamente, la linea dei 130 mila franchi mensili. Al di sopra dei 130 mila c'è il mondo inaccessibile dell'alta burocrazia, dei funzionari degli enti, dei dirigenti delle industrie private, una casta chiusa, che si tramanda i propri privilegi di padre in figlio; al di sotto c'è la grande folla degli impiegati di tutte le amministrazioni, degli enti locali, degli organismi parastatali, del commercio, dell'industria: un mondo ove i passaggi da un settore all'altro sono continui, ove non esistono impegni ereditari e che rimane aperto alle leve che vengono dal ceto operaio. I mutamenti sono avvenuti perché quello impiegatizio è il solo ceto mobile nella struttura sociale del Paese: e questo fa degli impiegati al di sotto dei 130 mila franchi al mese la parte più viva della Francia contemporanea. Sono, a occhio e croce, un 5 milioni. Un milione e duecentomila, uomini e donne, dipendono dallo Stato e dagli enti locali, il resto, compresi i dirigenti medi, che sono all'incirca due milioni, dipendono da privati. Quel che rimane della Fran eia politica, dall'orgoglio della libertà alle polemiche rfwjte scuola laica, Hmantr dal senso del provvisorio in nel loro seno. Eppure 'niènte, se non la mobilità all'interno del loro stesso mondo, dovrebbe renderli diversi dal ceto operaio. Oltre la metà degli impiegati, pubblici e privati, guadagna meno di 80 mila franchi mensili. Circa due milioni di loro non toccano i 60 mila franchi, e ve n'è un milione che non superano i 45 mila. Al di là dei 100 mila franchi mensili vi sono, in pratica, solo i cosiddetti « dirigenti medi » e i professori. Ma, se è estremamente difficile che il figlio di un impiegato modesto acceda al rango dell'alto burocrate, è relativamente facile passare, in una generazione, dall'impiego più modesto di 40 mila franchi a quello « medio » di 100 o 120 mila franchi. E' difficile che il figlio di un impiegato di banca divenga ingegnere, è normale che divenga professore: ed è l'ampiezza delle differenze esistenti nel ceto impiegatizio, entro il quale i movimenti e i progressi sono facili, che ne determina le caratteristiche tutte particolari. In complesso, la vita di un impiegato, in Francia, è forse più difficile di quella di un operaio. Ad una sostanziale parità dei salari corrisponde l'evidente ambizione di un tenore di tifa in apparenza più dignitoso: gli impiegati spendono di più per l'abbigliamento, di più per la casa, molto di più. per i servizi igienici, e le loro vacanze sono meno squallide di quelle degli operai; ma spendono molto meno degli operai per l'alimentazione (un operaio mangia carne, in media, cinque volte la settimana, un impiegato tre volte, beve meno vino, consuma, in compenso, più frutta) e costituiscono la categoria sociale meno prolifica di tutte. Sono dati, questi, validi per l'insieme della Francia. Parigi è un'altra cosa, e l'esistenza che l'impiegato vi conduce è forse molto più dura di quella dell'operaio: quasi la metà delle famiglie impiegatizie rientrano nella categoria dei mal logés, cioè di coloro che non dispongono di una casa vera e propria. In un quartiere operaio e piccolo-borghese come quelio del quindicesimo Arrondissement, la metà delle famiglie impiegatizie non hanno né acqua corrente né gabinetto nella propria abitazione. Alloggiati peggio degli operai, gli impiegati posseggono meno frigoriferi e meno elettrodomestici: sono le cose letteralmente proibite dalla mancanza di spazio ma soprattutto sconsigliate cui vivono, nella capitale francese, le famiglie impiegatizie, mai rassegnate al sovraffollamento e ai disagi della coabitazione, ininter- \- parigi operai, ■profesttffbnisti rottamente in attesa di poter disporre di un alloggio più comodo. Particolare curioso: nonostante si ritenga che guadagnino più dei dipendenti privati (come in Italia, il calcolo degli emolumenti effettivi degli statali è molto difficile) i dipendenti pubblici francesi di rango modesto ui-uono peggio: oltre la metà di loro, a Parigi, abitano in camere mobiliate ove spendono di più per conservare la libertà di potersene andare senza complicazioni contrattuali in caso di trasferimento. E vi sono famiglie che sognano per decenni il trasferimento nelle città di provincia, vicino ai parenti, ove le case e l'alimentazione costano meno e, così, la dignità del « colletto bianco », ormai dimenticata nella capitale, può essere riaffermata. E' il contrario di quel che accade per i funzionari e i dirigenti: al di là dei 130 mila franchi mensili, la percentuale di coloro che sono disposti a lasciare la capitale anche con prospettive di maggior guadagno non supera il 5 per cento: è il dramma di alcune grandi industrie che non possono decentrare la propria attività perché i loro dipendenti rifiutano le lusinghe della provincia, come le rifiutano tutti, i professionisti e, in genere, gli operai. Il legame tra la provincia e la capitale, tra la Francia vera e quella congestionata e tesa di Parigi, è rifiutato da tutti, è tenuto solo dagli impiegati al di sotto dei 130 mila e dai maestri elementari, è tenuto in realtà dai piccoli travet il cui stipendio oscilla dai 40 agli 80 mila franchi mensili; le loro mogli, in genere, lavorano anch'esse (il 45 per cento delle mogli di impiegati guadagnano per conto proprio), ma l'apporto delle donne serve per le economie: il ceto impiegatizio risparmia più di tutti, più della borghesia agiata. E', ancora una volta, per i piccoli travet che la vecchia Francia, quella del libretto di risparmio e delle campagne, rimane in piedi. Una volta venuti a alti burocrati abbandonano le cose degli avi. La casetta, la cascina, il fazzoletto di terra delle famiglie impiegatizie, raramente, invece, vengono venduti: a volte costituiscono un peso, a volte le vecchie mura cadono a pezzi, ma non passano di mano. E' un mondo solido, compatto, che piega al proprio stile anche coloro che vengono dal ceto operaio. E, come per gli operai, solo tre studenti universitari su cento e solo quattro allievi delle grandi scuole su oento (dalle grandi scuole escono gli alti funzionari) sono figli di impiegati modesti. Gli alti gradi spettano ancora, con una rigidità che ha caratteristiche quasi d'ereditarietà, ai figli degli alti funzionari e, per una proporzione che non supera il 10 per cento, ai figli dei dirigenti « medi » dell'industria privata. Ma uno scandalo Mastrella è ancora inconcepibile in Francia. Lo scandalo attuale è quello di un celebre architetto, Fernand Pouillon, che s'è trovato coinvolto in una faccenda di truffe colossali per oltre un miliardo ai danni dei" sottoscrittori di una società immobiliare: quattro amministrazioni statali, sei enti pubblici, tra cui due banche, una ventina di industriali edili e il comune di _ Tolosa sono, a vario titolo, compromessi; una serie di cose incredibili; ma, come sempre, tutto si è svolto al più alto livello, là ove i confini tra la politica, i grandi interessi finanziari e l'alta burocrazia diventano incerti. Al di sotto dei 130 mila franchi un caso clamoroso di corruzione deve ancora avvenire in Francia. Michele Tito

Persone citate: Courteline, Della Piccola, Fernand Pouillon, Mastrella