Alle cene con Mastrella e ispettori c'era anche un funzionario della «Terni» di Gigi Ghirotti

Alle cene con Mastrella e ispettori c'era anche un funzionario della «Terni» Depongono i testi et processo contro il di dogane Alle cene con Mastrella e ispettori c'era anche un funzionario della «Terni» II «procuratore doganale» delle acciaierie di Stato si giustifica dicendo che lui pagava la sua parte Presidente: «Chi la invitava?» - Teste: «Il dott. Mastrella» - «Ma è mai possibile che la invitasse e poi la facesse pagare? » - Il teste ammette che i rapporti Terni-dogana erano poco regolari - Il Presidente lo convoca nuovamente per oggi ammonendolo: «Guardi che lei corre un brutto rischio» (Dal nostro inviato speciale) Terni, 20 maggio. Perché poi Cesare Mastrella aveva un debole per la «Terni» e non per la cPolymer»? Per la € Terni >, bisognava vederlo: un prodigarsi senza risparmio, una collaborazione commovente, un filare a braccetto con i suoi procuratori doganali, e cenar con loro da- Carlino, e mettersi a rischio, chissà, persino d'un buffetto d'amichevole rimprovero da parte del superiori: < Caro Mastrella, ma questo conto "a scalare" con le ditte private è un'infrazione, te ne rendi conto? Non lo fare più, mi raccomando! »... Per la ditta «Polymer» produttrice di fibre sintetiche e, al pari della « Terni >, importatrìce di materie prime e macchinari, niènte conti « a scalare», niente anticipi, niente che non fosse strettamente prescritto dalle istruzioni per il buon andamento dell'ufficio doganale a lui commesso. Il Tribunale, presieduto dal dottor Taglienti, stamattina — undicesima udienza del processo contro l'ispettore Mastrella — s'è lungamente interessato a questa diversità di trattamento. Lo scopo è palese: poiché la «Terni» è qui in veste di parte offesa, si vuol vedere sino a che punto sia stata davvero offesa. Si vuol vedere se per caso non sia stata leggerona la grande acciaieria di Stato, una delle più importanti aziende della nostra industria pesante, nei suoi rapporti con il doganiere: sarebbe un caso piuttosto curioso. S'incomincia con il rag. Quinto Proietti, dirigente amministrativo e procuratore doganale della «Polymer». Mastrella, narra 11 testimonio, rilasciava sempre le ricevute regolari (e cioè i celebri modelli A-28 -che invece mancano al dossier della «Terni»). Intralci nel lavoro, ritardi negli svincoli? Macché: tutto filava in ordine, come se la «Polymer» non operasse a Terni al pari delle grandi acciaierie... In questo processo scoprire qualcosa che funzioni a regola d'arte è cosa talmente anormale, che sembra incredibile. Il testé. .Proletti...'aggiunge, che. la sua ditta non usava quasi mai consegnare al Mastrella 1 certificati doganali: le merci importate temporaneamente, infatti, erano coperte da fideiussione, limitata nel tempo e nel valore, e soltanto poche' volte accadde alla « Polymer » di versare certificati doganali all'ispettore, in attesa che la pratica fosse definita & norma di legge. « E quante operazioni faceva, in media, la "Polymer" in un mese ? », vuol sapere il presidente. « Quattordici o quindici», dichiara il testimonio. . Ma qui Mastrella prende ancora la parola per una messa a punto: « Oh! Molte di più! Qualche mese anche trenta o quaranta ». A questo punto, 1 legali della « Terni » hanno cominciato a stuzzicare 11 testimonio Proietti, facendo 'notare Inesattezze nella sua deposizione; e ad un certo momento l'avvocato Ferruccio Liuzzl, che rappresenta la Terni in veste di parte civile, se l'è presa col Mastrella: « In questo processo Mastrella fa tutto! Imputato, testimonio, esperto!». Il difensore, avv. Sbaraglini, ha reagito: <Ha ben diritto di intervenire ! ». <Lei stia zitto!», gli ha gri dato di rimando l'avvocato Liuzzl. E Sbaraglini: <Non accetto rilievi dai colleghi!». E ha tirato in ballo anche 11 cancelliere: « Signor presidente, chiedo che sia. messo a verbale quanto ha detto il collega Liuzzi... ». Il cancelliere se ne sta li con la penna per aria ad aspettare ordini; il presidente taglia corto sull'episodio: <Nei giorni scorsi ci si lamentava che Mastrella non parlava, ora che interviene spontaneamente sani bene lasciarlo fare... ». Secondo testimonio è il rag. Giuseppe Marzioli, funzionario anche lui della «Polymer», in calcato di operazioni con la sezione doganale di Terni. Tra i reati di cui l'ispettore è accusato c'è anche la falsificazione della firma Marzioli su una bolletta A-28, rilasciata per un deposito di 900 mila lire; de posito di cui, in realtà, non c'era una lira. Anche su altre bollette della «Polymer» la firma del teste fu alterata, ad opera dell'imputato, per un to tale di 98 milioni. « Le firme — dice il teste — somigliano alle mie, ma non sorio le mie ». I/udienza si trascina un po' stancamente; nella sua panca, Anna Maria Tornasela dà in frequenti sbadigli, del resto educatamente repressi, allor che viene Introdotto un nuovo testimone, il signor Ettore Ta manti, un uomo alto e grigio, sulla sessantina, occhiali scu ri, magro e nervoso, con ie labbra sempre secche. Infatti, se le umetta insistentemente con la lingua; sia un tic sia l'emozione e l'im!:arazzo del momento, non s'è capito Al suoi frequenti « noi ricordo il presidente ha reagito con duri richiami e con precisi avvertimenti: «Guardi che lei corre un brutto riichio! Dica la verità. Badi che se non dice la verità, le responsabilità sono le sue! » e così via. Il teste Tamanti ammette che tra la « Terni » di cui era, sino a tre anni fa — ora è in pensione a causa dei raggiunti limiti d'età — procuratore doganale e la Dogana esisteva un « conto a scalare » di tipo tutfaffatto imprevisto dalle leggi e dai regolamenti. Mese per mese, veniva effettuato un rendiconto tra il dare e l'avere Dogana-Terni, e Mastrella segnava le cifre in un suo brogliaccio. I crediti residui della acciaieria venivano riportati al mese seguente. « Quando lei assunse l'incarico di procuratore della " Terni" — chiede l'avvocato Ciardulli, che rappresento, gli interessi dello Stato — questo sistema era già in attot ». Il teste risponde affermativamente, ma l'avvocato erariale non s'accontenta. <E il suo predecessore, come si chiamavaT ». « Si chiamava Cangiani ». <E lei trovava regolare questa procedura? ». <Non so dare spiegazioni». « E quando Mastrella era in ferie, come si regolava la " Ternit"». « Semplice: in quei periodi non s'importava... ». Sicché, ne abbiamo appresa una di nuova (e l'aula ha commentato con un'esclamazione di sorpresa e di ironia questa novità) : l'importante acciaieria regolava i suoi ritmi di produzione sui ritmi di riposo dell'ispettore Mastrella. «Ma a chi vuol darla a intendere? », esclama stizzito il presidente. «Vuol farci credere che la " Terni " sospendesse le importazioni quando il Mastrella andava in feriet Ci dica la verità! ». Roteando la lingua disseccata sulle labbra esangui, il malcapitato Tamanti corregge in parte la sua affermazione: si, finisce per dire, anche se il Mastrella s'assentava qualche importazione continuava ugualmente a farsi; il materiale era accantonato in un magazzino, il vlce-Mastrella era pregato di concedere delle autorizzazioni -provvisórle.-ie, al rientro del capufficio, l'operazione veniva definita. €ll teste — incalza l'avv. Ciardulli — era procuratore doganale? Conosce la legge doganale? ». <Ero abilitato alle operazioni doganali. La legge doganale? La conoscevo, in parte... ». II difensore Sbaraglini provoca un'altra risposta sensazionale. Chiede: «Le risulta che, in assènza del Mastrella, pur non essendo definite le operazioni, la " Terni " riusciva ugualmente a svincolare le merci? Come faceva? Chi dava queste autorizzazioni? ». « Ci rivolgevamo alla dogana centrale, a Roma... », ci fa sapere il teste. « Come si comportava il te ste con i sostituti di Mastrel la? », continua a indagare il difensore Sbaraglini. « Non ricordo », dice il teste. E il presidente, di rimando: «Le do alcuni giorni per ri-[ cordarselo! Si rinfreschi la memoria! ». < E quanto agli ispettori che venivano da Roma, che cosa ci può dire il teste? ». « Non si sono mai fatti vedere! », annuncia il dott. Tamanti tra 11 mugulare inquieto dell'aula. A questo punto entra in sce¬ nrfismdnprIdcrIcccmlapc5ccemri m i li 11111111111111111111111 e 1111111 i r 1111111 111111 na il famoso «conto a scalare», cioè 11 «brogliaccio» confidenziale che l'ispettore Mastrella aveva istituito per comodità dell'importante azienda di Stato. Il «brogliaccio» in questione è un quaderno di formato protocollo, la copertina azzurrognola, assai simile a quello In uso presso certi pizzicagnoli di campagna che amano far credito alla propria clientela, rinviando il saldo a fine mese. Il bello è che, a differenza di ciò che avviene per 1_ pizzicagnoli delle nostre 'oneste campagne, nel « brogliaccio » mastrelliano non si ha la riduzione allo zero alla fine della mesata. L'avvocato Sbaraglini, Infatti, fa rilevare che al 2 gennaio 1960, per esempio, la «Terni» era creditrice di 11 milioni; at 6 febbraio, il credito sale a 26 milioni; il 5 marzo a 69 milioni... Il teste Tamanti si rigira confuso sulla sedia, la sua lingua raspa sempre più rinsecchita le labbra sempre più esangui e infine il presidente gli fa: « Insomma, come la mettiamo? Questo conguaglio mensile veniva fatto o non veniva fatto? ». « Non so, non ricordo! ». slvgmaddmiimrtMvsfnpesmps Mastrella interviene; chiarisce che al conguaglio provvide lui stesso, alcuni mesi dopo, versando un assegno, ma di gran lunga inferiore. Si cambia finalmente argomento: «Le è mai capitato di andare a cena con gli ispettori della dogana? Guardi di ricordare bene: i pranzi non si dimenticano! », fa il presidente. «Due o tre volte», ammette il teste. tE chi pagava?». < Si faceva alla romana! ». «Afa se ha detto che questi ispettori di Roma lei non li ha mai visti », osserva il difensore Sbaraglini. E il presidente: < E chi invitava? ». < Il Mastrella! ». « Questa sì che è curiosa: Mastrella invitava e poi faceva pagare a lei! S'è mai. chiesto perché a questi pranzi non fossero invitati anche i funzionari della Polymer? Forse perché erano antipatici? ». Il teste, sempre più confuso e arzigogolato nelle sue risposte, è stretto da una serrata morsa di contestazioni sia da parte del P. M. dott. Siggia sia da parte dell'avvocato erariale Ciardulli. iMMWiiii)iitiiMii tiii iitiiiiiiriiiiTtriiiirb «La Terni — gli si'chiede con insistenza — sapeva o non sapeva di questo brogliaccio privato? ». « Non saprei, non credo », fa il Tamanti. Ma è una risposta cosi poco convincente che il Tribunale pensa bene di invitarlo a ripresentarsi anche, domani, al lorché saranno chiamati a deporre anche il dott. Garnero e il rag. Quadracci, responsabili delle operazioni doganali della « Terni » in questi ultimi tre anni. L'aula ha seguito con vivace interesse l'ultima fase della deposizione Tamanti quando s'è sentito parlare d! conti pagati « alla romana » ha avuto un moto d'ilarità. Uel corso della sua deposizione, il teste Tamanti ha riconosciuto anche un'altra sbalorditiva circostanza: le merci importate dalla « Terni » erano coperte dalla fideiussione* della Finsi der, ma spesso questa era scaduta, e le operazioni continuavano ugualmente, sul perno del famoso quaderno di dareavere che quest'oggi ha fatto la sua apparizione sul banco dei giudici. Gigi Ghirotti

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