Un drammatico film inglese a Cannes sulla vita di un giocatore di rugby

Un drammatico film inglese a Cannes sulla vita di un giocatore di rugby Un drammatico film inglese a Cannes sulla vita di un giocatore di rugby «Thi8 sporting lite» intende mettere a nudo le miserie della gloria sportiva - Lo ha realizzato un ex critico d'arte, alla sua seconda pellicola - «La regina diabolica» presentato dalla Cina nazionalista (Dal nostro inviato speciale) Cannes, 17 maggio. Dopo la parentesi distensiva di ieri, la tematica del festival è tornata agli impasti violenti, ai rivoli di sangue dalla bocca. Quanto sia sospetto questo terrorismo sistematico lasciamo argomentare» al lettore, il quale sa che fino a questo momento, nonostante tanto spreco di «pathos», il capolavoro è ancora da vedere. Buono, non eccelso, anche il film inglese di oggi, 11 tanto atteso This sporting life («Questa vita sportiva») tratto da un romanzo di David Storey, il quale ha scritto personalmente sceneggiatura e dialoghi. Un film che mette a frutto una lunga tradizione, specie da parte americana, di pellicole d'ambiente sportivo, arricchendola d'un vivido ritratto di « idolo > interiormente svuotato. Ma non si può dire che tale tradizione sia qui soverchiata, e ciò neppure nelle sue pericolose attinenze col cinema commerciale. L'autore è l'inglese Lindsay Anderson, nato in India quarant'anni fa, già critico d'arte, regista di teatro e autore di documentari, di cui uno premiato a Venezia. Questo è il suo .secondo film a soggetto (il primo s'intitolava «The Are raisers»), prende le mosse da un rovinoso «placcaggio» che porta via sei denti al giocatore di «rugby» Frank Meychin, un solido minatore entrato nella squadra di fabbrica e divenutovi un asso. Trasportato dal dentista, e sottoposto a narcosi, quale bella occasione per snodare il serpente dei ricordi! E va detto che regista e sceneggiatore l'hanno sfruttata molto bene, bilanciando presente e passato attraverso una fitta rete di risvolti che illuminano potentemente 11 personaggio. Frank ha una carica di violenza che ha trovato l'esito nello sport della palla ovale. Falli, e parecchio brutti, ne ha conimessi anche lui, come quello che non tollera impedimenti sulla sua strada. Ed è anche ambizioso e furbo, avendo saputo vendere cara la propria bravura all'industriale Weawer, il finanziatore della squadra. Classe, soldi, popolarità: non gli manca niente per essere un «arrivato». Ma Frank, nonostante la sua irruenza atletica, è un debole, tormentato dal conseguente pallino di sentirsi qualcuno e di farlo sentire agli altri. La prima cosa gli riesce soltanto con la signora Hammond, una vedova con due bambini, presso cui è a dozzina. Quindi è che Frank ama, desidera e conquide questa donna, che è la sola persona al mondo che gli ri soìve i suoi complessi. Per l'appunto non poteva ' capitare peggio. Oltre a non essere bella, che è già una forma di salvaguardia, la signora Ham mond fa la vedova tanto sul serio che continua a lucidare gli stivali del defunto. Magari avrà i suoi complessi anche lei. Le male lingue dicono che il marito, morto per un infortunio sul lavoro nella fabbrica Hammond, l'infortunio se lo era procurato volontariamente. Fatto sta che la vedova non vuol sapere di altri amori e tratta il nostro campione come un ragazzaccio, fischiandogli tutti i falli. Sapete già ch'egli non tollera ostacoli, quindi infierisce, ottiene finalmente di diventare l'amante della ritrosa (che è di carne anche lei), di comprarle pellicce e portarla al ristorante; ma di più no; di esserne ama. to non gli riuscirà mai. La donna ha intuito che è in gio¬ co l'orgoglio del maschio, e contrappone il suo. Volano pesanti scapaccioni; e la vedova Hammond, già malandata, si ritira in un ospedale dove morirà di emorragia cerebrale.' Il campione è atterrato, finito, e urla di dolore. Anzi campione non è più, e il pubblico comincia a fischiarlo. Almeno per due terzi il film ha una presa irrecusabile. E che il regista sappia raccontare, si vede tante volte: quando Frank porta al fiume la vedova e ì figli, quando s'impossessa di lei (pochi tocchi che dicono molto), quando respinge la tentacolare moglie dell'industriale, quando nel ristorante schiuma il suo disprezzo contro la casta privilegiata, e altrove. Il grave difetto del film è a nostro avviso nella psicologia, davvero dura a capire, di quella vedova ombrosa. Possibile che non trovi l'accordo con un pezzo di giovanotto come quello, così innamorato e piacente (chiederne alla signora Weawer), e che con tutti i suoi difetti ha un fondo buono che chiede protezione? E' vero che ci sono donne dispettose fino alla stupidità; ma il grave è farne dipendere un film. Il quale proprio con l'ostinazione e poi con la morte di lei si raffredda (mentre più smania), si fa sentire improvvisamente lungo digressivo e artificioso. Restano, con le pagine che si è detto, 1 pregi di un copione straordinariamente agile e calibrato, nelle sue giravolte, e il bel ritratto di quel Frank così violento e vulne rabile. ■ Anche gli attori sono eccellenti. U protagonista è Richard Harris (dovreste ricordarlo nei Carpioni di Navarone e negli Ammutinati del Bounty), maschera d'antico romano, smerlata e dura come una testa d'ariete. Il suo Frank è imperioso di risalto, passione e verità (anche della verità sportiva, ih quanto sembra in tutto un autentico giocatore di rugby). Non inferiore, sebbene un po' compromessa dal personaggio, la padronanza di Rachel Roberts (signora Hammond), già ammirata in Sabato sera, domenica mattina. Sia l'uno sia l'altra sono attori anche dì teatro e di televisione. Compiono bene il cast A. Badel, W. Hartnell, C. Blakekey e gli altri. Avvin¬ centi, anche per chi come noi non ne mastica, le riprese del « rugby ». Molto pubblico e applausi, in questa seconda giornata fausta del cinema britannico. Per la cronaca, l'altro film rappresenta la Cina di Formosa, tenace cliente di questo festival. Colori, regìa di Li Han-hsiang, protagonista la bella Li Li-hua, titolo La regina diabolica. Non tocchiamola. Leo Pestelli

Luoghi citati: Cannes, Cina, Formosa, India, Venezia