Il Giro d'Italia si deciderà sulle salite di Vittorio Varale

Il Giro d'Italia si deciderà sulle salite Il Giro d'Italia si deciderà sulle salite Centoventi ciclisti in gara da domenica, dopo la partenza da Napoli - Venlun tappe, per un totale di 4013 chilometri Il percorso è vario, ma saranno i colli della Valle d'Aosta e delle Dolomiti a dar vita alle fasi più interessanti - Tutti i migliori elementi italiani in lizza - Modesta la partecipazione straniera, malgrado la presenza di Rik Van Looy (Dal nostro inviato speciale) Napoli, 16 maggio. Nel leggere in grande l'annuncio sui giornali: <il Giro d'Italia si inizia domenica a Napoli », è naturale che la gente si chieda due cose: 1° dove va, in quali città farà tappasu quali alte montagne s'inerpicherà; S° quali e quanti sa¬ ranno i corridori che vi partecipano. Per soddisfare la prima curiosità, basta uno sguardo sulle cartine in pagina. Le ventun tappe, tutte consecutive salvo la sedicesima, quella a cronometro che sarà preceduta da un giorno di sosta, sono Potenza, Bari, Campobasso, Pe¬ sTAbClrB(d scara, Viterbo, Arezzo, Riolo Terme, Salsomaggiore, Spezia, Asti, Santuario Oropa, Leukerbad in Isvizzera, St. Vincent, Cremona, Treviso già detta per la prova a cronometro, poi Go-: rizia, Alpe di Nevegal sopra Belluno, Moena, Lumezzane (presso Brescia), con traguardo finale a Milano domenica 9 giugno. In totale 4013 chilometri, media dei percorsi giornalieri 191. Nella cartina altimetrica figurano i particolari delle molte e ripide salite lungo il percorso, sulle quali è augurabile i corridori vadano di gamba svelta, battagliando per imprimere alla gara il ritmo e il brivido delle grandi emozioni che, secondo la tradizione, nel passato remoto (tempi di Gonna, di Gaietti, di Girardengo, di Binda) e in quello più vicino (Bartali, Coppi, Koblet fino a Gaul ed Anquetil) sono la ragione che del Giro s'appassionino anche i non sportivi. Più che ai fulminei arrivi in gruppo per la decisione della tappa (peccato che gli organizzatori si ostinino a non dare un abbuono di tempo al vincitore in volata) nei quali sarà inte ressante vedere se Van Looy dominerà, come una volta faceva, ogni avversario — è sulle salite che si aspettano le fasi risolutive o, almeno, più emozionanti. Anche quest'anno il percorso ne conta molte, oltre che nelle prime tappe, attraverso l'Appennino lucano e quello sannitico. Le salite imponenti, le salite temutissime o graditissime a seconda le attitudini e le preferenze degli specialisti, si raggruppano verso la fine del Giro: le Alpi, con scalata del Sempione e del Gran San Bernardo, e le Dolomiti. Qui, per andare da Belluno a Moena in vai di Fassa, SO chilometri in linea d'aria, 196 per strade tutt'altro che agevoli, ben sei colli dovranno essere superati: Duran, Staulanza, Cereda, Rolle, Vallea, San Pellegrino. Per quel giorno, la rivelazione d'un nuovo Bartali, d'un nuovo Coppi verrà invocata dall'ingenua passione delle folle, per rivivere, almeno davanti alla tv o sulle pagine di un giornale, le emozioni del tempo che fu. Saranno accontentate? Centoventi corridori in dodici squadre di dieci ognuna, salvo sorprese dell'ultim'ora sono il serbatoio di muscoli e d'ambizioni, di polmoni e di sete di guadagno, di forza e di cervelli dal quale dovrebbe alla fine emergere la figura del dominatore che nel libro d'oro della classica manifestazione (con questa giunta alla sua 46" edizione) s'allineerà dopo l'ultimo vincitore, ch'è il piemontese Franco Balmamion. Tutti i corridori italiani in attività di servizio sono iscritti: dai rappresentanti della generazione ohe non è irrispettoso chiamare degli anziani (Nencini, Baldini, Defllippis, Conterno, Ronchini e mettiamoci pure Massignan, Battistini, Cortesi, Pambianco) a quelli da un paio osanni soltanto postisi in prima fila (in modo particolare ancora Balmamion, con Adorni, Zilioli, Taccone, De Rosso, Zancanaro). Abbastanza numerosi per assicurare la continuità di nuovi personaggi sempre di scena, l'alternarsi di emozioni per gl'immancabili cambiamenti in testa alla classifica almeno fino all'uscita dalle Dolomiti. Se non abbiam citato neppure un nome di corridore straniero, c'è una ragione. All'infuori di Van Looy (bravo, si sa, soltanto nella volate e come passista, e inoltre al rientro dopo il not,o infortunio), ce ne sono pochi, pochini: i sette belgi e i due olandesi compagni dell'ex campione mondiale, due modesti spagnoli in un'altra squadra e tre svizzeri. Non è piacevole a dire, ma come partecipazione internazionale al Giro questo anno è quasi un fallimento. Pazienza i francesi che sono occupatissimi sulle loro strade e, salvo Anquetil e Stablinski, non valgono un gran che; ma l'assenza di quelle due vedette di primo rango che sono i tedeschi Altig e Wolfshohl, dei sempre validi olandesi, degli spagnoli — specialmente Angelino Soler — è grave, impoverisce la competizione. I promotori hanno preferito un Giro pressoché autarchico, col pepe soltanto per la rivalità, fra italiani. La fortuna li assista. Vittorio Varale eaZlaz Le salite avranno una importanza decisiva nella lotta per la vittoria nel Ciro d'Italia; delle ventun tappe, soltanto quattro (dalla 14" alla 17") sono pianeggianti