E' sterile l'erotismo della "nouvelle vague,,

E' sterile l'erotismo della "nouvelle vague,, L'ETÀ DI VADIM E DELLA BARDOT E' sterile l'erotismo della "nouvelle vague,, Uria lettrice • di Specchio dei tempi, e due recenti studi sulla « nouvelle vague » — il « movimento » dei giovani registi francesi che ebbe inizio nel '56-S7 — ci inducono a ritornare su un argomento già trattato la volta scorsa: lo squallido abuso dell'erotismo nel cinema. Ci sembra che entrambe le monografie abbiano trascurato alcune considerazioni interessanti, e determinanti, per una maggiore comprensione e valutazione del fenomeno « nuova ondata » — ormai conchiuso — da esse trattato in modo spesso troppo isolato da un contesto più vivo e largo, tale da indurre a ricercare le « fonti culturali » — letterarie, filosofiche, ideologiche — del movimento, a cominciare dal più appariscente dei suoi comuni denominatori. « In principio era il sesso ». E' per l'appunto una delle partenze della «nouvelle vague»; ed era il caso di approfondire come negli autori del gruppo (da Vadim e Astruc a Malie, Chabrol, Truffaut, Godard) il problema sessuale abbia origine e si articoli, in quali esatti termini venga posto, quali reali proporzioni assuma: se insomma per essi il sesso sia o no l'« inizio della filosofia » (della loro « filosofia », della loro <c libertà ») e venga o no a soverchiare, nei personaggi, tutti gli altri attributi umani, tutte le altre possibilità, che, risultano del resto più astratte che concrete: non realizzate e realizzabili. Forse possiamo fare, per questi c altri registi, il rimando operato da Gramsci nel suo scritto sulla Borelli: dire cioè che è presente e prepotente in loro quella donna — il « sesso » — che in un poemetto di iMaupassant « attrae a sé tutte le creature viventi, che la seguono inconsciamente, così come seguirebbero un santo o un apostolo che avesse saputo trovare la parola più semplice che ne scuotesse l'animo fin dalla radice ». Di quale natura è dunque questa prepotente presenza? Il primo film di Vadim, Piace a troppi — cui si fa risalire, insieme a / cattivi incontri di Astruc e a un esperimento di Agnès Varda, la «nuova ondata » — rimanda anzitutto al fenomeno Brigitte Bardot, oggetto di un interessante saggio di Simone de Beauvoir. Vadim ha creato con Piace a troppi un tipo inedito d'erotismo, una nuova Eva sintesi dei tipi « frutto acerbo » e « donna fatale ». Di queste ambigue ninfe, la Bardot è l'esemplare più completo Visto di spalle, osserva la De Beauvoir, il suo corpo di balle rina, minuto, muscoloso, è pressoché androgino: la femminili tà balza esuberante dal suo busto incantevole; sulle sue spalle scen de la lunga e voluttuosa chio ma di Aleliscnda, acconciata pc ro con una negligenza da selvaggia; le sue labbra accennano un broncio puerile e nello stesso tempo invitano a baciare; cam mina a piedi nudi, se ne infischia di come è vestita, porta gioielli, non ricorre a busti, non si profuma, non fa uso di nessun artificio, purtuttavia le sue movenze sono lascive. Vadim, nel presentare la sua « scoperta », parla di « fenomeno naturale » : la Bardot non recita, afferma; vive. La frenesia del vivere, l'amore dell'assoluto, il sentimento della fine incombente in una gioventù che, subite le conseguenze del dopo guerra, è convinta che in fondo c niente è mutato », che « tutto ritorna come prima ». Brigitte simbolizza, osserva la De Beau voir, il credo che una parte di questa gioventù oppone ai falsi valori, alle vuote speranze all'impaccio, alla noia delle costrizioni: dinanzi alla fine delle illusioni, essa non si sente più a suo agio. Pur negandosi affine alle eroine di Francoisc Sa gah, perché le sembrano troppo cerebrali, la Bardot ha tuttavia una parentela con loro. Il suo erotismo non è magico, ma aggressivo: nel gioco dell'amore, è ugualmente cacciatrice e preda: l'uomo è un oggetto come a sua volta lei per lui. In una società con pretese spiritualiste, ella appare deplorevolmente materialista e volgare. Questa parità che Brigitte Bardot asserisce senza enunciare, l'uomo francese, e latino in genere, non l'ammette. Egli non vuole rinunciare al t ruolo » di signore padrone. « In Francia, almeno ufficialmente, si dà ancora molta importanza alla dipendenza della donna rispetto all'uomo», si è lontani dall'aver raggiunto completamente l'uguaglianza dei sessi, anche se teoricamente la si accetta. La De Beauvoir approva Vadim che ha voluto riproporre questo problema; gli rimprovera tuttavia di avere spinto l'erotismo a una esagerazione disumana: il regista riduce « il mondo, le cose, i corpi al loro aspetto immediato ». Nella vita e generalmente nei libri, nei film di valore — sottolinea al riguardo — gli individui non arrivano aÉ definirsi soltanto attraverso la propria sessualità; ciascuno ha una propria storia e il suo erotismo fa parte di una particolare situazione: è possibile che sia la situazione stessa a causarlo. La stupenda ragazza che all'inizio di Piace a troppi offre ai raggi del sole il suo corpo nudo non è nessuno: un corpo anonimo; nel corso dello spettacolo non riesce a diventare qualcuno. Mescolando con negligenza il convenzionale e il provocatorio, Vadim evita di avvicinare il pubblico con una storia convincente: i personaggi sono trattati allusivamente, appena accennati e mai definiti. Il mondo è assente; egli dà forma, su uno sfondo dai colori irreali, a un certo numero di « scene madri » in cui si riassume tutta la sessualità del filrcu strip-tease, carezze eccitanti, mambo. Il giudizio della De Beauvoir è pertinente, e sicuro il suo rimando alla Sagan. Rimando che coinvolge altri romanzieri della cosiddetta «reazione neoclassica » nella letteratura francese del 1950: Jacques Laurent, Roger Nimier, Antoinc Blondin. I quali, in un modo o nell'altro, anche come sceneggiatori e soggettisti, hanno un peso su Vadim; Astruc, su molti esponenti della «nouvelle vague». Impertinenti, non rivoltosi, sono anche i giovani registi francesi; anche il loro vuoto si rispecchia spesso nel cuore dei personaggi, è al centro dell'amore. In Les amanti ritroviamo le descrizioni scabrose, spinte all'eccesso, di certe pagine di Nimier, e in Una vita l'assenza di ogni calore umano. Al tempo stesso sono palesi, in molti film dell'» ondata », vistose tendenze sessuofobiche 1 sartriane : il sesso dominante in forme morbose, e che « non serve a far amare la vita, ma a farla odiare, non a dare all'uomo armonia e commozione, volontà costruttiva, ma a piombarlo nel pessimismo esistenziale ». E si avverte già, seppur in modo indiretto come osserva la De Beauvoir, la influenza del « nuovo romanzo », di quel successivo movimento letterario che tende a creare un universo il più possibile privo di significati, a ridurlo a spostamenti di volume e superficie, a gioco d'ombre e di luci, di spazio e di tempo. « I personaggi, le loro relazioni, si muovono a vuoto o come diretti da un prestigiatore ». Anche altri, esponenti della « nuova ondata », e non soltanto Vadim e Astruc, riducono il mondo, le cose, i corpi, al loro aspetto immediato. L'erotica come conseguenza simbolo di disgregazione sociale, come fondamento appunto dell'esistenzialismo, manifestazione d'angoscia e magia affa-: scinatuc, come « uguaglianza » e « libertà » nel senso accennato. Nel gioco dell'amore, anche la Moreau di Les amanti e jules et Ji?fU è ugualmente caceiatricc preda: l'uomo è un oggetto come a sua volta lei per lui. A questo punto a noi sembra che sbagli la nostra lettrice quando, in Specchio dei te7npi, afferma che la dignità della donna, « antica come certe ninne-nanne sempre esistite », non può essere intaccata da « stupide volgarità vecchie quanto la luna », dallo squallido abuso dell'erotismo. O per lo meno sbaglia quando crede che questa dignità sia in genere riconosciuta, oggi come nel passato, quando l'imperativo era (e persiste tuttora, in molti casi): «Non si permetta alla donna di educarsi e di istruirsi: essa deve ubbidire, servire e tacere. L'uomo è il signore della casa ». Non intendevamo né intendiamo difendere Dulcinea; così come, qui e ora, non ci interessa neppure il problema nei termini elevatissimi posto da Dante nell'episodio di Francesca da Rimini, dove si afferma che « la forma più alta della sessualità e data dal fatto che l'amore tra due è necessario, è indeprecabile ». Al di là e al di fuori delle idealizzazioni romantiche, nell'accezione comune del termine, per noi la questio ne di fondo rimane la riforma dell'etica e dell'educazione sessuale, senza la quale la donna e l'uomo non possono giungere a una concreta, effettiva, giuri¬ dica uguaglianza, liberarsi dalle molte umiliazioni cui sono ancora sottoposti, specie la prima. Credere di poter risolvere qualcosa di veramente concreto escludendo questa riforma, a noi sembra che significhi, davvero combattere contro i mulini a vento, e senza prendere in esame il « realismo » di Don Chisciotte; o, se non altro, quello del suo scudiero Sancho Pancha, che non vuole « avventure » ma « certezza di vita ». Guido Aristarco

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