Chiesa e Stato di Luigi Salvatorelli

Chiesa e Stato Chiesa e Stato Lia presentazione a Papa Giovanni XXIII del Premio Balzan per la pace è stata immediatamente seguita, per espressa volontà del Pontefice, dalla visita di lui al presidente Segni: seconda visita, dall'inizio dell'Italia Una, del Capo della Chiesa cattolica al Capo dello Stato italiano, in Quirinale. Si sono collegati per tal modo, in cospetto dell'Italia e del mondo, due atti di Papa Giovanni, di alto valore e in stretta relazione fra loro: il suo riaffermato impegno per la pace del mondo, e una nuova, chiara manifestazione del suo pensiero — del suo stile, potremmo dire — in fatto di rapporti fra Chiesa e Stato, fra il papato e l'Italia. Ricordò che una cosa mi colpì particolarmente (e lo dissi su queste colonne) nel primo messaggio di Papa Giovanni XXIII al mondo: il tono delle sue esortazioni ai governi civili, in favore della pace e della conciliazione fra i popoli. Nessuno, neppure il laicista più irsuto, potè trovare in quelle parole un qualsiasi spirito di dominazione. Non era la voce di un reggitore di uomini e di popoli, ma quella di un pastore di anime, di un padre che si sentiva anche fratello. Esortazione religiosa e morale, e nient'altro; o, se qualcosa d'altro ci si sentiva, era la voce del buon senso, interpretante in parole sémplici e schiette il voto dei popoli: di' quel buon senso a cui, secondo Manzoni, capita talora di nascondersi per paura del senso comune, e tal al tra (aggiungiamo noi) di ammantarsi — e così, nascondersi ancora — di albagia professorale; ma che in quella occasione, da quel pulpito e per bocca di quell'uomo, si spandeva liberamente e suasivamente. Negli ultimi tempi del pontificato di Pio XI, e ancora agli inizi di Pio XII, si era potuta notare nella prò paganda etico-sociale catto lica la presenza dominante del tema della personalità umana. Di fronte ai totali tarismi partitici e statali moltiplicatisi e ingigantiti, il concetto della dignità e autonomia della persona in dividua venne degnamente e opportunamente rivendicato quale criterio supremo etico-politico, e obbiettivo capitale dell'Azione Cattolica nel mondo e sul mondo. Prima impostatrice ed elaboratrice di tale indirizzo nella cerchia cattolica fu la Francia; ma dalla Francia codesto umanesimo cristia' no si propagò a tutto il mondo cattolico, e ricevè le più alte sanzioni ufficiali. Le replicate manifestazioni di Pio XII riguardo alla secon da guerra mondiale, e al l'auspicato nuovo assetto in ternazionale, furono tutte ispirate al motivo conduttore della personalità umana Si comprende pertanto che nel primo dopoguerra taluno, in Italia, esprimesse l'auspicio di una convergenza ideale e fattiva tra umanesimo ecclesiastico e urna nesimo laico. Ambedue le parti — fu detto — avreb bero dovuto prendere coscienza del nesso collegante i due umanesimi. La civiltà cristiana aveva assorbito la classica; il mondo moderno aveva ripreso gli ideali del l'umanesimo antico, trasformati e purificati dal cristianesimo, sviluppati dalle nuove esperienze; e le chiese cristiane, risalendo al Van gelo per rigenerare e ribe nedire la società contemporanea, si sarebbero incon trate con l'umanesimo laico « naturalmente cristiano ». Nel corso del secondo do poguerra l'auspicata convergenza non fece progressi. In Occidente si ebbe, per uiccrdnnfetoSs una parte, allontanamento intimo nella esteriore pacifica coesistenza delle due società; per un'altra, interferenza del sacro nel profano, della società ecclesiastica nella civile. In Oriente — nel mondo comunista — ci fu urto aperto, o piuttosto espulsione e accantonamento della società religiosa a opera dèi potere politico. Sotto l'impressione di questo secondo fenomeno e della sua minacciosa espansione e pressione, la società cattolica, per impulso diretto delle alte è altissime gerarchie, si volse — soprattutto ih Italia — ad approfittare nella più larga misura possibile delle libertà democratiche occidentali per la propria difesa ed espansione. Sorse largamente l'impressione — esagerata, ma non infondata — dello stabilimento di un regime teocratico inquadrante e penetrante quello civile. Questa condizione di cose suscitò reazioni, che, senza produrre veri e propri con flitti, alterarono la convi venza delle due società, a tutto vantaggio di correnti estreme vecchie e nuove. Occorreva che da ambedue le parti si lavorasse a ristabilire la normalità, sul terreno comune della netta distinzione politica e della profìcua collaborazione morale. Per parte della Chiesa —> alla quale, per lo stato delle cose, spettava l'iniziativa — quest'opera necessaria e salutare è stata iniziata e condotta avanti dall'attuale Pontefice. Non già che in lui sia indifferenza ed estraneità ascetica rispetto alle condizioni della società civile, ovvero incertezza e timidezza di condotta nei riguardi della medesima. E' anzi sensibile, in lui, e direi quasi palpabile,' un interessamento vivo, ampio, costante, alle condizioni morali, sociali, economiche della società umana, senza preferenze di classi, di stirpi e neppure di confessione religiosa. Ma è un interessamento fatto di carità cristiana e di esperienza umana, spontaneamente fuse insieme: fusione da cui sgorga una condotta non tanto di autorità dirigente, che impone, approva e condanna, quanto di per¬ suasione pastorale, di ispirazione spirituale. Oltre gli avvenimenti contingenti e le strutture politico-sociali, egli si richiama ai principi morali supremi, alle necessità e aspirazioni ultime dei popoli, e fa esplicito appello alla voce della coscienza umana: « Le linee dottrinali tracciate nel presente documento (l'enciclica Pacem in tetris, diretta « a tutti gli uomini di buona volontà ») scaturiscono o sono suggerite da esigenze insite nella stessa natura umana, e rientrano, per lo più, nella sfera del diritto naturale. Offrono quindi ai cattolici un vasto campo di incontri e di intese tanto con i cristiani separati da questa sede apostolica, quanto con esseri umani non illuminati dalla fede in Gesù Cristo, nei quali però è présente la luce della ra gione, e' presente ed operante l'onestà naturale » Da quanto tempo attendevano questo riconosci mento, questa proclamazione coloro che, richiamandosi a San Tommaso e a Dante, non potevano non giudicare assurda la restrizione — professata ufficialmente fra noi da alte autorità .confessionali — dell'autonomia eti cò-politica del credente alla « tecnica » dell'azione di interesse nazionale e sociale! Un codicillo aureo di que-.| sto principio — particolarmente prezioso per noi italiani, nel presente momento della nostra vita politica — è contenuto nella stessa enciclica, poche righe più avanti: «Va altresì tenuto presente che non si possono identificare false dottrine filosofiche sulla natura, l'origine e il destino dell'universo e dell'uomo con movimenti storici a finalità eco nomiche, sociali, culturali e politiche ». Parole che integrano queste altre, precedenti : « Gli incontri e le intese, nei vari settori dell'ordine temporale, fra credenti e quanti non credono o credono in modo non adeguato, perché aderiscano ad errori, possono essere occasione per scoprire la verità e per renderle omaggio ». Non so quanti abbiano pensato che la Pacem in terris è Uscita a un secolo (meno una frazione trascurabile) di distanza dalla Quanta cura, l'enciclica del «Sillabo». Diremo che la nuova enciclica è la ritrattazione della vecchia? Dio ci guardi: diciamo invece che ne è l'interpretazione autentica. Possiamo contentarcene. Luigi Salvatorelli

Persone citate: Gesù, Giovanni Xxiii, Manzoni, Papa Giovanni, Pio Xi, Pio Xii

Luoghi citati: Francia, Italia, San Tommaso