Per i brasiliani la gara con l'Italia è la più importante della tournée

Per i brasiliani la gara con l'Italia è la più importante della tournée A londra la squadra campione del mondo è apparsa in ripresa Per i brasiliani la gara con l'Italia è la più importante della tournée Mercoledì, a Wembley, inglesi e sudamericani hanno pareggiato - Mancavano Pelé e Zito, ma il gioco della squadra d'oltre Atlantico è risultato ugualmente veloce ed estroso - Il «Times» critica la prima linea della Nazionale d'Inghilterra (Dal nastro inviato speciale) Londra, 9 maggio. La comitiva brasiliana è partita oggi da Londra. Le impressioni che l'incontro di ieri fra i campioni del mondo e l'Inghilterra ha lasciato sulle novantatremila persone che vi hanno assistito, sui tecnici e sui dirigenti, sono più o meno concordi: la gara non ha raggiunto una levatura tecnica degna di grande menzione, ma interessante in realtà lo è stata. Per il tipo di gioco alquanto esotico prodotto dagli ospiti, e per l'esperimento che, indipendentemente da altre ragioni, sta facendo l'Inghilterra. Perché il lato strano della gara è questo: ambedue le squadre avevano per preoccupazione principale l'avvenire. Il Brasile era qui per vedere e per studiare, perché vuol vincere nel '66 il Campionato del mondo per la terza volta. E l'Inghilterra si preoccupa pure di mettere sul piede di guerra una compagine che le permetta di riportare finalmente il titolo, visto che la prossima edizione della grande competizione mondiale si svolgerà appunto sul suo suolo. Le opinioni espresse dai responsabili delle due unità collimano perfettamente. E da una parte e dall'altra si è soddisfatti del comportamento della difesa e da ambo le parti si esprimono riserve sulla prova fornita dall'attacco. E' questo un aspetto particolare del problema che si ripete in tutto il mondo: è più facile difendere che attaccare, distruggere che costruire. Gli inglesi hanno ancora una volta toccato con mano come sia difficile sfondare una difesa com posta nei momenti del pericolo da sette od otto elementi. Dice il commento del Times, che è sempre il più sereno ed il più elevato: «La prima linea inglese ha ancora una volta dimostrato che il nostro gioco d'attacco non sa come compiere opera penetrativa una volta che raggiunge l'area di rigore avversaria. Contrapposti ad una difesa veloce come quella brasiliana, nella quale ogni eleménto si muove e si piazza come organo di una macchina, gli avanti nostri hanno lasciato l'impressione di gente che si rompesse testardamente la testa come se picchiasse contro un muro ». Abbiamo l'impressione che la partita con l'Italia stia, come importanza e come preoc cupazioni per i dirigenti e per i giocatori brasiliani, al cui mine di tutte quelle che la squadra ha disputato o sta disputando in Europa. Con la Germania i brasiliani hanno vinto, con l'Inghilterra hanno pareggiato. Ora vogliono battere l'Italia, o per lo meno! fornire contro la nostra compagine la loro prova migliore. Porse per l'occasione essi lasceranno intatta la difesa che ha dato buona prova a Londra. Nell'attacco ricomparirà cer¬ tamente Pelé ed in seconda linea tornerà Zito. Ed alla sinistra verrà riconfermato Pepe, l'uomo che tira con uno strano effetto tutte le punizioni e tutti i calci d'angolo. Saranno in campo, cioè, sette, se non proprio otto, degli uomini del Santos. .11 Brasile non può fare a meno di questi giocatori che, come osservano gli inglesi, con la loro andatura dinoccolata e con i loro movimenti inaspettati, pare spes so che accarezzino la palla più che colpirla. Abbiamo visto all'opera i brasiliani tre volte, da quando essi sono scesi in Europa: a Lisbona contro i portoghesi, ad Amsterdam contro • gli olandesi, ed a Londra contro gli inglesi. Due sconfitte ed un pareggio. Dobbiamo ripetere, come seconda riflessione su di una prima impressione, che essi appaiono in fase di miglioramento. La loro tenuta di gioco è adesso più disinvolta: i giocatori hanno riacquistato quella fulmineità di movimenti e quella immediatezza di riflessi che costituiscono le loro doti migliori Stanno ritornando ai loro tipici scatti e guizzi, più felini che umani. Deficiente è ancora il loro gioco di squadra, e quanto di ottimo questi brasiliani riescono a fare è più frutto della valentia di qualche singolo uomo di primaria grandezza che non conseguenza diretta di una eoe sione e di un lavoro d'intesa e di amalgama che tuttora non esiste. La partita di do menica prossima a San Siro è senza alcun dubbio di quelle che meritano di esser viste. Vittorio Pozzo Amarai (da sinistra) saluta i connazionali Amarildo e Pelé all'arrivo a Milano

Persone citate: Pepe, Vittorio Pozzo, Zito