Le fonderie di Vado cambieranno lavorazione

Le fonderie di Vado cambieranno lavorazione Forse si potrà evitare la chiusura Le fonderie di Vado cambieranno lavorazione Il presidente della Monteponi afferma in assemblea che il concentramento dell'attività metallifera in Sardegna è indispensabile per la sopravvivenza della società • Domani l'incontro con il ministro Russo per stabilire la sorte dello stabilimento ligure Al termine dell'assemblea della società Monteponi e Montevecchio, tenutasi a Torino, l'amministratore delegato ing. Giovanni Rolandi ci ha dichiarato che domani, venerdì, avrà un colloquio col ministro Russo per esaminare la situazione relativa allo stabilimento di Vado Ligure. Vi sono delle probabilità favorevoli per continuare la lavorazione nello stabilimento che occupa 500 operai? Abbiamo rivolto la domanda all'ing. Rolandi. «Certamente — ci ha risposto — e nessuno più di me, che da tanti anni vivo fra minatori e operai, desidera evitare la chiusura di uno stabilimento e i disagi che ne derivano per i lavoratori. Ma — ha soggiunto — il lavoro della fonderla non potrà continuare, dovendo essere accentrato nei nuovi impianti di San Gavino Monreale. Lo stabilimento di Vado potrà essere adibito ad altre lavorazioni: una risposta- più precisa potrà essere data dopo l'incontro col ministro Russo >. La sorte dei 500 operai di Vado è un tema scottante per la cittadina ligure e per la vicina Savona. Martedì le maestranze hanno scioperato e in corteo hanno raggiunto il capoluogo di provincia, mandando delegazioni alle autorità e agli enti locali per chiedere che lo stabilimento sia ammodernato. Le organizzazioni sindacali affermano che la installazione di nuovi forni Overpelt' aumenterebbe la produzione in misura sufficiente per abbassare i costi. Un cenno a una soluzione diversa da quella prospettata dalla direzione dell'azienda è stato fatto anche da un azionista nell'assemblea tenutasi ieri e presieduta dal dott. Carlo Faina col vicepresidente dott. Vincenzo Ceriana e gli amministratori, ma l'ing. Rolandi ha risposto che tutte le soluzioni erano state attentamente esaminate e che soltanto quella proposta dal consiglio di amministrazione appariva efficace. Si tratta — osserva la relazione presentata agli azionisti — di superare una situazione critica che dura da sei anni, dovuta allo sfasamento fra produzioni e consumi e all'abbattimento dei prezzi (ora sembra che < il fondo dell'abisso sia stato raggiunto e che la risalita stia per cominciare >). Sono fenomeni di portata europea e mondiale e la società Monteponi e Montevecchio si è trovata davanti a una difficile scelta: o subire la liquidazione o ampliare gli impianti concentrando le produzioni. Ha scelto questa via, tracciando tre progetti minerari e vi progetto metallur gico. Nell'assemblea è stata chiesta conferma delle buone prospettive dei giacimenti mine rari, e la risposta è stata affermativa, ma il materiale è in gran parte a 150, 200 metri sotto il livello del mare e vie ne raggiunto con un sistema di gallerie mantenute asciutte. I tre complessi minerari di Monteponi (Iglesias), di Mon tevecchio e di Sos Enattos (Nuoro) verranno ampliati é perfezionati perché possano fornire alla società, entro cinque anni, l'intero fabbisogno per una produzione di 100 mila tonnellate di metalli l'anno. Il piano metallurgico — scartate le soluzioni radicali ma socialmente inaccettabili, di accentrare tutte le lavorazioni in uno solo o in un palo di stabilimenti — prevede il mantenimento delle fonderie di zinco di Porto Marghera, Crotone e Nossa (Bergamo), mentre le minori fonderie di Vado (1S mila tonnellate) e di Mon teponi (8000 tonn.) verranno accentrate nello stabilimento di San Gavino Monreale pres so Cagliari (45 mila tonn.). I piani minerari prevedono l'impiego di 18 miliardi e quello metallurgico di 7 miliardi Totale 25 miliardi. II rìschio connesso a questi investimenti è elevato — ha ammesso l'ing-. Rolandi rispon dendo a un azionista — e se i piani non avessero successo la < Monteponi > scomparlreb be, ma sarebbe destinata a scomparire anche se si rasse gnasse all'inerzia. All'assemblea partecipavano 89 azionisti con 6.222.600 azioni. Sono stati approvati all'unanimità i bilanci, le rela zionl, la incorporazione della < Metalsulcis > di cui la Monteponi già possiede le azioni per un capitale di 400 milioni, ed è stato riconfermato il collegio sindacale. Il patrimonio netto delia so cietà ammonta a 9 miliardi 862 milioni, con una diminu zione di 958 milioni rispetto a quello risultante nel precedente esercizio dopo il prelievo delle riserve allora utilizzate per la distribuzione del dividendo 1981 Gli acquisti han no raggiunto l'importo di : miliardi 371 milioni con un aumento di 850 milioni su que.lt dal 1961 in relazione al maggiore sviluppo degli impianti, e i costi e gli oneri di lavoro sono stati di 7 miliardi 890 milioni con un aumento di 1288 milioni, mentre le ore lavorate sono diminuite del 2 per cento. Il costo totale del lavoro è aumentato del 18,52 per cento nel 1962, portando 11 costo della giornata lavorativa operaia a 5421 lire. Le vertenze sindacali — si legge nella relazione — sono state tutte composte con un ulteriore aumento del costo del lavoro di circa 11 20 per cento. Tenuto conto degli impegni finanziari che si devono fronteggiare per sostenere una industria che in questo momento è in difficoltà in Italia e in tutto il mondo, non viene distribuito alcun dividendo agli azionisti. Ettore Doglio

Persone citate: Carlo Faina, Ettore Doglio, Giovanni Rolandi, Montevecchio, Nossa, Rolandi, Vincenzo Ceriana