Come è possibile evitare una guerra che nessuno vuole

Come è possibile evitare una guerra che nessuno vuole fi problema più grave del mondo attuale Come è possibile evitare una guerra che nessuno vuole Uno studio di ventidue autori sui pericoli connessi alla corsa degli armamenti - Un'idea ardita: la macchina per la strage universale - Il disarmo unilaterale, volontario A ventidue autori diversi (diplomatici, scienziati, ingegneri, economisti, studiosi di strategia e di problemi internazionali) sono dovuti i saggi che compongono il volume Controllo degli armamenti, disarmo, sicurezza nazionale, ordinato da D. Brennan e presentato oggi in lingua italiana dalle edizioni bolognesi de «Il Mulino ». Non fa meraviglia perciò che in esso si incontrino idee discordanti. Forse la sola opinione che sia comune a tutti questi studiosi è la gravità senza precedenti del pericolo che incombe sull'umanità tutta : pericolo sempre crescente, per la circostanza che ciascun progresso (negli armar menti), conseguito da una delle due massime potenze mondiali, viene tosto uguagliato dall'altra; talché ciascuna delle due in sostanza partecipa alla corsa agli armamenti contro se stessa. Sul modo di evitare una guerra che nessuno vuole si manifesta invece — come abbiamo detto — una significativa molteplicità di opinioni ; significativa perché se, per venire a capo di un problema, sono dati da quante persone si incontrano altrettanti suggerimenti diversi, è che non ci sono soluzioni che si impongano da sé per evidenza e sennatezza. Se poi fra le opinioni, anche di persone altamente dotate, alcune appaiano al tutto fantasiose, degne di un romanzo piuttosto che di un saggio di politica contemporanea, allora è proprio perché di soluzioni praticamente attuabili nessuno ne vede. Frattanto i rischi aumentano: per esempio, è qualche poco più probabile oggi che quattro o cinque anni fa quella che nel libro è chiamata, con una locuzione presa in prestito dalla chimica, « guerra.,, catalitica ». In chimica, la catalisi è il fenomeno per cui una reazione tra due sostanze è accelerata o facilitata dalla presenza di una terza sostanza ( il catalizzatore ), che non prende parte alla reazione. Allo stesso modo, nel calderone politico mondiale possono esserci capi di potenze minori (i catalizzatori, appunto) che spinti da deliranti ambizioni (e ce n'è, a guardarsi in giro), potrebbero incoraggiare la distruzione reciproca dei grandi, per fare un balzo all'insù nella gerarchia in ternazionale. Questa è una delle ragioni per cui si te me la diffusione delle armi nucleari tra nuoVi stati; e per cui, discordi in tutto o quasi, i due massimi con tendenti si stanno metten do d'accordo sul « filo di retto ». Ma vediamo una di quelle idee che meriterebbero di stare in un romanzo; essa si riallaccia alla nozione: di « deterrente », cioè di un sistema di armi, la cui sola esistenza è, di per sé, idonea a impedire o a scoraggiare un attacco ne mico (sono tali oggi le bom be nucleari, le rampe di lancio, i sottomarini atomici) Ebbene, uno dei ventidue autori, H. Kahn, consigliere militare e autore di importanti pubblicazioni strategiche, illustra (non caldeggia) l'idea di un deterrente, il quale possiederebbe tutte le qualità desiderabili, essendo in aitò grado terrorizzante, inesorabile, persuasivo, pòco costoso, poco soggetto a errori; e perciò idoneo a conservare la pace. Esso viene descritto (in ipotesi, perché non ancora inventato) come la «macchina per la strage universale » : un dispositivo, la cui funzione sarebbe, semplicemente, di distruggere il mondo. An drebbe protetta, questa mac china, da ogni azione nemica (magari piazzata a grande profondità sotto terra) e connessa con una calcola trice elettronica, a sua volta connessa con migliaia di dispositivi sensori dissemi nati su una vasta area. La calcolatrice sarebbe prò grammata in modo che, se — per esempio — cinque bombe nucleari esplodessero sugli Stati Uniti, il congegno scatterebbe e il mondo intero andrebbe distrutto. Questa macchina riuscirebbe persuasiva più che altri deterrenti, perché non soltanto i popoli ne sarebbero annientati, ma gli stessi governanti, anche al riparo dei predisposti rifugi ; e probabilmente riuscirebbe meno costosa che la somma degli attuali armamenti. E' un'idea pazzesca, si è tentati di dire, è una impresa impossibile. Pazzesca si, ma non più che l'accumularsi di armi termonucleari a decine di migliaia di esemplari, con la probabilità che un episodio politico, anche marginale, dia l'occasione per farle partire ; impossibile, ma non più di quel che potesse apparire qualche lustro fa — se qualcuno l'avesse proposta — l'invenzione delle armi termonucleari. Noi viviamo immersi in un mondo di impossibilità pazzesche. Ed ecco un'altra idea, politica questa volta, o meglio'psicologica (e d'uno psicologo illustre, E. Fromm). Esaminati i pericoli insiti nel principio del deterrente, considerata l'inanità degli sforzi compiuti finora per giungere a un accordo sul disarmo o sul controllo degli armamenti, egli propone nient'altro che uno. dei due contendenti (nel caso specifico gli Stati Uniti) incominci a disarmare per conto proprio. Poiché — egli dice verissimamente — la causa più temibile della guerra è la stessa paura della guerra, con ogni probabilità l'inizio del disarmo spontaneo di una delle due parti — spontaneo, ma graduato e vigile circa i passi analoghi dell'avversario — eliminerebbe questa causa. Forse questa idea è l'uovo di Colombo: infatti nessuno dei due maggiori contendenti ha, in questo momento, un interesse reale alla conquista del mondo; ciascuno anzi vede ridurre, con il crescere degli armamenti, il proprio margine di sopravvivenza nel caso d'un conflitto. Male idee semplici non sono le più facili ad se l'iniziativa gravi opposi zioni e sospetti; e richiederebbe perciò. un coraggio morale altissimo. Tuttavia, da questa situazione in cui è messo il mondo, non si può uscir salvi se non grazie a idee fuori del comune: questa o altre. Oppure si può attuarsi: ..e--questa- &UKÌte#rehbe certamente r interno dèlio Stato che ne prendes- continuare così, a discutere, non perché si pensi di arrivare a qualche risultato; ma perché, fin che si discute, i deterrenti vigilano senza scatenarsi e intanto, col tempo, possono maturare situazioni e soluzioni nuove. Didimo

Persone citate: Brennan, Fromm, H. Kahn

Luoghi citati: Stati Uniti