Fasto regale per Alessandra di Kent che s'è sposata nel duomo di Westminster
Fasto regale per Alessandra di Kent che s'è sposata nel duomo di Westminster Fasto regale per Alessandra di Kent che s'è sposata nel duomo di Westminster La principessa indossava un meraviglioso abito di merletti color magnolia con strascico di sette metri; sul capo uno scintillante diadema - Ha giurato, secondo l'antica formula, di « obbedire, servire, amare e rispettare» il marito Angus Ogilvy, dei conti di Airlie - La luna di miele in un castello della Scozia (Dal nostro corrispondente) Londra, 24 aprile. Sotto gli sguardi' dei duemila invitati alla cerimonia e dei milioni di inglesi riuniti, dinnanzi ai televisori, nelle case, negli uffici e nelle fabbriche, Sua Altezza reale la principessa Alessandra di Kent ha oggi promesso di «obbedire, servire, amare e rispettare» Angus Ogilvy, figlio cadetto dei conti scozzesi di Airlie. Il suo «yes» fu un commosso sussurro: quello di Ogilvy vibrò, pronto e sonoro, fra le gotiche navate del duomo di Westminster. Erano passati ventun minuti dal¬ l'inizio del rito, a mezzogiorno. Genuflessi, i due giovani innamorati sono stati uniti in matrimonio dall'arcivescovo di Canterbury. Di tutti i « royal weddings », gli sposalizi reali, celebrati dalla fine della guerra, quello che ha avuto oggi per protagonisti la ventiseienne principessa e il trentaquattrenne Ogilvy è stato, senza ombra di dubbio, il più bello, il più sereno, il più lieto. Elisabetta si sposò nel '47, fra i grigiori della « austerity »; Margaret si sposò nel '60 ma il suo «Tony» era inviso a corte, sgradito al pubblico e una sola testa coronata, la regina di Danimarca, degnò della sua presenza la costosissima ma gelida cerimonia: l'anno successivo, prese moglie il fratello di Alessandra, il ventottenne duca di Kent, ma la prescelta, Katharine Worsley, era sconosciuta a tutti e il suo aspetto non accendeva la fantasia. Oggi, finalmente, gli inglesi hanno assistito a un «royal wedding» a colori di fiaba. Il matrimonio ha vivificato con una costellazione di vividi colori le grlge architetture di «Westminster Abbey». Fasci e ghirlande di rose, nar- cisi, giacinti, lilla, rododendri e fiori di ciliegio decoravano le pareti: in questa cornice, si muovevano funzionari di corte e sacerdoti, in fastose ed antiche vesti. La policromia era arricchita dalle primaverili pennellate offerte dagli abiti delle dame. Tutti abiti corti, da pomeriggio, perché la funzione era «privata»: di rigore, soltanto il eappellino. Le tinte — riferiscono le croniste mondane — erano quasi «frivole». Elisabetta, in verde mandorla; Margaret, in giallo primula; la regina -madre, in celeste. La principessa Marina di Kent aveva avvolto la sua eccezionale silhouette in un attillatissimo vestito bronzooro. Fra le undici e mezzogiorno, la chiesa accolse, secondo un rigoroso ordine di precedenza, i duemila ospiti. Sedevano, nella < tribuna politica », il premier Macmillan, l'ex premier Eden (ora Lord Avon), il ministro del Commonwealth Duncan Sandys, tutti con moglie; vi erano Lady Churchill e la vedova di Gaitskell; ma mancava il nuovo leader dell'opposizione, Harold Wilson, non invitato, negligenza che ha infastidito alcuni laburisti. Vi era tutta la famiglia reale inglese, con Elisabetta e Filippo, prodighi di sorrisi. Vi erano circa settanta membri di altre famiglie reali. Trascuriamo i principi e le principesse, un folto stuolo; ma si notavano il re di Norvegia, la regina Federica di Grecia (carina, ma mal vestita), la regina di Danimarca, la regina di Svezia, la regina VictoriaEugenia di Spagna, la regina Elena di Romania e la duchessa di Aosta. Umberto di Savoia sedeva accanto a Margaret. Gli uomini indossavano abiti da cerimonia. Angus Ogilvy arrivava alla cattedrale sull'auto del suo testimone, un ricco agricoltore del Nord, un commoner. Lo sposo — affermatosi nella City come brillanta uomo d'affari — era calmo, sicuro: prese posto accanto a un'arciduchessa austriaca e la salutò con un cordiale Hello, cui ella replicò, un po' sconcertata, con un esitante Hello. Ad un certo punto, nell'attesa, Ogilvy fu colto da un'ostinata tosse: tutti lo fissavano, compresa Elisabetta: ma non rimase intimidito. E, finalmente, a mezzogiorno in macchina, al braccio del fratello, duca di Kent, giunse Ales sandra. La sua bellezza mozzò il fiato. Portava un meraviglioso abito di merletti color magno Ha, con uno strascico di sette metri: sul capo, reggeva uno scintillante diadema dal quale come la coda d'una cometa, scendeva un velo di pizzo di pari lunghezza del vestito. Lo strascico era retto da un'urii ca damigella, la principessina Anna, la dodicenne figlia della regina, che una audace accon datura aveva improvvisamente trasformato da goffa bimba in « sofisticata » signorina. Ebbe così inizio la breve funzione religiosa. Dopo il yes di Angus, l'arcivescovo di Can terbury si volse alla principes sa e le chiese: < Alessandra Elena Elisabetta Olga Christa bel, vuoi quest'uomo per tuo marito, per vivere insieme, se condo le norme divine, in sacro matrimonio t Lo obbedirai servirai, amerai e rispetterai f E, dimenticando tutti gli altri uomini, sarai soltanto sua, fi no a quando vivretet ». La televisione non mostrò il viso di Alessandra, ma diffuse il suo commosso yes. Lasciata «Westminster Abbey», la coppia si recava al palazzo di San Giacomo nel « cocchio di vetro », salutata dalla folla. Un reparto dì co razzieri seguiva il trasparente scrigno, tirato da quattro cavalli. Il ricevimento è stato breve; la coppia è partita subito, in aereo, per la luna d miele Stasera sono già giun ti a destinazione, 11 castello di. Blskell, in Scozia. m. ci, Alessandra di Kent, al braccio dello sposo, si inchina alla regina Elisabetta dopo il termine della cerimonia, nel duomo di Westminster. La principessa Anna, figlia della Regina, regge il lungo atrasoloo dell'abito nuziali (TeL «Associated Presa»)
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