Una mostra di incisioni dell'editore Neri Pozza
Una mostra di incisioni dell'editore Neri Pozza Una mostra di incisioni dell'editore Neri Pozza Trenta immagini di Vicenza esposte a Torino Il pubblico colto italiano, e non soltanto italiano, ben conosce le edizioni, particolarmente d'arte, di Neri Pozza, nate una ventina d'anni fa all'insegna del « Pellicano » a Vicenza e più tardi ampliatesi a Venezia. Ma chi esamina da buon lettore il superbo volume dei Disegni delle antichità di Andrea Palladio o la preziosa serie dei Cataloghi pubblicati dall'Istituto di storia dell'arte diretto da Giuseppe Fiocco per la Fondazione Giorgio Cini, tutte opere curate, come tante altre eccellenti, da Neri Pozza con un gusto che fa onore alla nostra editoria artistica, non sempre sa che questo scrupoloso maestro di stampa coltiva per il suo piacere anche un'altra attività: quella dell'incisore. Non si tratta di un privato innocente dilettantismo. Già lo negava parecchi anni fa autorevolmente Diego Valeri escludendo dal delicato lavoro incisorio di Neri Pozza ogni « dispersione dilettantesca »; e del resto i torinesi ricordano la sua bella mostra del 1956 nel salone de La Stampa, dov'egli presentava anche alcune sculture che verso il 1927 furono i suoi primi tentativi d'espressione plastica condotti non senza un'acuta comprensione di quanto d'originale e di nuovo andava allora rivelando il suo grande conterraneo Arturo Martini. Mosso dunque dall'amore per il modellato, in cui gli era sta to insegnante 11 padre, circa dieci anni dopo Neri Pozza si dedicava esclusivamente alla incisione, affrontata direttamente alla puntasecca e in questi ultimi tempi sussidiata dal bulino. La trentina di stampe fra il 1948 ed il '62 che ora si vedono nella saletta «Dantesca» della libreria Fògola a Torino sono la prova del suo progressivo raffinamento tecnico che coincide con una precisa « moralità » di artista. E se diciamo «moralità» è perché dall'impegno di Neri Pozza subito si avverte escluso quel gioco stilistico fine a se stesso che vizia tanta arte contemporanea, che la limita nell'ambito di un mero esercizio formale. Si notino anzitutto i temi, anzi il soggetto unico che ispira queste lastre e che è, più che la immagine esteriore, la realtà spirituale di Vicenza. Nella cordiale pagina premessa al catalogo Angelo Dragone ha riferito una confessione dell'artista: « La realtà, nel mio caso, è la città dove sono nato e mi piace vivere; nella città che mi somiglia: perché è la città che deve somigliare all'uomo e non viceversa... Da questo rapporto (di personificazione) nascono le vedute di Vicenza qui esposte: le vecchie e le recenti, che rappresentano le mie idee di oggi». Quali idee? quali sentimenti? Neri Pozza è un umanista, ed uno dei primi libri da lui stampati fu Saffo e altri lirici greci di Manara Valgimigli. Perciò la città del Palladio è il suo giusto ritratto, e in essa s'immedesima il suo stile incisorio, limpido, di misurate cadenze come una classica architettura palladiana. Ma egli è anche uomo moderno; e la lezione cubista, rivissuta però su un metro uma¬ no, gli ha certo suggerito certi squadri geometrici che trovano i motivi idonei nella città medtoevale, senza gli archi aulici e le colonne fastose. E' una Vicenza più segreta, più misteriosa ed intima, forse quella che Neri Pozza ama di più, sente più sua. Allora la dialettica della luce e dell'ombra, il contrappunto del bianchi e dei neri, la sfaccettatura dei piu.nl, il profilarsi delle sagome edilizie negli spazi cadenzati, il musicale accordo delle masse, tutto ciò si compone in immagini vaste, grandiose, su un tessuto grafico fitto e sapiente che a volte può rammentare quello di Morandi. La veduta, ridotta a sintesi essenziale, si fa cristallllna e fissa, trascende la effimera « impressione » per assumere un carattere di durata nel tempo. Il dono di fermare appunto il tempo nelle figure è, s'intende, di pochi sommi. Ma che Neri Pozza tenti di appropriarselo ci pare il segno della sua serietà di artista. mar. ber.
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