Il padre brasiliano della bossa nova è a Roma per uno show televisivo di Gigi Ghirotti

Il padre brasiliano della bossa nova è a Roma per uno show televisivo Il padre brasiliano della bossa nova è a Roma per uno show televisivo Joao Gilberto è timido, malinconico, ama la solitudine, attende i suoi turni di lavoro con gli occhi chiusi, immobile, la testa ciondoloni (Nostro servizio particolare) Roma, aprile. Quando gli si chiede: «Ma insomma, questa bossa nova come si balla? » Joao Gilberto s'arrabbia: «Ma se è mezz'ora che le sto spiegando che bossa nova non è un ballo! ». E ricomincia daccapo le spiegazioni. Joao Gilberto, padre riconosciuto della bossa nova, si trova a Roma in queste settimane. E' la « prima vedetta » della rivista televisiva «Johnny sette», che avrà per protagonista johnny Dorelli e la stessa impostazione di « Studio Uno»: valletti, monologo, corpo di ballo, orchestra, « ospiti d'onore» per ogni puntata. Il regista è Eros Macchi. I monologhi settimanali sono affidati a Peppino De Filippo. Ma se ne parlerà quest'estate. «Johnny sette» s'inscatola, per cosi dire, adesso per essere messo in onda quest'estate. Nel teatro delle Vittorie, non lontano da via Teulada, dove avvengono queste registrazioni, abbiamo avvicinato il numero più singolare e più imprevedibile del ciclo di « Johnny sette»: il brasiliano Joao Gilberto. In Italia, tranne che tra gli amatori di dischi, è pressoché sconosciuto; ma il mondo intero lo saluta padre della bossa nova, padre cioè d'un boom di proporzioni favolose. Boom di che cosa? Se non è una nuova danza, la bossa nova che cos'è? La dottrina, in merito, non s'è ancora pronunciata: chi vuole si tratti di una samba, chi d'un jazz rallentato, chi di uria samba■jazz, chi d'un «cha-cha-cha» raddoppiato. Joao Gilberto smentisce tutti. «Bossa nova è uno stato d'animo! », annuncia dopo lunga meditazione. Joao Gilberto è un giovane dall'aspetto timido e malinconico. La timidezza e la malinconia gli vengono dal fatto che sarebbe portato a tutt'altro genere di vita. « Io non amo stare qui dentro: tutti quegli strumenti mi mettono a disagio. Ci sto male. Io vor rei starmene sempre a casa mia, in salotto, a suonare e cantare». Invece no: lo fanno alzare dal letto alla mattina presto, lo trascinano — letteralmente — al Teatro delle Vittorie dov'è in cantiere la rivista «Johnny sette»; e qui, per ore ed ore, in un cantuccio, tra le quinte, aspetta dolorosamente il suo turno: oc chi chjusi, zitto come se dormisse, immobile, la testa ciondoloni stilla chitarra inseparabile. Delle volte, si raddrizza all'improvviso, stende le gambe e stira le braccia, poi ripiomba nello stato di catalessi di cui abbiamo parlato Per questo suo atteggiamento Io hanno soprannominato « la cara salma ». - Il suo pensiero, mentre aspetta la chiamata alla ribalta, corre alle cose che più ama: la moglie Astrud, il figlio Marcellino (due anni), la . gente « diretta ». Per gente «diretta» Joao intende gli uomini e le donne semplici di cuore, accessibili alla musica, e non ancora standardizzati nei gusti e nei sentimenti. « Gli uomini d'oggi — egli dice — sono tristi, sono dei cadaveri: perché? Ma perché hanno perduto il senso della solitudine, 11 piacere dell'intimità». Joao Gilberto si formò tutto da solo, nella piccola città di Juoseiro, nello Stato di Bahia, che è, nel Brasile d'oggi, una tra le isole superstiti della musica e del folclore popolari. Grandi distese di terra, vegetazione lussureggiante, piccoli agglomerati umani che vivono al contatto con la natura: ecco la visione che Gilberto reca nella memoria. Da piccolo — è nato nel 1931 — era un solitario: lo distolse dalle lunghe meditazioni la chiamata come corista nel coro delle scuole. Poi prese a studiare, tutto solo, la chitarra, e si esibì come solista nella città di Bahia. Nel 1958 Joao Gilberto comincia a rivelarsi. E' diventato, nella musica americana, una voce distaccata e originale. Mentre gli urlatori si dimenano e si sgolano sulla scena, davanti ai microfoni e alle telecamere, Gilberto abbassa il tono. Accorda la sua chitarra sui toni più sommessi e della sua voce non si ode che un modulato lamento. Bossa nova è questo: una vena musicale in chiave di'malinconia, flebile, dolce, intima, senza soprassalti, senza contorcimenti. Joao canta da seduto, la testa sprofondata nella sua chitarra quasi raggomitolato in essa, come formasse tutt'uno con lo strumento. La bossa nova secondo le sue spiegazioni è un connubio tra ritmi indigeni originali e ritmi d'importazione nordamericana; il punto di incontro tra la musica folcloristica del Nord brasiliano, con la musica originale del Sud degli Stati Uniti. Il tutto, pas sato attraverso un'esperienza jazzistica tra le più raffinate e moderne. Per la prossima estate, quindi, è pronto il campione anti-urlo, il cantante tutto bisbigli, giocati su tre corde della chitarra. Nel prossimo luglio, quando esploderà in Italia questo felice boom in sordina, Joao sarà già lontano. «Perché, mi creda, non ne posso più di cantar per il mondo. Mi piace cantare pei pochi: io credo che la musica fa felici gli uomini solo quando sono raccolti nell'intimità. Questa si è musica. Una canzone, quando è gridata, è solo strepito... strepito per cadaveri, ha capito? ». Gigi Ghirotti

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