Ghiani tenta di strozzare Fenaroli e urla: «Di' la verità, disgraziato»

Ghiani tenta di strozzare Fenaroli e urla: «Di' la verità, disgraziato» Con un balzo fulmineo allunga le mani per atterrarlo al collo Ghiani tenta di strozzare Fenaroli e urla: «Di' la verità, disgraziato» La barriera dei carabinieri riesce a fermare l'elettrotecnico dopo dura lotta - L'incidente è accaduto mentre il Presidente rievocava il viaggio in vagone letto da Roma a Milano che i due imputati avrebbero compiuto insieme il giorno della prova del delitto - Episodio che Fenaroli ha confermato, e Ghiani con ostinazione ha smentito - Il prof. Augenti si dice sicuro di provare che il «foglio verde» è falso (Nostro servizio particolare) Roma, 19 aprile. Per la seconda volta nel corso di questo processo Raoul Ghiani ha tentato di aggredire Giovanni Fenaroli sul banco degli imputati in Corte d'Assise d'appello. Con un balzo fulmineo si è lanciato contro di lui allungando le mani per afferrarlo al collo e strozzarlo. E' stato fermato,dai carabinieri che fanno barriera durante l'udienza tra l'elettrote, enico e il geometra di Arluno. Mentre lo immobilizzavano, il giovane urlava in un pianto di disperazione: « Di' la verità, disgraziato; di' la verità. 10 non ero a Roma il 7 settembre, non ho mai viaggiato in vagone letto con te; non sono mai stato su un vagone letto ». Era stravolto e sembrava che le vene del volto gli dovessero scoppiare per l'ira incontenibile che lo dilaniava. Il geom. Fenaroli è rimasto terrorizzato per alcuni attimi, senza respiro, e si è ripreso quando si è convìnto che i ca,rabinieri gli facevano una buona difesa, e che già avevano costretto l'elettrotecnico a sedersi sulla panca. Allora si è appoggiato alla balaustra cercando un a'teggiamento di noncuranza e provando a modellare le labbra .in un sorriso scettico. E quando il presidente ordinò che fosse accompagnato fuori dell'aula, qualcuno lo ha udito commentare, mentre scuoteva il capo: c E' la solita commedia ». Che qualcosa stamane dovesse accadere in aula era nelle previsioni di tutti: e i carabinieri avevano avuto l'ordine di non lasciarsi sfuggire un gesto né di Fenaroli né tanto meno di Ghiani. Il momento è venuto quando il Presidente nello svolgimento della sua lunga relazione, ha toccato l'episodio che costituisce la frattura più evidente fra i due protagonisti di questa tragica vicenda: quello cioè relativo al «foglio verde» di controllo della Compagnia internazionale dei vagoni letto dal quale risulta, indipendentemente dalla conferma . esplicita di Giovanni Fenaroli e contro la smentita disperata di Raoul Ghiani, che 11 ^ovanotto era va^^rr(^;'S s»r- — .7 *,.*>™i**?--r sera: del 7 settembre'%9S8 allorché qualcuno tento di introdursi nell'appartamento di Maria Martirano. * Il Presidente- stesso raccontando che Giovanni Fenaroli subito dopo l'arresto e per quattro mesi negò con ostinazione di avere incontrato Raoul Ghiani a Roma, poi spontaneamente dichiarò al giudice istruttore di ben ricordarsi che la sera del 7 settembre-1958 lo aveva incontrato e gli aveva pagato il viaggio sulla carrozza letto per Milano. Il pubblico, che affollava l'aula, seguiva attento la rievocazione dei fatti. Nessuno guardava gli imputati: tutti gli occhi erano rivòlti al Presidente. E' stato allora che Ghiani è scattato. In silenzio, quasi volesse cogliere di sorpresa tutti ed In particolare il « commendatore» che, tranquillo all'altra estremità del banco degli imputati,.sembrava assorto nei nropri pensieri. Ma ha fatto ■ ppena/in tèmpo ad alzarsi in piedi, -tentando il balzo con le mani protese In avanti, che un carabiniere prima (quello che gli sedeva a lato) e gli altri subito dopo lo hanno afferrato, Immobilizzato, ricacciato a sedere al suo posto, mentre Fenaroli si rifugiava nell'angolo opposto, contro la balaustra, gU occhi sbarrati per 11 terrore. A Ghiani non è rimasto che urlare, inveire e piangere. «Non è vero, non è vero — ha continuato a dire per alcuni lunghi minuti — questo disgraziato deve dire tutto. Io non ero a Roma la sera del 7 settembre. Io non ho mal viaggiato con lui». Il primo a rendersi conto della situazione è stato 11 P. G. dott. De Matteo che si è alzato dal suo banco, ha attraversato l'aula e si è avvicinato a Ghiani. «Lei stia calmo — gli ha detto — perché avrà tutto il tempo per dire quello che desidera. Ma deve controllarsi». «Capisco, capisco — ha replicato fra i singhiozzi il giovanotto ma è lui che deve dire la verità...». «Io desidero sapere con pre elsione che cosa è successo — è intervenuto allora il Presidente. — Maresciallo — ha ordinato al comandante della "scorta dei carabinieri — mi dica cosa è accaduto». «L'imputato Ghiani ha cer cato di scagliarsi contro Fe naroli» gli ha spiegato il ma resciallo Michele Castaldi. «E perché, Ghiani, ha fatto questo?» ha insistito il Presidente rivolgendosi all'imputato. « Ho sentito che Fenaroli dice di avermi incontrato a Roma la sera del 7 settembre e questo non è vero — ha risposto con la voce rotta per l'emozione — io non ho viaggiato, con lui, lo non l'ho mai incontrato a Roma». « Ma non è la prima volta che sente di queste cose, Ghiani — ha replicato il Presidente — non è davvero una novità che Fenaroli dica di averla incontrata a Roma. Lo ha sccèspscvcl sentito in istruttoria e nel processo in Corte d'Assise. Perché si agita tanto, ora?,». «Presidente, scusi: ma non è vero, non è vero » ha insistito Ghiani scoppiando in un pianto dirotto. E' stata .una udienza nervosa sin dall'Inizio. Ieri l'avvocato Adamo Degli Occhi aveva rimproverato al difensori di Ghiani di avere consentito che il Presidente nella sua relazione accennando agli alibi avesse tralasciato ài tre ci reostanze? te sta'm'ane,; prima ancora che il Presidente riprendesse il suo racconto, uno dei difensori di Ghiani, l'avvocato Franz Sarno, ha protestato con vivacità criticando per¬ tiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiHiiiitiimiiii ché nella relazione del ma-: gistrato si fosse omesso di,informare i giudici che esisteva una fattura della ditta Vembl spedita al Banco Ambrosiano per i lavori eseguiti dal Ghiani la mattina successiva al delitto: che non è stato fatto alcun cenno a quanto hanno dichiarato taluni dipendènti di Fenaroli, secondo i quali il «commendatore» sarebbe uscito dall'ufficio di Milano la sera del delitto alle 19 e qf%%É'iti un'orai par^ui non avrebbe avuto mai..la possibilità di accompagnare, come sostiene l'accusa, 11 «sicario» alla Malpensa. Il Presidente gli -ha ricordato l'ordinanza con la quale si è stabilito che durante la relazione nercrddmdlpvsSd1c2fGdiiiiiiiiiimm non sono ammesse interruzioni e lo ha Invitato a non insistere; poi ha ripreso il suo racconto. Ha cominciato ad accennare subito alla testimonianza di una ragazza, Maria Del Tedesco, la quale, sia pur con molto ritardo, si è ricordata di aver incontrato a Milano, la sera del delitto, Ghiani nei pressi della sua abitazione in via Tarquinlo Prisco. Ha proseguito parlando della perizia StftròWfvtes asgpunic «qmojeJì daflaUpòl^ià/sfcràdala, secondo 1 quali potrebbe essere percorsa in un'ora 15 minuti e 20 secondi la distanza dall'ufficio di Fenaroli, In via del Gesù a ' Milano, all'aeroporto della Malpensa, passando per PmGbsgb2cppIfarpvnstt Porta Ticinese, dove il geometra avrebbe preso a bordo Ghiani, la sera del 10 settembre 1958, e ritorno in città sino a piazza Napoli. ((Il tragitto cioè che Fenaroli avrebbe compiuto fra le 18,45 e le 20,15 del 10 settembre per accompagnare Ghiani all'aeroporto e tornar poi in tempo per andare a cena con darlo Inzolla e Egidio Sacchi). Infine il presidente è passato ad affrontare l'episodio della se ra del 7 settembre e con la prova, attraverso il < foglio verde » e la conferma di Fe naroli, che Ghiani quella sera si trovava a Roma. Nell'aprile 1959, Luigi Martirano — ha ricordato il dottor D'Amario — rivelò che la sera pi'ecedente a quella in cui avvenne il delitto suo cognato Giovanni Fenaroli, alla stazione di Roma, aveva rimproverato ad un conduttore dei vagoni letto che, due sere prima, un altro conduttore non gli aveva consentito di ospitare nella sua cabina il proprio ragioniere. Chi poteva essere costui se a Luigi Martirano risultava che Egidio Sacchi era, invece, a Milano quella sera? Il magistrato, informato dell'episodio, fece conjpiere delle indagini. Venne ■interrogato' 'H conduttore Rodolfo Gori che aveva avuto quella discussione con Fenaroli. «L'episodio è vero — disse Gori — mi ricordo che Fenaroli pretendeva di ospitare nella sua cabina di prima classe un suo amico. Questo era contrario ai regolamenti. Fenaroli allora mi pregò di far viaggiare il suo ospite in un'altra cabina. E cosi fu ». Come-si poteva accertare la identità di questo ospite? Il conduttore Rodolfo Gori spiegò che il problema poteva essere risolto controllando il foglio verde in cui vengono annotati gli estremi per la identificazione di tutti i passeggeri. Venne sequestrato il foglio verde e si accertò che la sera del 7 settembre 1958 sul treno da Milano a Roma in una cabina attigua a quella dove aveva preso posto Fenaroli, aveva viaggiato Raoul Ghiani il quale, tra l'altro, aveva esibito la sua patente automobilistica. Venne interrogato Fenaroli e gli fu chiesto se avesse mal incontrato a Roma Raoul Ghiani. « Mai incontrato », rispose. Quando però — ha proseguito il presidente — il giudice istruttore gli fece vedere il foglio verde dal quale risultava esattamente il contrario, Fenaroli non seppe dare una spiegazione. Ma due giorni dopo chiese di poter parlare con il magistrato e gli rivelò che, con un notevole sforzo di memoria, ricordava d'aver effettivamente incontrato Ghiani alla stazione di Roma una sera mentre stava rientrando a Milano. L'avv. Umberto Rossi (patrono di parte civile) ha approfittato di una pausa del iiiMiiiiitiiiiiniiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiii presidente che riprendeva flato e con il fazzoletto si tergeva il volto, per rivolgersi al prof. Augenti: « Ma perché siete cosi nervosi, voi della difesa? ». Il prof. Augenti, che è il patrono di Fenaroli: < Noi non siamo nervosi. Noi diciamo soltanto che il foglio verde è falso e lo dimostreremo. Tra l'altro non è stato possibile Identificare, perché non esiste, una certa signora Carla Rossi che risulta tra i passeggeri ». Il presidente ha subito interrotto la discussione: <Va bene, va bene: ce lo dirà a suo tempo ». E ha proseguito il racconto. Fenaroli spiegò al giudice istruttore che una sera, incontrato alla stazione di Roma Raoul Ghiani, l'aveva Invitato a salire sulla vettura letto. Fenaroli aggiunse che non sapeva, però, per quale motivo Ghiani fosse a Roma. Il giovane Ghiani, quando fu interrogato, negò risolutamente di essere mai stato a Roma in quel periodo e di avere mai incontrato Fenaroli. Questi, però, insistette nella sua versione. Era a questo punto la relazione del presidente allorché Raoul Ghiani è ■ scattato contro Fenaroli e, immobilizzato dal carabinieri, si è messo a piangere e ad inveire: « Disgraziato, di' la verità, di' la verità ». Ripresa l'udienza dopo l'incidente, l'avv. Madia, difensore di Ghiani, si è alzato. « Per dare una nota di chiarezza — ha detto — a questo dibattito sento il dovere di porre una richiesta. Il difensore di Fenaroli ha annunciato che intenderà dimostrare la falsità del " foglio verde "... ». Prof. Augenti — Se è per questo, assumo tutta la responsabilità di quello che ho detto e non intendo fare marcia indietro. Avv. Màdia — Benissimo. Ed allora è ancora più necessario fissare a verbale questa dichiarazione. Presidente — Mi dispiace: ma non accetto la richiesta, perché la relazione non può essere interrotta. Prof. Augenti — Signor Presidente, può rassicurare l'iw. Madia che ho preso un impegno e lo manterrò. Il Presidente dott. D'Amarlo ha potuto riprendere il rac conto. Secondo quanto risulta dal « foglio verde » anche Gaspare Palumbo divise la cabina con Raoul Ghiani; e Gaspare Palumbo ricordò che il suo compagno di viaggio rimase a lungo nel corridoio a parlare con due uomini. Il Presidente infine ha affrontato l'ultimo argomento della giornata: quello relativo ai biglietti che Fenaroli cercò di far arrivare in carcere a Ghiani e ad Inzolia per ammonirli sull'atteggiamento da assumere durante gli interrogatori. Tra l'altro un detenuto, Garibaldi Pera, (il quale anziché consegnare i biglietti ai detenuti, li conservò in un nascondiglio dove poi vennero trovati dagli agenti di custodia) riferì che Fenaroli lo aveva pregato di avvertire Ghiani che «tenesse duro ». Domani il presidente dovrebbe concludere la relazione, più che dettagliata, che sta svolgendo da dieci giorni. Rimane un interrogativo sconcertante che è stato posto in udienza: dimostrare che il «foglio verde» è falso, quando il suo difeso, Giovanni Fenaroli, sostiene di avere incontrato Ghiani a Roma ospitandolo nella vettura letto per Milano? Guido Guidi Raoul Ghiani viene immobilizzato dai carabinieri mentre, urlando, tenta di avventarsi contro Giovanni Fenaroli, a sinistra (Telefoto)