Il Papa annuncia con profonda emozione l'enciclica per la pace a mito il mondo

Il Papa annuncia con profonda emozione l'enciclica per la pace a mito il mondo Im' allocuzione trasmessa dalle telecamere Il Papa annuncia con profonda emozione l'enciclica per la pace a mito il mondo Ignorando una tradizione secolare, la Santa Sede ha voluto che alla cerimonia della firma sul documento fosse data la massima diffusione - Il messaggio si svolge in cinque parti - Giovanni XXIII vi pensava sin dall'inizio del pontificato, ma si decise a scriverlo nell'ottobre scorso, durante i giorni drammatici della crisi per Cuba - «La pace universale è un bène che interessa tutti e a tutti gli uomini quindi abbiamo aperto il Nostro cuore» (Dal nostro corrispondente) Roma, 9 aprile. La Pacem in terris porta la data del Giovedì Santo dell'anno di grazia 1963; ma verrà divulgata domani. Giovanni XXIII ha apposto stamani, nella sua biblioteca privata, la propria firma alle prime cinque co pie stampate, su carta spe ciale, dalla tipografia poli glotta del Vaticano. « La lettera enciclica Pacem in terris sta per prendere le vie ampie del mondo », ha detto il Papa nel suo discorso dinanzi alle telecamere, dopo la firma. Stasera l'attesa, acuita dalle anticipazioni che si fanno, è grande in tutto il mondo. Per la prima volta, nella storia della Chiesa, un documento pontificio è dedicato esclusivamente alla pace. E per questo documento, che Giovanni XXIII considera il più importante del proprio pontificato, le innovazioni sono state numerose. Tutti i mezzi di cui il Vaticano dispone sono stati usati per assicurare all'enciclica la diffusione e le risonanze più ampie. Ignorando una regola secolare, Giovanni XXm ha voluto che la cerimonia della firma, che normalmente è molto discreta e si riduce all'atto materiale compiuto alla presenza del solo Segretario di Stato, si svolgesse con la partecipazione dei collaboratori più intimi del Pontefice : il segretario di Stato Amleto Cicognani, il segretario dei « Brevi ai principi » (cioè dei messaggi ai governanti) Amleto Tondini, mons. Samoré, mons. Dell'Acqua, mons. Zannoni e mons. Rizzato. E, cosa che non era mai accaduta prima, sono state ammesse le telecamere per registrare la breve allocuzione che il Papa ha letto per presentare al mondo (anche questa è un'innovazione) l'enciclica. Un'allocuzione che, nella sua brevità, conferma l'importanza del documento. Dopo aver detto che l'enciclica sta per prendere le vie del mondo, Giovanni XXIII ha proseguito così : « L'animo nostro — lo si può ben immaginare — è tutto preso da profonda emozione. Anzitutto per iì tema del documento — la pace — che risponde all'anelito primo della famiglia umana; inoltre per la data che abbiamo voluto assegnargli, cioè il Giovedì Santo, in Coena Domini. Oh, come tornano soavi le espressioni di Gesù ai discepoli suoi prima della sua passione e morte, prò mundi vita, per la redenzione e salvezza di tutti gli uomini! Sulla fronte dell'enciclica batte la luce della divina rivelazione, che dà la sostanza viva del pensiero. Ma le linee dottrinali scaturiscono altresì da esigenze intime della natura umana e rientrano per lo più netta sfera del diritto naturale. Ciò spiega una innovazione propria di questo documento, indirizzato non solo all'episcopato della Chiesa universale, al clero e ai fedeli di tutto il mondo, ma anche a tutti gli uomini di buona volontà. La pace universale è un bene che interessa tutti indistintamente; a tutti quindi abbiamo aperto l'animo nostro ». Poi, il Papa ha anticipato il contenuto dell'enciclica: «.L'enciclica si svolge in cinque parti suddistinte: rapporti dell'uomo con l'uomo; degli uomini con i poteri pubblici; delle comunità politiche tra di loro; degli esseri umani e delle singole comunità politiche con la comunità mondiale; infine una quinta parte contiene norme pastorali di immediata percezione. In tal modo non solo abbiamo inteso illustrare le basi dell'edificio della pace, cioè il rispetto dell'ordine stabilito da Dio e la tutela della dignità del¬ labvlscdpzidgadcccmNs la persona umana; ma abbiamo altresì indicati i diversi piani su cui erigere l'edificio, e quasi le pietre stesse necessarie alla sua costruzione, nessuno escludendo dall'invito di recarvi personale contributo. Ma anzitutto ai figli della Chiesa, in eco vibrante al comando di Cristo "Andate e insegnate ", diciamo con slancio apostolico: Portate la pace, difendetene i benefici». E questa è stata la conclusione : « Nutriamo fiducia che al messaggio, dell'enciclica Pacem in terris gli uomini vorranno fare lieta accoglienza e aprire il cuore. Noi frattanto seguiremo il suo tragitto con la nostra preghiera e con l'affetto vivissimo che abbraccia tutte le genti ». _ . I telespettatori non avranno mancato di notarlo: tra mons. Cicognani e mons. Samoré, Giovanni XXIII leggeva lentamente, staccando con cura le parole, e si vedeva che con tutte le energie si sforzava di dominare l'interna emozione. Limpida e sicura era la voce, come sempre, ma il volto portava i segni di una grande stanchezza, i segni, dicono, della fatica cui si sottopose domenica scorsa visitando i quartieri popolari della Capitale, percorrendo per ore, fino a sera inoltrata, le vie della sua diocesi. Sono le fatiche cui Giovanni XXIII continua a sottoporsi nonostante i divieti dei medici. Ma, dicono in Vaticano, dopo il discorso e la benedizione alla televisione, il Papa era lieto, per poco è scomparso dal suo volto quel velo di malinconia che, ormai da mesi, ne rattrista il sorriso. Quel che i telespettatori non hanno visto è il gesto lento col quale egli ha carezzato, prima di lasciare la biblioteca privata, il frontespizio di una delle copie stampate dell'enciclica. Anche nel frontespizio c'è, significativa, un'innovazione: oltre al titolo solito (« Lettera ai patriarchi, arcivescovi e vescovi ecc. ») c'è una specie di sottotitolo che dice: «Pace tra tutte le genti, nella ve¬ rità, nella giustizia, nella carità e nella libertà >. E' un modo di abbracciare tutte le genti, di tutti i Paesi, di tutti i regimi, in una speranza espressa nelle ultime parole dell'enciclica mostrate ai telespettatori: Per tutti gli uomini di buona volontà invochiamo da Dio salute e prosperità ». Domani, nella saletta dell'Ufficio stampa del Vaticano, verranno distribuite le copie stampate dell'enciclica. Stampate nelle lingue principali, oltre l'italiano, il francese, l'inglese, il tedesco, lo spagnolo e il portoghese; in russo anche, come si fa per tutti i discorsi pronunciati nel periodo pasquale, ed, eccezionalmente, in polacco. Dalle 14 di domani la Radio vaticana, per due giorni, ritrasmetterà poi il testo del documento in trenta lingue, senza interruzione. Oggi, la Radio vaticana si è limitata a diramare un brevissimo commento, redatto, come sempre, dai Ge- suiti e sottoposto preventivamente alla approvazione della Segreteria di Stato, all'allocuzione papale: «Universale quanto il mondo, antica come l'uomo e la rivelazione, nuova come gli interrogativi di oggi e di domani a cui risponde, è l'enciclica Pacem in terris. La pace non è un desiderio, un onere esclusivo dei cattolici, ma l'ansia, il dovere dell'uomo, un'esigenza della sua natura razionale. Tutti, cattolici e non cattolici, sono tenuti ad essere sinceri ed infaticabili costruttori di pace ». La Radio vaticana aggiunge che la tecnica della pace è codificata nei principi del diritto naturale e che, dei diversi piani dell'edifìcio della pace, Giovanni XXID esamina le singole strutto re fondamentali suggerendone il disegno « che l'evoluzione dei tempi richiede affinché gli uomini di oggi e quelli di domani possano vivere come figli di uno stesso padre nella terra di Dio », e si sa che, alla fine di ciascuno dei cinque capitoli in cui si divide l'enciclica, c'è un « riferimento ai tempi », alle contingenze attuali, ai nostri problemi di oggi. Si sa che con la Pacem in terris la Chiesa fissa e codifica, per la prima volta, la sua dottrina della pace. Quel che la Mater et magistra fu per i rapporti sociali, la Pacem in. terris, più breve ma certamente non meno importante, vuole essere, nelle intenzioni del Papa, per i grandi problemi della convivenza tra i popoli, le nazioni, i blocchi in cui si divide il mondo. Dicono che il Papa vi pensava fin dall'inizio del suo pontificato. E' comunque sicuro che la decisione definitiva fu da lui presa nei giorni drammatici della crisi di Cuba, nell'ottobre scorso, e gli parve urgente realizzarla quando, nel novembre Scorso, sopravvenne la malattia che tenne in ansia i cattolici di tutto il mondo. Durante il periodo della fase acuta del male, egli diceva spesso : « C'è una cosa che devo fare, subito, subito ora soltanto si sa che cosa era. Ma il documento è risultato più completo, più articolato di quel che doveva essere nelle intenzioni iniziali, è un poco il risultato della necessità di superare le difficoltà che incontrano le commissioni del Concilio nel sistemare una materia «nuova», cioè quella della pace, della protezione dell'uomo, della fame e della miseria, i temi su cui la prudenza dei membri delle commissioni teme di scontrarsi con la realtà politica contingente. La Pacem in terris tratta questi temi, e, così, anticipa, su questo terreno, le conclusioni del Concilio risolvendone con un magistero inappellabile le difficoltà. Lunga, laboriosa è stata la stesura dell'enciclica, cui hanno collaborato, si dice, alti prelati francesi. E' l'ottava enciclica del pontificato di Giovanni XX1H, quella, dicono, che gli è costata più fatica e per la quale è stato maggiormente in ansia. Quando, poco più di una settimana fa, il testo fu definitivamente rivisto, il Papa lo licenziò dicendo: « Ecco, ora tutto è fatto ». m. t. dtcaadtdscpPncndi Ciovanni XXIII firma

Luoghi citati: Cuba, Roma