Ventiquattro anni al francese che sparò all'orefice Corsi

Ventiquattro anni al francese che sparò all'orefice Corsi Il processo alla Corte d'Assise di Torino Ventiquattro anni al francese che sparò all'orefice Corsi Paul Poggi riconosciuto colpevole di tentato omicidio, rapina, lesioni e furto d'auto - La stessa pena ad uno dei tre complici latitanti - Due assoluzioni per insufficienza di prove La sentenza nel processo contro 1 banditi che, il 21 aprile dello scorso anno, a Torino, diedero l'assalto alla gioielleria Corsi, in via Roma, e tentarono di uccidere il titolare, sparandogli quattro colpi di pistola, è stata' letta ieri sera alle 19,20 dal presidente della Corte d'Assise di Torino, dott. Moscone. Uno solo dei quattro imputati, Paul Poggi, 32 anni, da Marsiglia, era presente. Egli fu arrestato, com'è noto, subito dopo la rapina. Gli altri tre — Guy Casolari, 24 anni, da Tolone, che non partecipò materialmente al <colpo», ma offri alla banda ospitalità nella casa materna di Valloriate; Raoul Jean Teisseire, 32 anni, da Sollies Pont (Var) e Angelo Armando Ferretti, 32 anni, da Saint André de Cotone (Corsica) — sono latitanti. La corte ha condannato Paul Poggi e Guy Casolari a 24 anni e 6 mesi di reclusione ciascuno per tentato omicidio, rapina, lesioni e furto d'auto. Ha condonato ad entrambi 1 anno di pena, ma li ha impegnati al risarcimento dei danni alla parte lesa, fissando una provvisionale di 20 milioni. A pena espiata il Poggi sarà espulso dal territorio nazionale. Il Teisseire ed il Ferretti sono stati assolti per insufficienza di prove. Il verdetto è stato accolto dal condannato quasi con sollievo. Il suo volto impassibile per tutta la durata del processo si.è per qualche attimo rischiarato. Paul Poggi, probabilmente, si aspettava di peggio. Si è voltato verso il fratello maggiore, venuto apposta da Parigi, e gli ha strizzato l'occhio. Non era un gesto di ostentato cinismo: si trattava piuttosto d'un affettuoso e soddisfatto segno di intesa. Quando l'interprete, la signora Pia Perla, gli ha tradotto la sentenza, decifrando con comprensibile difficoltà le formule giuridiche, il Poggi, che aveva già capito tutto, frenava a stento l'istinto di darle una mano. La relativa soddisfazione dell'imputato nell'ascoltare un verdetto di oltre 23 anni di carcere è spiegata dalle richieste formulate al mattino dal rappresentante della pubblica accusa. Il dott. Buscaglino, dopo aver analizzato le varie imputazioni, ha sottolineato la gravità del crimine^ eonìpitito con'fredda determinazione da una banda organizzata e capace di tutto. Ed ha chiesto, reato per reato, aggravante per aggravante, 50 anni e 11 mesi di reclusione per ognuno dei quattro imputati, riducendo poi la proposta al limite massimo di 30 anni consentito dalla legge. Prima, di lui l'avv. Delgrosso, patrono di parte civile aveva vivacemente bollato la pericolosa organizzazione criminale: «Sono scesi in città come pirati, per depredare e trucidare. Siamo abbastanza forniti di rapinatori nostrani per cominciare a importarne anche dalla Francia». Per l'avv. Delgrosso non vi sono dubbi sui riconoscimenti del Poggi e del Teisseire, confortati del resto da significative coincidenze. L'avv. Altara ha parlato in difesa del Casolari, del Teisseire e del Ferretti. Egli ha sottolineato come nessuno ab bia identificato con certezza gli ultimi due. Lo stesso Corsi, che indicò nel Teisseire il proprio feritore, non ha sostenuto esplicitamente la grave accusa. Gli avv. Dal Piaz e Parella, difensori del Poggi, avevano il compito più difficile. Hanno sostenuto che l'imputazione di tentato omicidio non era provata: «Due soli colpi hanno raggiunto il Corsi, ad un braccio e ad una gamba. La terza leggera ferita, quella alla testa, potrebbe essere, anche secondo il perito, una contusione». I difensori hanno ricordato che il feritore, se avesse voluto veramente uccidere il Corsi, non avrebbe mancato il bersaglio. «Lo aveva ai suoi piedi, a meno di un metro ». Nella sua arringa l'avv. Dal Piaz ha detto: «Un programma di violenza non è necessariamente un programma di morte. Posso anche avere sull'auto 50 pistole: ciò non significa affatto che io voglia uccidere. Anzi, sono proprio i rapinatori esperti quelli che si limitano ad intimorire le proprie vittime, sia pure con le armi. Solo la coraggiosa e impreveduta reazione del Corsi costrinse il bandito a sparare». La difesa ha concluso invocando una pena adeguata alla gravità dei fatti, ma non eccessiva. Paul Poggi, nel ringraziare i-suoi avvocati, ha annunciato che ricorrerà in appello, g. a. L'imputato francese Poggi in Corte d'Assise a Torino

Luoghi citati: Corsica, Francia, Marsiglia, Parigi, Tolone, Torino, Valloriate