Margotti: 50 anni di pittura
Margotti: 50 anni di pittura ARTI E>13 ARTISTI Margotti: 50 anni di pittura Se si volesse Indicare con una sola parola 11 senso della pittura di Anacleto Margotti, essa sarebbe «fedeltà». Fedeltà mantenuta in cinquant'anni di lavoro — e la sua vasta mostra al « Piemonte artistico » ne è appunto lo specchio, movendo dal piccolo autoritratto che all'età di tredici anni gli fece vincere per la prima volta un premio, e giungendo fino alle opere d'oggi — alle proprie convinzioni d'un'arte intesa come rappresentazione di un mondo concreto, visibile e tangibile. Fedeltà al paesaggio, all'atmosfera, al costume, alla gente della sua terra natale di Romagna, scrutata e accolta come fonte d'ispirazione poetica. Fedeltà infine ad una cerchia breve di sentimenti e affetti, di umori e fantasie, che danno ai Buoi motivi, tradotti in immagini, quel tono rustico e gentile, sobrio e forte, che li caratterizza in modo perentorio. Davvero Margotti festeggia con questa mostra le nozze d'oro con una pittura ch'è stata la sua compagna inseparabile e sicura in ogni momento della vita. Lo si capisce passando da quadro a quadro, che Invariabilmente ci parla di uno « stato d'animo » inteso alla maniera ottocentesca. Pittura «populista»? Lo sarebbe, se la determinasse un sottinteso politico e sociale che la renderebbe forzatamente po¬ lemica. Diclamo piuttosto, con Carlo Corrà, « schiettamente popolare » appunto per l'immediata comprensione che stabilisce con l'osservatore E infatti quali sono i suoi temi preferiti? I contadini e le contadine della campagna intorno ad Imola dove Margotti vive, che raccolgono il fieno, arano, zappano, lavano alle fontane, alzano i covoni, battono la canapa, scaricano il mosto, contrattano al mercato, superstiti visioni d'una vita agreste che la civiltà meccanica sta per consegnare al museo folcloristico, e delle quali Mcrgottl è torse l'ultimo poeta georglco. Ma non si creda che per lui questi temi siano « pretesti » formali, come forse pensava Lionello Venturi scrivendo nel 1955: « Nessun artista italiano sa fissare meglio di Margotti l'attimo di una figura in movimento ». E' vero: il pittore afferma che soltanto la realtà colta sul « vero » gli consente questo movimento, queste spontanee e perfettamente equilibrate composizioni. Ma egli sa aggiungervi il pathos d'una sincerità assoluta, la commozione di un ainoie geloso e delicato. Ed il colore allora lievita dolcemente, il tono si effonde in una luminosità pacata, e il gesto del contadino assume un senso rituale, solenne, come un ritmo antico sospeso nel tempo. mar. ber.
Persone citate: Anacleto Margotti, Carlo Corrà, Lionello Venturi, Margotti
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