Il governo ungherese libera diecimila prigionieri politici
Il governo ungherese libera diecimila prigionieri politici L'amnisti rinunciata da Kadar Il governo ungherese libera diecimila prigionieri politici Rilasciati gli intellettuali che parteciparono all'insurrezione del 1956 - Concesso allo scrittore Tibor Dery il permesso di recarsi in Austria per una conferenza (Dal nostro corrispondente) • Vienna, 26 marzo. In Ungheria le porte delle carceri si sono aperte per i prigionieri politici che hanno diritto alla amnistia generale annunciata la settimana scorsa dinanzi al Parlamento dal primo ministro Kadar. Secondo notizie da Budapest, raccolte negli ambienti diplomatici di Vienna, circa 10 mila detenuti sono stati rimessi oggi in libertà. Tra i primi l'exministro Istvan Bibo, considerato il prigioniero politico numero uno in Ungheria. Il ministro della Giustizia ungherese, Nezval, ha 'intanto precisato il programma delle scarcerazioni, che si concluderà entro il 4 aprile, anniversario della liberazione di Budapest da parte delle truppe sovietiche nell'ultimo conflitto. In una intervista trasmessa dalla radio, Nezval ha chiarito i limiti dell'amnistia, dividendo quelli che ne beneficiano in sette categorie: taluni criminali di guerra, i profittatori del periodo stalinista, gli insorti del 1956, i cospiratori di questi ultimi anni con¬ tro il regime, i profughi, taluni delinquenti comuni, i condannati ai campi di lavoro. Ne ha escluso i condannati per spionaggio, alto tradimento, omicidio, incendio doloso e i delinquenti comuni recidivi. In base a queste affermazioni è stata fatta una lista delle persone che godranno del provvedimento. Oltre all'ex-ministro Bibo, figurano in essa novanta personalità di rilievo, alcuni dei quali subirono una condanna a morte, poi tramutata in ergastolo. Tra essi i giornalisti Obersovsky e Locsei, il vice-comandante della guardia nazionale Kopacsi, lo scrittore Lendvai e quattordici sacerdoti e frati condannati tra il 1960 e il 1961. Quella entrata ora in vigore è la terza amnistia concessa dal governo Kadar dopo il 1956. Della prima, decretata nell'aprile del 1959, beneficiarono i « controrivoluzionari » che erano stati condannati a pene inferiori ai due anni; della seconda, concessa nel marzo del 1960, gli insortì con condanne inferiori ai sei anni. Tra di essi lo scrittore Tibor Dery, il quale da allora è in pace con il regime, tanto che la settimana scorsa ha ottenuto il permesso di recarsi all'estero. E' venuto a Vienna per leggere alcune poesie, ha rifiutato di fare dichiarazioni ai giornalisti. Questa terza amnistia è quella che mette in maggior risalto l'intenzione di Kadar di liquidare definitivamente i problemi sorti con la insurrezione del 1956. Di essa godranno praticamente tutti gli avversari del regime, anche quelli condannati a vita. Di particolare importanza è considerata la liberazione dì Bibo, uno dei più tenaci avversari e critici della politica del regime comunista. Giurista di valore, docente universitario, Bibo fu chiamato da Imre Nagy a far parte del suo governo durante i giorni dell'insurrezione. Egli fu l'unico membro del Gabinetto che non fuggì all'arrivo delle truppe sovietiche. Rimase nel suo ufficio in Parlamento e al comandante russo venuto per arrestarlo, presentò un memorandum con un compromesso per salvare il Paese mediante l'incondizionato ritiro delle truppe sovietiche. t. s.
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