Condannata una mondana che uccise un giovane

Condannata una mondana che uccise un giovane Condannata una mondana che uccise un giovane Sei armi e sette mesi, con l'attenuante della infermità mentale ■ La vittima aveva 19 anni - La tragedia provocata da un alterco, alla periferia di Milano (Dal nostro corrispondente) Milano, 26 marzo. Si è concluso alla Corte* di Assise di Milano il processo contro «Wanda la rossa», all'anagrafe Wanda Giacometti, dì 38 anni, la mondana, che il 3 ottobre 1961 uccise con una lima per unghie il fattorino diciannovenne Angelo Terraroli. Accusata dì omicidio preterintenzionale, è stata condannata a 6 anni, 7 mesi e 20 giorni di reclusione e al risarcimento della parte civile. Secondo le richieste del P. M. le sono state concesse le attenuanti generiche e quelle del vizio parziale di mente. A pena scontata la Giacometti dovrà passare un anno in • una casa di cura. La donna ha rievocato davanti ai giudici il suo triste passato, durante l'interrogatorio in apertura d'udienza. Ella imboccò la strada del vizio poche settimane dopo il matrimonio, spinta dallo stesso marito, che la minacciava e la percuoteva quasi quotidianamente perché ella scendesse sul marciapiede. Sapendola affetta da una ricorrente forma di epilessia, l'uomo la minacciava di farla internare in manicomio, ad' ogni suo tentativo di ribellione. La vittima della Giacometti, Angelo Terraroli, aveva 19 anni ed era nato ad Arese. Viveva con 11 padre Guerrino, tranquillo e serio operaio e la madre, Maria Torrini, in una vecchia casa lungo la via Gallaratese. Da qualche tempo lavorava come fattorino presso una ditta di vini. La sera del 3 ottobre 1961 Angelo uscì di casa alle 21,30, in bicicletta, per andare a far visita alla sorella, in viale Certosa. Giunto al cavalcavia che immette nell'autostrada scorse un gruppetto di mondane, fra le quali Wanda Giacometti. Il giovane le si avvicinò rivolgendole alcuni epiteti. La Giacometti aveva avuto qualche mese prima un violen¬ to scontro con alcuni giovinastri che, dopo averla insultata, avevano cercato anche di malmenarla. Nella colluttazione che era seguita, la donna aveva estratto dalla borsetta un paio di forbicine e avev* colpito in viso uno degli aggressori. Ancora dominata da una specie di complesso di difesa e da una sorda paura, la Giacometti non accolse di buon grado, quella sera, le pesanti espressioni del Terraroli. Dapprima rispose seccatamente, poi, visto che il giovane insisteva, si sarebbe messa a sua volta ad inveire e a minacciare. A questo punto la vicenda diventa confusa: alle risposte della mondana il giovane avrebbe risposto con un pugno in faccia, producendole una vasta ecchimosi. Oggi in udienza «Wanda la rossa» ha confermato quanto aveva già dichiarato alla polizia e al giudice istruttore. « Sono stata aggredita da Angelo Terraroli — ha raccontato — che voleva venire conine a tutti i costi. Io invéce ì gli ho detto: "Va' a casa che é tardi e tua madre ti aspetta ". Allora lui è sceso dalla bicicletta e ha urlato. "Che cosa c'entra mia madre? ". Io ho ribattuto: " Credi che tua madre sia migliore di me? ". A questo punto, il Terraroli mi ha assalita, dandomi un pugno in un occhio. Per difendermi, ho cavato 11 temperino per le unghie e l'ho colpito senza guardare. Poi sono fuggita. Ho visto il giovane cadere a terra, ma ho creduto che fosse scivolato. Sono tornata a casa e più tardi sono stata raggiunta dagli agenti della polizia». Dopo Wanda Giacometti so* no stati ascoltati i testimoni. Alcune amiche dell'imputata, che da lontano avevano assistito alla tragica scena, hanno confermato il suo racconto g. m.

Persone citate: Giacometti, Maria Torrini, Wanda Giacometti

Luoghi citati: Arese, Milano