«Battaglia e vittoriaì» di Weber nel concerto di Franco Mannino

«Battaglia e vittoriaì» di Weber nel concerto di Franco Mannino I©jcì all' Auditorium «Battaglia e vittoriaì» di Weber nel concerto di Franco Mannino Già da molti decenni non usa più celebrare gli eventi sociali, politici, seppur massimi, in una nazione, con cantate, inni, sinfonie, e via dicendo, musiche, suol dirsi, d'occasione, e talvolta sforzate, mercantili, talvolta liberamente ispirate ad artisti, anche altissimi, dalla umana commozione per gii eventi stessi. Abbondantissimo per esemplo fu lo scialo sonoro, firmato pur da egregi musicisti, durante la Rivoluzione francese, ma fatuo e perituro. Anche le vicende napoleoniche indussero potenti creatori tedeschi a cantiche strumentali e corali, ed un qualche segno della loro potenza è talvolta rimasto impresso nelle superstiti partiture. Una di queste, la cantata per soli, coro e orchestra, Battaglia e Vittoria di Weber, raramente ricordata, fu sentita iersera nel concerto del maestro Franco Mannino. Nel frontispizio della tarda edizione è la rievocazione di avvenimenti memorabili, ed implìcito l'invito a commenti sulle sorti della nazione tedesca. Tradotto in italiano, il titolo autografo è: Battaglia e vittoria, cantata per festeggiare la disfatta del nemico nel giugno 1815 nei pressi di Belle-Alliance e Waterloo, poema di Wohlbrilck, posto in musica da Carlo Maria von Weber. Nel pubblicare, 1870, a Berlino l'ancora inedita partitura l'editore Roberto Lienau, (Schlesinger), aggiunse nel frontispizio questa pomposa dichiarazione: « Partitura e parti sono per la prima volta stampate per festeggiare la ripetuta e totale disfatta del nemico nell'agosto, settembre e ottobre 1870 a Weissenburg, Wòrth, Metz, Sedan e Parigi».E fu l'ultimo festeggiamentoIn massima non mancano i moti drammatici; spesso sono purtroppo generici. Così i « Cori dei popoli », che, inorriditi dal fiumi di sangue, domandano quando verranno la pace e la libertà per le quali si sono scannati. Non generici, d'altra parte, I « Cori di. guerrieri » prendono <a prestito la marcia dei Granatieri austriaci, o quella delle Guardie prussiane, costellata da didascalie: «Nemico scoperto! Avanguardia! », e son prestiti mortificanti, quanto le citazioni del Ca ira e del God save the King. Al frastuono sonoro della pugna, dell'accanimento, contrasta la dolce austerità vocale delle Virtù teologali, Fede (basso), Speranza (tenore), Amore, o carità, (Soprano), cui sì aggiunge, per far quartetto, (oh! la forma!), un Solo, (contralto), e non si sa chi sia. Negli insieme e nei recitativi tali voci recano una tenue - delicatezza consolatrice. Durata, circa quaranta minuti. Dov'è la vivida immaginazione, l'ardore, il fremito, l'entusiasmo, la vigoria romantica dell' autore del Freischiltz, dell'Oberon, delVEuryanthe"! Sì, egli si sorvegliò, forse castigò l'enfasi, (disse che non avrebbe mai musicato: «Viva BIucher, viva Wellington»), ma non riuscì a un lirico canto dell'umana gioia. Un'opera non ricordevole. Con ia consueta perizia il maestro Mannino diresse anche Don Chisciotte di Strauss, e fu applaudito insieme còl maestro del còro Ruggero -Magnini, l'ottima violoncellista- Zara. Nelsova; una vibrante affettuosa cantante, la violista Lina Lana, ed i solisti di canto L. Kalmus, L. Ribacchi, E. Tel e T. Rovetta. a. d. c. C ì d Bh

Luoghi citati: Berlino, Parigi, Wellington