Mindszenty, prigioniero della dittatura e di se stesso dirà forse dopo Pasqua se accetta di essere libero ma esule di Enzo Biagi

Mindszenty, prigioniero della dittatura e di se stesso dirà forse dopo Pasqua se accetta di essere libero ma esule ANCHE IL GOVERNO COMUNISTA DI BUDAPEST SPERA NELLA MISSIONE DEL CARD. KOENIG Mindszenty, prigioniero della dittatura e di se stesso dirà forse dopo Pasqua se accetta di essere libero ma esule I vescovi ungheresi non rispondono al telefono, i diplomatici affermano di non sapere ancora nulla ; ma si prevede che, nell'amnistia del 4 aprile, Kadar dichiarerà « estinta » la pena inflitta al Primate, così da facilitarne la liberazione - Tuttavia non sarà facile, per l'arcivescovo di Vienna, convincere il battagliero cardinale-martire a piegarsi ad un compromesso - Mindszenty è vecchio, logoro, terribilmente solo nella Legazione americana: da oltre sei anni trascorre giornate tutte eguali nello studio, nella preghiera, nel digiuno - Eppure conserva il duro spirito combattivo di sempre: che gli ha fatto compiere gravi errori politici e gli ha dato un'altissima dignità di vescovo (Dal nostro inviato speciale) Budapest, marzo. La camera del cardinale è al tèrzo piano La finestra ha sempre le persiane chiuse. Jozsef Mindszenty trascorre le giornate leggendo, o nella preghiera. Asbolta qualche volta la radio, spe-' cialmente i notiziari. Ra terminato la stesura delle memorie. Dicono che ha raccontato, in duecento pagine, la storia delle sue sofferenze. Il titolo del libro è De Tyrannis. «fi Primate — spiegano — ha la natura di un Savonarola; nessuno gli farà mai cambiare atteggiamento ». Non è, come Wyszynski, « un realista ». Il comunismo . per lui rappresenta soltanto lo spirito del Male, il Demonio. Non tratta. Diceva il cardinale di Varsavia: « jB' bèllo sacrificare la propria esistenza per una grande causa, ma è più difficile lavorare pazientemente ». Diceva Mindszenty alle guardie che erano andate ad arrestarlo: « Eccomi, vi aspettavo, sono pronto ». Da più di sei anni la sua vita. trascorre in questa stanza. Alle pareti sono appesi un ritratto di Giovanni XXIII e un quadro della Madonna. Sul tavolo ha qualche trattato di teologia. Ha imparato l'inglese, ma lo parla stentatamente. Da piazza Szàbada — szabada, significa libertà — arrivano fino a lui le grida dei ragazzi che giocano a rincorrersi. Ogni domenica dice la Messa per i diplomatici cattolici; celebra su un tavolo adattato ad altare, in fondo a un corridoio che ha i muri coperti da grandi librerie. Per Natale ha anche predicato; il suo sermone è durato quasi mezz'ora, ma il discorso era confuso, incerto. Jozsef Mindszenty ha passato i settanta, e gli anni di prigione, la tortura, le sconvolgenti esperienze hanno lasciato un segno. Il suo sguardo è allucinato; c'è nei suoi occhi un fondo di sgomento. Ha parlato stando seduto su una poltrona, con fatica. Il tema era il Concilio Ecumenico, ma ha commentato il viaggio del vescovo di un lontano paese del Nord che era andato a portare a Roma la sua testimonianza, e la vita di quel Pastore nella sud comunità. Era faticoso seguire il senso delle sue parole. Poi ha distribuito la Comunione ai trenta fedeli che assistevano alla funzione; il più giovane degli americani faceva da chierico. Il cancello della legazione degli Stati Uniti è sorvegliato dalla polizia ungherese; dentro fanno servizio dei robusti « marines ». Nella sala d'ingresso c'è una mostra fotografica; grandi immagini di aerei X-15 in mio, di centri di ricerca, o di prodigiosi apparecchi scientifici. Una porta conduce all'ascensore, ma è sempre chiusa. Controlli elettrici garantisco- no l'efficienza del sistema di sicurezza. Neppure i membri del corpo diplomatico possono rivolgere domande al cardinale, e si sono impegnati, in ogni caso, a non ricevere o consegnare eventuali messaggi. Fra i devoti che hanno ricevuto la particola da Mindszenty ci sono anche due bambini italiani, che avevano fatto da poco la prima Comunione. Con loro il primate d'Ungheria si è intrattenuto un momento. < Il vostro nome? », ha chiesto, in inglese, e si è informato degli studi. « Siate buoni », ha detto congedandosi, ed è scomparso dietro l'uscio della sua stanza. Ogni sera, quando il clima lo permette, scende nel cortile interno per la consueta passeggiata. Per un'ora cammina lentamente, seguendo i suoi pensieri. Adesso è proprio solo: una volta la mar dre andava in qualche occasione a trovarlo. Otteneva il permesso della polizia, partiva dalla campagna, piccola, vestita di nero, come tutte le donne anziane, e si recava a visitare quel figlio triste e silenzioso che, per servire Dio, aveva dovuto affrontare prove tanto difficili. Gli portava le grosse focacce che si preparano nei forni di paese, le mele appena raccolte, una bottiglia di acquavite di albicocche. Il cardinale non ha grandi bisogni, e due -volte la settimana, da quando diventò sacerdote, digiuna; si ciba soltanto di pane ed acqua. Con lei, dicono, Mindszenty si abbandonava; da lei ha ereditato il carattere forte, la tenacia nel difendere le proprie convinzioni. Poi la vecchia contadina è morta. Il cardinale ricevette le fotografie dei funerali, c'era tanta gente che seguiva la bara portando piccole corone di fiori di campo. Fu la sola volta che lo videro piangere. Gli è rimasta una sorella che, non molto tempo fa, ha ottenuto il consenso delle autorità ed è andata a trovarlo. E' probabile che fra non molto anche quella finestra, chtì'\dal tWvembre'rdel 1956; ha le persiane sempre abbassate, si riapra. Probabile, ma non sicuro. Farebbe piacere al governo Kadar, farebbe piacere agli americani, ed anche, secondo le notizie che si raccolgono qui, al Vaticano. La Santa Sede desidera nominare nuovi vescovi, ci sono quattro diocesi vacanti. La partenza di Mindszenty sarebbe una condizione. Ma questo vecchio sacerdote è legato al suo passato e al suo sacrificio. <Non lascerò mai le anime che Cristo mi ha affidato », disse una volta. Il 20 novembre 1948, poco prima dell'arresto, sali sul pulpito e avvertì i cattolici: < Dichiaro nulla qualsiasi confessione che mi venisse attribuita da oggi in avanti ». Sapeva ciò che lo aspettava, si preparava ad accettare la sua parte. Forze il senso dell'obbedienza, renderà più facile la missione del cardinale Koenig, se il Primate d'Austria dovrà spiegare allo strano esule di Piazza della Libertà le tante e complicate vicende che sono accadute dal 1948. Mindszenty ha in quegli occhi smarriti il ricordo degli anni della guerra fredda, gli anni della disperazione. Quando di notte si bussava a una porta di Budapest, voleva dire che qualcuno avrebbe pianto. Il comunismo divorava perfino i suoi figli. Il compagno Rakosi faceva impiccare il compagno Rafk; nel nome e per il bene del partito si confessavano le colpe e si firmavano le sentenze. Bastava, mi raccontò un regista, pronunciare una parola americana per avere dei guai; adesso i giovanotti e le ragazze ballano il twist. Avevano abolito perfino inumeri delle classi ferroviarie; Rakosi le faceva chiamare « classe con sedile di legno », « classe con cuscino rosso ». Il cardinale Franz Koenig dovrà spiegargli che il genero del successore di Stalin va a trovare il Pontefice; che i turisti americani, questa estate, potranno fare i bagni sul Balaton; che anche lui, il vecchio, duro Primate d'Ungheria dovrà, ancora una volta, accettare il suo ruolo. Non sarà semplice: Mindszenty non capì il dramma di Nagy, attaccò quell'ingenuo governo che domandava, con le divisioni russe alla frontiera, la protezione dell'Onu, e si, proclamava neutrale; e intanto. il Primate chiedeva che fosse di nuovo ricono.aciuiav:la^proprietà privata,., e ammésso un partito' catto- 5 lieo del genere di quello guidato da Adenauer. Adenauer: €Un uomo che non amiamo», lo aveva definito invece il polacco Stefano Wyszynski. Dei quasi trecentocinquantamila jugeri di terra che la Chiesa possedeva, gliene erano stati assegnati ottantamila, ma a lui pareva che una riparazione fosse necessaria. Era nato e cresciuto in un'altra Ungheria; e là è rimasto. Come potrà spiegargli, l'esperio cardinale Koenig, che Kruscev e Kennedy pensano di installare una linea telefonica diretta? Il cardinale Jozsef Mindszenty è anche prigioniero di se stesso e del suo tempo; sarà faticoso liberarlo. Koenig non verrà che dopo Pasqua. Ho telefonato al prelato che lo riceverà, monsignor Endre Hamvas, che risiede a Szeged e regge la diocesi di Csanad. Desideravo sapere se l'arrivo del cardinale è imminente. Dice monsignore che, per principio, non vuol parlare coi giornalisti. Al ministero degli Esteri, invece, assicurano che nessun, visto è sfato richiesto, ma che appena la domanda sarà presentata non ci saranno, si capisce, difficoltà per il rilascio. Sua Eminenza Koenig viaggerà sicuramente in automobile. A Budapest prenderà alloggio in un istituto, di religiosi. Partiranno con lui soltanto l'autista e il segretario. Ci sarà un posto libero se, al ritorno, qualcuno vorrà seguirlo. Intanto, per il 4 aprile, festa della liberazione, si annuncia come assai probabile una nuova amnistia. Usciranno così dal carcere il prof. Bibo, un sociologo che aveva studiato un piano per porre l'Ungheria fuori dai due blocchi, e due giovani sindacalisti, che per due me¬ si guidarono lo sciopero di protesta degli operai delle officine di Csepes. Il provvedimento toccherebbe indirettamente anche il caso del cardinale Mindszenty; la condanna a quindici anni di detenzione nel À)55 era stata sospesa, Kadar decreterebbe l'estinzione della pena. Così, forse, una mattina, Jozsef Mindszenty passerà quella soglia 'che aveva varcato in una livida notte d'au¬ tunno; si seppellivano i caduti sotto il selciato delle strade, il silenzio era sconvolto dalle raffiche dei mitra, dai cingoli dei carri armati. Suonò, la porta si aprì, poi per sei anni è rimasta sbarrata. Sul balcone dell'edificio sventola la bandiera con le strisce, nei palazzi vicini brilla la stella rossa. < Il cardinale è ormai un fantasma — dicono i suoi avversari —, e la sua vicenda non ha più per noi alcuna importanza». Anche coi suoi errori, con l'umana debolezza che si scorge dietro certi atteggiamenti, è sempre un fantasma scomodo e ammonitore: la sua figura drammatica s'impone alla cattiva coscienza di molti. «Il destino di un uomo — ha detto Saul Bellow —, è il suo carattere ». Questo figlio di braccianti aveva imparato da piccolo a battersi per sopravvivere, e ha combattuto fino all'ultimo. Se il politico è sconfitto, la dignità del vescovo richiama il rispetto. Ha scritto il poeta Tibor Tollas: «Dai dolore nasce l'invincibile vita, nasce perché ebbe già' i suoi morti ». Se partirà, non sarà una fuga. Si sentirà come un soldato trasferito, un soldato che s'inchina agli ordini;' dovranno convincerlo ohe è così. I due poliziotti che sostano, davanti alla legazione, guarderanno altrove, forse saranno impegnati a redarguire i ragazzi che, coi loro giochi, disturbano l'incerto passeggio dei pensionati. Vedrà così per l'ultima volta il suo Paese, le case bianche dei villaggi coi tetti sotto i quali stanno per tornare le cicogne, il fiume che scorre lento trascinando i barconi carichi di legna e di grano. In questi giorni nel Danubio tumultuano i lastroni di ghiaccio, domani comincia la primavera. Questa è la stagione del disgelo. Enzo Biagi La legazione degli Stati Uniti a Budapest. Due agenti della polizia passeggiano davanti all'ingresso (Telcfoto) i l > Il cardinale Mindszenty, in una delle ultime fotografie scattate prima del suo ingresso alla ambasciata Usa