Respinto il ricorso della donna che annegò la bimba a Saluzzo
Respinto il ricorso della donna che annegò la bimba a Saluzzo Respinto il ricorso della donna che annegò la bimba a Saluzzo Il fatto accadde nel '59 - Dopo una lite col suocero si gettò in un canale tenendo la figlia in braccio - Dovrà trascorrere cinque anni in manicomio (Nostro servizio particolare) Komn, 18 marzo. I giudici della Cassazione hanno respinto il ricorso di Tomasina Genre in Demichelis, di 40 anni, nata a Crissolo e residente a Saluzzo, che annegò la figlia Fernanda di un anno per vendetta nei confronti del marito che non l'aveva difesa nel corso di un litigio con il suocero. La Suprema Corte (sezione I, pres. Vista) ha dichiarato il ricorso inammissibile perché impostato su questioni di fatto e non di diritto. La Cassazione infatti prende in esame soltanto t ricorsi sulle violazioni di diritto da parte delle corti di merito. Tomasina Genre, di conseguenza, dovrà trascorrere cinque anni in un manicomio giudiziario, al termine dei quali sarà sottoposta a nuova pe rizìa. Secondo il risultato di questo esame potrà essere dimessa o trattenuta in manicomio per altri cinque anni. I giudici hanno cosi confermato la sentenza della Corte di Assise di Appello dì Torino. La Corte d'Assise di Cuneo aveva assolto l'Imputata per insufficienza di prove. La tragedia ha 11 suo presupposto in un litigio fra Tomasina Genre e. il suocero. La donna, sposata con un operaio di Saluz zo e madre dì due figli — Roberto, ora quindicenne, e Fernanda — era stata costretta a vivere sotto lo stesso tetto col suocero. I rapporti fra i due erano particolarmente tesi. Dopo un violento litigio Tomasina Genre il 19 settembre 1959 abbandonò l'abitazione portando con sé Fernanda. Per una giornata intera la donna vagò per la città. Nella notte disperata, decise di morire, Con la figlia stretta al petto si gettò in un canale. Al contatto con le acque gelide l'istinto di conservazione ebbe il sopravvento. Tomasina Genre lasciò andare la sua creatura che scomparve nelle acque, e guadagnò il greto. Il giorno successivo il corpo della picco la fu rinvenuto poco distante dal luogo della tragedia. Sottoposta a perizia durante l'istruttoria Tomasina Genre fu ritenuta completamente in capace di intendere e volere. Tuttavia fu rinviata al giudizio della Corte di Assise di Cuneo per rispondere di omicidio volontario aggravato. < Al momento del suo tragico gesto — doveva dire il perito in Corte d'Assise — l'imputata era in stato di momentanea incoscienza, ed aveva agìtoicome spinta da una forza ln-\teriorc ». Non ritenendo prò vato che la donna avesse trascinato la piccola con sé . nel canale c per un raptus » la Corte assolse l'imputata per insufficienza dì prove. Il Pub-| blico Ministero che aveva chie-i sto la condanna ricorse in appello. I giudici di secondo grado, a Torino, affermarono che nei confronti delle madre non dovesse procedersi perché completamente incapace di Intendere e volere. Disposero quindi il ricovero della donna per cinque anni in casa di cura. Contro questa decisione l'avvocato Gaetano Toselll a il prof. Francesco Guarnierl ricorsero in Cassazione. Nel corso della discussione 11 prof. Guarnierl ha sostenuto che nell'imputata mancava completamente l'Intenzione di uccidere. Il Procuratore Generale dott. Marcello Scardia ha sostenuto l'inammissibilità del ricorso perché verteva su circostanze dì fatto e quindi non poteva essere preso in considerazione dalla Cassazione. I supremi giudici hanno finito per accogliere questa tesi. S- g Tommasina Genie, fotografata durante il primo processo
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