Il P.M. chiede il rinvio a giudizio dell'ex direttore di dogana a Terni

Il P.M. chiede il rinvio a giudizio dell'ex direttore di dogana a Terni Chiusa la prima fase della istruttoria ì Il P.M. chiede il rinvio a giudizio dell'ex direttore di dogana a Terni A Cesare Mastrella l'accusa di peculato per aver sottratto un miliardo in sei anni - Il magistrato propone che siano considerate complici la moglie e l'amante - Erano gelose l'una dell'altra e si contendevano i costosi regali: negozi, appartamenti, anelli, pellicce, auto Wostro servizio particolare) Roma, 15 marzo. .H P. M. dott. Siggia ha concluso la requisitoria contro Cesare Mastrella, direttore della sezione doganale di Terni, che nel giro di 6 anni riusci a impossessarsi di un miliardo circa, ed ha chiesto al giudice istruttore di rinviarlo a giudizio per peculato. Il P. M. Siggia ha proposto che siano ritenute sue complici la moglie Aletta Artioli e l'amica Anna Maria Tornaseli!. Le due donne erano cointeressate nell'attività disonesta del Mastrella, anzi finirono per «sollecitarlo» rafforzando in lui «l'idea criminosa». Cesare Mastrella divideva il truo tempo e i suoi denari tra moglie e amica, ed in questo era molto scrupoloso: se rega lava una pelliccia di ocelot alla moglie, si precipitava subito ad acquistare una pelliceia di visone all'amante: se l'una desiderava uno smeraldo, l'altra aveva subito in do no un anello di egual valore. Quando l'amica Anna Maria Tomaselli seppe che alla mo glie egli aveva acquistato una «Maserati», pretese immediatamente una «Jaguar». Potevano le due donne, che sapevano quale influenza avessero sul cuore e sulla genero sita di Cesare Mastrella, ignorare la fonte di tanta improvvisa ricchezza che in breve aveva trasformato radicalmente la loro vita? Alla domanda posta dal ma gistrato inquirente Aletta Artioli e Anna Maria Tomaselli si sono difese sostenendo di èssere all'oscuro di tutto pur non avendo concordato fra loro una tesi comune, perché incarcerate subito all'inieio delle indagini, sembrano essersi allineate sulle medesi me argomentazioni. Ossia che erano donne sprovvedute, mai si erano interessate al lavoro del rispettivo marito ed amante, che hanno accettato i doni in buona fede ignorando la provenienza illecita di tanto danaro o credendo, sempre In buona fede, che fossero il frutto della fortuna che sembrava sorreggere Cesare Mastrelllfi quando giocava al . Toto calcio. La loro difesa è sembrata ingenua al P. M. dott. Siggia, Innanzi tutto le attività commerciali delle due donne erano troppo ingenti: un negozio d profumeria con gabinetti di estetica a Terni, una boutique; due negozi di sartoria, un lussuoso appartamento a Roma, un palazzo ad Isola del Liri, la cui costruzione venne interrotta, un conto in banca robusto Ora come potevano credere le due donne elio il rispettivo marito e amante potesse guadagnare tanto — in maniera onesta — da regalare loro tan ta ricchezza? U P. M. si è soffermato in modo particolare su un episo dia Aletta Artioli (la moglie) dichiarò di avere iniziato la propria' attività autoflnanzlan dosi con quattro milioni che rappresentavano i propri risparmi e ricevendo in regalo 13 milioni quando il marito ne vinse 26 giocando al totocalcio. Ma Cesare Mastrella, certamente non avendo concordato con la moglie alcuna linea di difesa, l'ha smentita clamo r osamente. Passibile, si chiede ancora il magistrato, che là moglie non abbia mai avuto la curiosità di conoscere la fonte di così spropositata ricchezza? Cesare Mastrella aveva affittato in co mune con la moglie, una cas setta di sicurezza presso il Banco di Santo Spirito a Frascati. «Non è certo pensabil — ha osservato il P. M. — che Mastrella abbia preso una cassetta dì sicurezza in un centro tanto lontano dalla sua normale residenza se non per custodirvi, oltre al danaro, au che documenti comprometten ti come, ad esempio, le varie bollette che, dopo averle sot tratte in ufficio, nascondeva per poi trasformarle in danaro al momento opportuno. Non può pertanto ritenersi che Mastrella consentisse alla moglie di tenere la chiave di un così compromettente nascondiglio se la stessa non fosse stata consapevole di quanto da lui commesso ». £1 la responsabilità dell'amante? Per giungere alla conclusione che Anna Maria Tomaselli non solo fosse al corrente ma fosse addirittura partecipe dell'attività svolta da Cesare Mastrella, il P.M. ha messo in rilievo il singolare atteggiamento sottomesso assunto dal direttore della sezione doganale di Terni nei confronti della ragazza che, pur impunemente, lo tradiva. «Egli aveva ragione di temere — ha osservato il magistrato — che un suo tentativo di ribellione e, peggio ancora, una sospensione delle elargizioni, avrebbero provocato una vendetta della Tomaselli e quale questa potesse essere è facilmente intuibile ». Ma per avere la conferma eh» Anna Maria Tomaselli nvinmbnccednlopagzrntbMdrzcp■ non ignorasse affatto la provenienza di tanto denaro e che incitasse continuamente l'amante a procurarsene sarebbe, secondo il P.M., sufficiente nterpretare un episodio. Allorché Cesare Mastrella si rese conto che ormai per lui tutto era finito fuggendo da Terni, dopo l'ultima ispezione che non aveva resistito al controllo come invece era accaduto per quelle precedenti (in sei anni di attività il sistema escogitato dal direttore della sezione doganale di Terni superò il vaglio di ben 23 ispezioni), passò in cassa e prelevò tutto quello che gli fu possibile portare via. Prese 700 mila lire delle qua400 mila consegnò ad Anna Maria Tomaselli un'ora prima di essere arrestato all'alba del novembre 1962. Ebbene: la ragazza intascò la somma senza neanche ringraziare. Neanche allora sapeva quale era la provenienza di quel denaro? ■ iiiiiiiiiiifiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiifiifiiiUdovcErlcArslrltmcmdslmpsi

Luoghi citati: Frascati, Isola Del Liri, Roma