La requisitoria al processo per il crack della Nicolay

La requisitoria al processo per il crack della Nicolay La requisitoria al processo per il crack della Nicolay Per il p.m. i tre ex agenti di cambio sono responsabili di aggiotaggio - Oggi le richieste (Dal nostro corrispondente) Genova, 13 marzo. Il Pubblico Ministero dott. Marcello De Felice ha iniziato oggi in Tribunale la requisitoria a carico dei 19 imputati per il «crack» borsistico delle società « Nicolay » e « Sflar ». Il magistrato — rimasto praticamente solo all'accusa dopo le transazioni intervenute nei giorni scorsi per tacitare le parti lese costituitesi parti civili — ha parlato per cinque ore. Domani concluderà il suo intervento. Nel sostenere la sussistenza del reato di aggiotaggio, il dott. De Felice ha esaminato l'ascesa degli ex-agenu di cambio Giobatta Gualco, Orfeo Succio e Rinaldo De Ferrari, ai quali poi si associarono l'avv. Gustavo Lanzillotti ed il comm. Antonio Loi, all'amministrazione della « Nicolay». Il P. M. ha posto in risalto come, appena operati gli arresti all'indomani del clamoroso «crack» gli imputati si scambiarono reciproche accuse: il gruppo degli amministratori delle due società si scagliò contro il gruppo dei funzionari del « Banco di Sicilia ». In aula, invece, è stato un unico schieramento difensivo: ciò perché, in effetti, tutti gli imputati avevano agito di comune accordo. « Anzi — ha precisato il P. M. — tutto ebbe inizio proprio da quell'accordo perché fu grazie al sowenzlonamen to, o comunque Io si voglia chiamare, del " Banco di Sici lia" che degli sconosciuti senza quattrini, e soltanto con qualche idea in testa, riuscirono a diventare 1 padroni della società». L'istituto di credito era certo — ha sostenuto ancora il dott. De Felice — che le idee di espansione e di arricchimento ventilate dai neo-ammlnistratori sì sarebbero concretizzate. Ciò dipendeva soprattutto da! fatto che Gualco, De Ferrari e Succio erano al contempo agenti di cambio e amministratori della società. Poiché le azioni della « Nicolay » erano trattate in Borsa dagli stessi agenti di cambioamministratori il loro valore avrebbe potuto salire quanto e quando questi Io avessero voluto, dato che l'agente di cambio « opera sul patrimonio del cliente e, quindi, ha su di lui una straordinaria potenza di suggestione: gli basta Una strizzatina d'occhi, una manata sulla spalla per convincere il cliente a comperare od a vendere. Era facile dunque creare quella " psicosi collettiva" che indusse una grandissima quantità di risparmiatori, e di speculatori ad acquistare le "Nicolay" e le " Sfiar " ». « Tutto ciò — ha proseguito il dott. De Felice — non poteva sfuggire ai funzionari del "Banco di Sicilia", un istituto di credito di diritto pubblico di pqrtata nazionale: essi non potevano non avvedersi di ciò che stava accadendo ». Secondo il magistrato gli Imputati scelsero in Saluzzo e nella locale « Cassa di Risparmio » la zona più adatta alla loro azione perché quella popolazione piemontese si dedicava notoriamente alla speculazione borsistica così come in certe zone del Napoletano ci si dedica all'azzardo del Totocalcio o del Lotto. Esaminando il reato di aggiotaggio, il P.M. ha negato che l'eccezionale ascesa dei titoli debba essere addebitata all'ipersensibilità delle Borsa: l'art. 501 impone la massima cautela nel diffondere notizie di natura economica, specie da parte degli agenti di cambio nella loro stessa qualità di pubblici ufficiali. Furono Invece Gualco e soci, approdttando proprio della loro qualifica di agenti di cambio, a propagandare artificiosamente i titoli delle loro società. Il crollo sopraggiunse per l'intrinseca inconsistenza «ei titoli i quali avevano toccato vette « pazzesche » in relazione alla situazione delle società. Fu allora che qualcuno degli stessi amministratori . — il geom. Marco Bollea di riattizzo — si accorse che.' le fantastiche realizzazioni in,.ustriali progettate non sarebbero mai intervenute a sorreggere la « Nicolay » e si disfece dei titoli in suo possesso, subito imitato da altri h

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