La Bibbia «sceneggiata» e miniata con un bel testo in dialetto padovano di Paolo Serini

La Bibbia «sceneggiata» e miniata con un bel testo in dialetto padovano VXA GEMtMA ANONIMA NELLA CULTURA TRECENTESCA La Bibbia «sceneggiata» e miniata con un bel testo in dialetto padovano La storia sacra è sentita come vicina e familiare, ma con un intimo e solenne spirito religioso Tra i vari volgarizzamenti, totali o parziali, della Bibbia, che dal principio del Duecento si .susseguirono in diverse parti,d'Italia, in.connessione col sorgere e maturare di una nuova società e di una nuova cultura, cittadina e « volgare », non pochi furono quelli in dialetto veneto. Dei secoli decimoterzo e decimoquarto ce ne sono pervenuti una decina, in altrettanti codici. Uno dei quali, un bel codice miniato della fine del Trecènto, uscito da un'ignota « bottega» padovana, — e spezzatosi poi in due tronconi, finiti l'uno nella biblioteca, dell'Accademia dei Concordi di Rovigo, l'altro in quella del British Museum di Londra, — è stato ora pubblicato, a cura di G. Folena e di G. L. Mellini, dall'editore Neri Pozza, con il titolo Bibbia istoriata padovana. Esso non comprende però tutti i libri sacri, ma soltanto sette libri dell'Antico Testamento (i cinque del Pentateuco, quello di Giosuè e quello di Rut). E il testo della Volgata non vi è stato tradotto integralmente, ma, in generale, scorciato e com-. pendiate per servire da illustrazione didascalica a 870 « storie» o figure miniate. Ignoto il committente dell'opera; ignoto il volgariz- zatore e riduttore del testo, die ne fu con ogni probabilità il paziente copista; ignoto l'ideatore della parte figurativa. La quale, secondo il Mellini, sarebbe stata eseguita in una « bottega » padovana, nell'ultimo scorcio del decimoquarto secolo («dopo che erano già stati ultimati i grandi cicli di affreschi di Giotto, Guariento, Giuliano e Pietro di Rimini, Altichiero, Avanzo e Giusto»), sotto la direzione di Jacopo da Verona: « un pittore dalla formazione tipicamente dofta, veronese e padovana, tra Altichiero e Avanzo, ma non senza echi di Guariento e di Giusto e arcaismi giotteschi ». Quanto al testo, esso compendia e per così dire « sceneggia», quello biblico con un'abilità, che attesta una sicura padronanza della materia e un'indubbia capacità di coglierne ' l'essenziale. E, pur essendo scritto in una parlata padovana di forte sapore dialettale, non può dirsi però un prodotto popolaresco, ma piuttosto il frutto d'una cultura « volgare » già progredita e, per dirla con un'espressione dantesca, abbastanza « illustre ». In sostanza, dietro a questa Bibbia a « doppio registro, figurato e parlato », si avverte la presenza delle esperienze religiose e culturali dell'età comunale: una pietas solida e schietta, senza incrinature, ma anche senza slanci mistici o chiusure ascetiche, che tende a farsi norma- di vita individuale e sociale, in eia la stessa «storia sacra» è sentita come vicina e familiare, e lo stesso Dio biblico e la sua Parola assumono un aspetto e un tono quasi domestico, non privo di venature realistiche e «borghesi». Eccolo, ad esempio, par¬ lare, nel Paradiso terrestre, con i nostri «primi parenti», dopo che essi hanno mangiato del fatale frutto dell'albero della scienza: « Dio demanda a Adam: "Perché magnas-tu del fructo del quale e' te aveva, fatto comandamento che tu no magnassi? " Respondé Adam: " Questa femena, la quale tu m'ay data per compagnia, si me de del fructo, e si l'ò magna". Disse Dio a Eva: "Perché haxi facto questo?" Respondé Eva: " El serpente sì m'à enganà, e sì ò magna " ». O intervenire a troncare la temeraria impresa della torre la cui cima sarebbe dovuta giungere sino al cielo: «Dio mette confusion en li maestri e en le ov-re che fasea la tore, che quando li demandava una cossa, i genne portava un'altra; e per questo, ch'I' no se entendeva l'uno l'altro, li cessa de fare la tore. Impersò la. fo yamà de Babel, <;oè confusion ». Quest'intonazione familiare e dialettale, che avvicina al proprio mondo le figure e le vicende e gl'insegnamenti dei libri sacri, per inserirli nella vita e nell'attività quotidiana, non scade quasi mai però in un realismo popolaresco; anzi, conserva sempre una sua dignità di struttura sintattica e di stilizzazione figurativa e si eleva a tratti a una, certa solennità, non mai sforzata, ma. schietta e radicata nel profondo. Paolo Serini Una preziosa miniatura del Trecento padovano sulla «.Strage degli Innocenti»

Persone citate: Avanzo, Babel, Folena, Mellini, Neri Pozza

Luoghi citati: Italia, Londra, Rimini, Rovigo, Verona