La Loggia prosciolto per il «caso Tandoj»

La Loggia prosciolto per il «caso Tandoj» Confermata in appello la sentenza di Agrigento La Loggia prosciolto per il «caso Tandoj» Assolti anche gli altri tre imputati (Dal nostro corrispondente) Palermo, 28 febbraio. La sezione istruttoria della corte di appello dì Palermo, composta del presidente dottor Barcellona e dai dottori Mauro e Lauro, su conforme richiesta del procuratore generale, ha confermato la sentenza di proscioglimento dell'il gennaio 1962 del giudice istruttore di Agrigento nei riguardi del professor Mario La Loggia di 43 anni, Leila Motta di 39 anni, Salvatore Calacione di 37 anni e Salvatore Pirrera dì 63 anni, appellata dal procuratore della Repubblica di Agrigento. Tutti e quattro erano imputati di omicidio aggravato, per avere, il primo quale mandante, la seconda quale collaboratrice, il terzo quale esecutore materiale e il quarto quale cooperatore immediato, causato la morte del commissario Aldo Tandoj, mediante diversi colpi d'arma da fuoco, causando inoltre, per errore, la morte dello studente Antonino Damanti di 17 anni, di Porto Empedocle. Il fatto accadde la sera del 30 marzo 1960, verso le ore 20, nel viale della Vittoria ad Agrigento. Il commissario Tandoj, mentre con la moglie Leila Motta percorreva il viale, giunto nei pressi della sua abitazione, venne fatto segno a numerosi colpi di pistola, dei quali tre lo colpirono in parti vitali e determinarono la sua morte immediata. Un quarto proiettile, dopo aver colpito un muro, mutata la traiettoria, colpì lo studente Damanti, uccidendolo. Durante la lunga istruttoria, il professor Mario La Loggia, la signora Motta e gli altri due imputati negarono sempre ogni loro partecipazione al delitto. Si giunse così al l'il gennaio 1962, quando il giudice . istruttore presso il tribunale di Agrigento prosciolse tutti gli imputati dal l'omicidio aggravato; prosciol se la Motta dai reati, di calunnia e falsa testimonianza perché i fatti non costituisco no reato; ordinò il rinvio del professor La Loggia a giudizio del pretore di Agrigento per rispondere della contravvenzione di omessa denunzia di armi che furono sequestrate nel suo domicilio. Il procuratore della Repubblica di Agrigento, a sua volta, propose appello, sostenendo che il giudice istruttore aveva erroneamente vagliato numerosi indizi che da lui erano stati illustrati nella sua requisitoria e che poi furono riportati nei suoi motivi con appello dalla corte presi sue cessivamente in esame. Il procuratore generale, con requisitoria del 16 luglio 1962, ritenendo che dagli atti processuali non emergevano seri elementi di accusa a carico degli imputati, chiese alla corte la conferma della sentenza Impugnata. In conformità, ha ora sentenziato la corte d'appello. f. d.

Persone citate: Aldo Tandoj, Antonino Damanti, Damanti, Leila Motta, Motta, Salvatore Calacione, Salvatore Pirrera