Chiesta la pena di morte per sette attentatori di De Gaulle di Sandro Volta

Chiesta la pena di morte per sette attentatori di De Gaulle 11 processo contro i sicari dall'Oaa Chiesta la pena di morte per sette attentatori di De Gaulle Soltanto tre di essi sono in aula; latitanti gli altri quattro • Pene detentive per sei imputati minori - Se la Corte militare confermerà le richieste, gli accusati saranno fucilati - (Dal nostro corrispondente) Parigi, 25 febbraio. La pena di morte è stata clliesta dal procuratore generale della Corte militare di giustizia contro il colonnello Bastien-Thiry, capo dei terroristi che tentarono di assassinare il generale De Gaulle il SS agosto scorso al Petit Clamart. La stessa pena è stata chiesta anche per i suoi complici: Alain de Bourgrenet de la Tocnaye, che comandava la squadra degli esecutori materiali del delitto, Busines, che sparò sull'automobile in cui si trovava il generale con la moglie, e per quattro imputati contumaci. Pene varie, dall'ergastolo ai cinque anni di reclusione, sono state chieste per altri sei accusati. Se le richieste del rappresentante della pubblica accusa verranno accolte dalla Corte, le pene diventeranno esecutive, perché la procedura della Corte non ammette né l'appello né il ricorso in Cassazione. Soltanto la grazia del presidente della Repubblica potrebbe salvare i condannati a morte dalla fucilazione La severa requisitoria del generale Charles Jerthoffer ha concluso l'esame testimoniale che gli avvocati difensori avevano organizzato col deliberato proposito di porre in stato d'accusa il presidente della repubblica e di far ammettere la legittimità dell'omicidio po litico. L'apologia del reato è stata ripetuta ad ogni udienza, ma il l generale Jerthoffer non ha voluto drammatizzare gli innumerevoli incidenti di udienza e si è limitato ad una fredda esposizione dei fatti. « Non ho l'intenzione di rievocare ricordi storici — ha detto quando ha preso la parola —, non c'è niente di comune fra questo attentato e altri diretti contro capi di Stato: Bastien-Thiry non ha nascosto di aver voluto mettere la maggioranza sotto il dominio di una minoran¬ za e di provocare la guerra civile >. Dopo aver ricordato come si svolse l'attentato e le circostanze straordinarie che lo fecero fallire, il procuratore generale ha insistito sul fatto che tutti gli imputati ammisero subito di aver voluto uccidere il generale De Gaulle e soltanto in un secondo tempo cercarono di far credere che avevano soltanto l'intenzione di catturarlo. «A credere a Bastien-Thiry — ha affermato il generale Jerthoffer — il capo dello Stato sarebbe stato imprigionato in una villd'dei-sobborghi di Versailles e rinchiuso in una camera ermeticamente chiusa. La villa sarebbe stata sorvegliata da uomini armati. L'istruttoria del processo contro di lui si sarebbe svolta in quella villa. Un avvocato del foro di Versailles sarebbe stato nominato per difenderlo al processo. Ma, vedete voi il generale De Gaulle dire a Bourgrenet de la Tocnaye: ecco le mie bretelle e i miei occhiali vi seguo ». II procuratore generale ha esaminato allora le contraddizioni degli imputati l'impossibilità del loro preteso piano d'azione, per concludere che la tesi del rapimento non può essere presa sul serio. E' passato poi a parlare dei moventi dell'attentato, che gli im putati hanno indicato nell'in dipendenza dell'Algeria. A conclusione della requisì torio ha dichiarato: « Gli uo mini che giudicate hanno at taccata la Francia stessa. Bi sogna considerare il loro com plotto come un delitto politi co, il tentativo di omicidio co me un delitto comune ». Sandro Volta

Luoghi citati: Algeria, Francia, Parigi, Versailles