Gli eredi Savoia hanno di nuovo vinto la vertenza per la tenuta di Racconigi

Gli eredi Savoia hanno di nuovo vinto la vertenza per la tenuta di Racconigi Il risultato della seconda causa contro lo Stato Gli eredi Savoia hanno di nuovo vinto la vertenza per la tenuta di Racconigi La sentenza del Tribunale: il patrimonio, valutato 4-5 miliardi, deve essere diviso in cinque parti - Quattro sono assegnate alle figlie dell'ex re, Jolanda, aipvanna e Manale,al discendenti di Mafalda - L'ultima parte spetta allo Stato come beni confiscati ad umberto.;. Gli eredi di Vittorio Emanuele III hanno vinto per la seconda volta la causa contro lo Stato per il possesso del castello e della tenuta di Racconigi. 1 termini dell'annosa vertenza sono noti. Essa ebbe origine, praticamente, con la morte dell'ex re, avvenuta ad Alessandria d'Egitto il 28 di cembre 1947, tre giorni prima che entrasse in vigore la Costituzione della Repubblica italiana. Gli ere di Savoia, ad esclusione di Umberto, e cioè Jolanda, Giovanna, Maria e 1 figli di Mafalda, morta in Germania, chiesero che Io Stato restituisse loro il patri monlo dell'ex sovrano. La Costituzione stabilisce che il patrimonio degli ex sovrani sia confiscato. Ma quando, il primo gennaio 1948, entrò in vigore la Costituzione, non esisteva più un patrimonio di Vittorio Emanile le III, ma un patrimonio già trasmesso ni suoi figli. Tra questi, uno solo era un ex sovrano e quindi lo Stato aveva il diritto di confiscare soltanto il quinto dei beni spettante ad Umberto. Gli eredi Savoia sostennero an che che nella massa dei beni da dividere in cinque parti, di cui una destinata allo Stato, dove vano essere compresi il castello e la tenuta di Racconigi. L'edificio è composto di 400 stanze arredate con mobili e tappeti di grande pregio. Il vasto parco ha un perimetro di cinque chilometri cinto da muro. Il valore è calcolato in cifre molto approssimative a 4-5 miliardi. Lo Stato si oppose alla richiesta degli eredi Savoia sostenendo che il castello e la tenuta erano stati donati da Vittorio Emanuele III ad Umberto in occasione delle nozze con Maria José del Belgio, nel 1929. Come « beni di ex sovrano » erano pertanto soggetti a totale confisca. Ma gli eredi Savoia osservarono che tale donazione era stata fatta da Vittorio Emanuele III in virtù di prerogative regali che egli non possedeva più all'atto della sua morte e quindi Umberto lì era tenuto a restituire ai coeredi quanto aveva ricevuto dai padre. Il Tribunale di Torino, nel 1958. riconobbe le ragioni delle figlie di Vittorio Emanuele III, attribuendo loro 1 quattro quinti del i e a possesso di Racconigi. Là sentenza fu dichiarata nulla, nel 1960, dalla Corte d'Appello: i giudici di secondo grado, senza entrare nel merito, rilevarono un vizio di procedura: non era stato citato, come coerede, Umberto di Savoia. Il processo fu pertanto ripreso, con regolare citazione dell'ex re in esilio, che si fece rappresentare dall'avv. Fioretta. Gli eredi Savoia affidarono la tutela dei loro interessi agli avv. Rosario, D'Amelio. Toesca, mentre il ministero delle Finanze era assistito dagli avvocati dello Stato Arias e Fierro. Le argomentazioni furono sostanzialmente quelle già dibattute nel primo giudizio; l'ultima udienza si tenne il 18 gennaio scorso (pres. Caccia, estensore Mesetto, giudice Brunetti). La nuova sentenza conferma in sostanza quella del 1958: ordina la divisione del possesso di Racconigi in cinque parti, di cui quattro da assegnare a Jolanda, Giovanna, Maria c agli eredi di Mafalda, ed una — quella di Umberto — allo Stato. Il documento precisa ■■he. oltre il castello e la tenuta, saranno divisi anche tutti i beni mobili, e cioè « quelli contraddistinti con le cifre SM e PP», che significano < Sua Maestà » e * Proprietà Privata ». Si tratta di mobili preziosi, di quadri, di arazzi, dì tappeti, di argenteria e di altre suppellettili. Il possesso è amministrato dal dott. Speca, assistito da personale del ministero delle Finanze. Poiché l'amministrazione della tenuta è attiva, lo Stato, secondo la sentenza, dovrà anche rendere i conti e corrispondere agli eredi Savoia 1 quattro quinti dei frutti. Il ministero non dovrà invece sopportare, per la sua parte, il peso delle Imposte sul patrimonio, di successione e di consolidamento usufrutto. La Repubblica non ha ereditato, ma confiscato e quindi non deve pagare tasse. Il Tribunale, con separata ordinanza, ha infine deciso, per le complesse operazioni di divisione, di rimettere la causa al giudice istruttore dott. Mosetto. che ha fissato la prima udienza per 11 24 aprile. Lo stesso magistrato nominerà un collegio di periti per valutare e dividere I beni. Quest'ultima parte della sentenza, tuttavia, entrerà In vigore soltanto se lo Stato non ricorrerà in appello In tal caso, per qualche anno ancora, non si parlerà di divisione della tenuta di Racconigi. esrrvcaqta