Le amiche della mondana uccisa hanno deposto contro l'imputato

Le amiche della mondana uccisa hanno deposto contro l'imputato Una serie di testimonianze contrastanti al processo d'appello a Novara Le amiche della mondana uccisa hanno deposto contro l'imputato Secondo una delle testi, Carlo Bricco la sera del delitto si presentò a lei con una maglietta macchiata di rosso «Mi parve sangue. Glielo feci notare, ma lui rispose che la cosa non mi riguardava» - Tre uomini affermano di avere visto la vittima in compagnia di un individuo atletico, che non può essere l'accusato (Dal nostro inviato speciale) Novara, 20 febbraio. Sfrondata di alcune deposi zioni di contorno, la giornata di oggi si può restringere a uno scontro — nelle regole della procedura penale — fra due gruppi di testimoni. Uno accusa l'imputato Carlo Bricco: sono le compagne della vittima Enrica Vietti detta Tina; l'altro lo scagiona perché afferma d'averla vista tre ore dopo che il Bricco aveva lasciato Novara diretto a Foggia. La sorte dell'imputato dipenderà dal prevalere d'un gruppo sull'altro. Nel primo processo prevalsero i testi a discarico, ed egli fu assolto limpidamente. La battagliera capitana del primo gruppo è la signorina Milena Barbaglia, fredda e tenace accusatrice. Per un certo tempo Carlo Bricco fu il suo amico del cuore, poi egli orientò i suoi gusti verso Iolanda Marzocchi, sua attuale compagna. «Non sarà dovuto tanto rancore — ha sospettato oggi l'avv. Di Tieri, difensore dell'imputato — a gelosia, per essere stata soppiantata da Iolanda? ». Milena lo ha escluso con assoluta sicurezza. «Il 20 luglio — ha raccon tato la Barbaglia — Carlo venne da me tre volte. A mezzogiorno per mangiare, alle cinque del pomeriggio per farsi la barba, e la sera alle otto. Quest'ultima volta era molto agitato. Indossava una maglietta gialla... ». «Mai avuto una maglietta gialla» afferma l'imputato. Impassibile la testimone prosegue: «Su di essa notai delle macchie rossastre. Mi parvero di sangue, e sembrava che fossero state lavate di fresco, tanto che la stoffa era ancora umida. Glielo feci osservare, pe lui rispose che la cosa non mi riguardava». Milena seppe qualche giorno dopo che quella sera Carlo era partito per Foggia per raggiungere Iolanda. Lo rivide il 10 agosto; si parlò dell'uccisione di Tina. Prosegue la testimone: «Carlo mi disse che sapeva chi l'aveva uccisa, un pugile meridionale, e mi descrisse come aveva fatto ». (« Si trattò d'una semplice vanteria» ha sempre affermato il Bricco). «Qualche giorno dopo — riprende la teste — litigammo; mi strinse alla gola dicendo che se non stavo zitta mi faceva fare la stessa fine di Tina». Ha detto Antonietta Ferrari: «Il pomeriggio del 20 luglio Carlo indossava calzoni grigi e una maglietta giallo canarino. Lo rividi la sera alle nove alla stazione, aveva un abito a quadretti e camicia bianca. Mi disse che aveva molto denaro e mi propose di partire con lui per il mare. Io rifiutai». Le colleghe Gina Gualco e Luciana Vicario hanno riferito che quando Milena Barbaglia ricevette le minacce dì Carlo Bricco si confidò con loro, ed esse hanno ripetuto che ciò avvenne prima che il Bricco venisse, fermato dalla polizìa. Ecco ora i tre testimoni che avvalorano l'ipotesi dell'innocenza dell'imputato. Furono interrogati in questura subito dopo la scoperta del delitto, ma secondo gl'inquirenti le loro deposizioni vennero annullate dalle confessioni del Bricco Ha raccontato Cesare Rovida: «La sera di giovedì 20 luglio, poco prima di mezzanotte, incontrai Tina. Ricordo che era giovedì perché quella mattina c'era stato mercato. La sera avevo fatto alcune partite a biliardo al caffè; all'uscita incontrai in via Rosselli la Tina. Era assieme a un giovanotto dalla taglia atletica, il collo taurino, che le teneva il braccio sulle spalle. Li vidi sparire nel portone di Tina, in via Rosselli 9». La deposizione non è stata così liscia; il presidente gli ha mosso numerose contestazioni, e altrettanto è avvenuto per il teste successivo, il che ha provocato le proteste dell'avv. Di Tieri. Oreste Mazzoni ha detto a sua volta: «Poco, prima di mezzanotte del 20 luglio vidi passare Tina in compagnia. Ricordo che era un giovedì perché non avevo potuto as¬ sistere alla trasmissione di "Campanile sera" essendo andato con mia moglie a far visita a una nostra conoscente ammalata. Tina era con un giovanotto robusto, atletico. Li vidi infilarsi nel portone. Non posso sbagliarmi su Tina, la conoscevo, bene ». Ecco un terzo testimone, Gianfranco Negri. Abitava nello stesso stabile della Vietti, pure al terzo piano. «La sera del 20 luglio rincasavo con mia moglie verso mezzanotte. Sulle scale sentiamo dei passi e scorgiamo un individuo infilarsi nel gabinetto che si trova sul pianerottolo. Salito in casa guardo incuriosito dalla finestra, vedo un uomo alto e grosso attraversare il cortile e avviarsi al portone». Milena Barbaglia, la donna che accusa Carlo Bricco

Luoghi citati: Foggia, Novara