«L'autonomia delle Regioni non sarà incompatibile con la programmazione»

«L'autonomia delle Regioni non sarà incompatibile con la programmazione» V n'interri sta del ministro Trabucchi «L'autonomia delle Regioni non sarà incompatibile con la programmazione» Dichiarazioni sulla finanza locale, la cedolare e la Vanoni (Nostro servizio particolare) Roma, 19 febbraio. Nel suo numero di domani il settimanale Epoca pubblicherà una intervista concessa dal ministro delle Finanze sen. Trabucchi a Mario Missiroli Alla domanda se la ce dolare sbarrerebbe la strada al capitali stranieri nel giorno in cui l'Italia ne avesse bisogno, il ministro ha risposto che una cedolare del 15 per cento è bassa come aliquota e che la sua adozione' corrisponde press'a poco alla mi' sura minima fra quelle in uso negli altri Stati: sarebbe comunque difficile ad un cittadino straniero evitare il pagamento di un'imposta cedolare Investendo in paesi diversi dall'Italia. Il sen. Trabucchi sostiene poi che non è vero che il « modulo Vanoni» sia troppo complicato (simile ad un gioco di parole crociate, hanno scritto alcuni giornali) ma che esso è solo un suggerimento ài contribuente perché egli dia notizia all'Erario di tutti gli elementi necessari per instaurare un colloquio, che non deve concludersi con una transazione, ma con la convinzione delle due parti che si è giunti ad accertare la verità. In merito alle Regioni e alla finanza locale, Trabucchi afferma: « Non si tratta dì dare alle Regioni delle entrate (tributarie o no, non importa) perché le distribuiscano quasi a titolo di beneficenza: si tratta d! affidare alla libera determinazione delle Regioni le stesse somme, che, per canali rigidi e spesso con discriminazione necessariamente sommarla, lo Stato ha speso finora in base alle leggi di bilancio, in ciascuna regione, per le materie in cui le Regioni diventano competenti a legiferare e ad amministrare. < Naturalmente potrà venire, in fase successiva, anche il momento In cui si concederà alle Regioni la possibilità di applicare dei tributi con discrezionalità limitate, o di fare del necessari prelievi, ma tutto ciò è ora lontanissimo dal nostro pensiero. «Ed è per questo che ab blamo proposto di limitare la stessa possibilità delle Regioni di assumere impiegati e di contrarre debiti. Gli amministratori delle Regioni a statuto ordinarlo non dovranno sentire la vocazione di fare spese a qualunque costo, ma dovranno studiare il modo di programmare la spesa dei fondi disponibili all'unisono con la politica degli enti locali, perché per fare una programmazione seria, comuni e province non rappresentano, per molta parte d'Italia, delle zone economiche sufficientemente vaste». Il ministro delle Finanze ha poi risposto alla seguente domanda: « Questa sua, almeno mi pare, è una concezione un po' diversa da quella solita. Comunque sia, 1 casi sono due. Se si vuole fare una programmazione organica, a panorama nazionale, la programmazione deve venire dal centro, dallo Stato e, In questo caso, le Regioni debbono prenderne semplicemente atto. E allora, perché le Regioni,? Se, viceversa, le Regioni hanno una vera autonomia per eseguire la programmazione regionale, la programmazione a carattere nazionale, che dovrebbe regolare armonicamente, secondo un alto concetto, di giustizia distributiva, le risorse del paese, se ne va a spasso...». Trabucchi: «Sarà, infatti, necessario rafforzare lo Stato sia dal punto di vista politico, dandogli una maggiore sicurezza e stabilità, sia da quello amministrativo, in ragione della forza da attribuirsi all'esecutivo che deve essere tanto maggiore quanto maggiore si pensa possa essere l'autonomia di determinazione da lasciare alle Regioni, perché queste non eccedano dai loro poteri e soprattutto perché coordinino il loro sforzo e lo subordinino alle direttive generali della programmazione statale, v insomma, bisognerà essere sicuri che le Regioni non diventino organismi che agiscano in opposizione alia politica programmata dello Stato, ma tutto questo attiene alle modifiche delle strutture della nostra amministrazione e della nostra organizzazione che l'introduzione dell'ordinamento regionale renderà necessarie ». Ad un'ultima domanda « Facciamo un'ipotesi: che nasca un conflitto fra una Regione e lo Stato. Una Regione vota una legge. SI ricorre contro questa legge al governo centrale, su, su, fino alla Corte Costituzionale. Passano dal me- sì, qualche anno, ma, intanto, la Regione va avanti. E un bel giorno la Corte Costituzionale dichiara illegale quella legge. Come si torna indietro? Come si obbliga la Regione a disfare quel che si è fatto, a passare sopra a molti interessi costituiti? Chi ci manda, il governo? Ha sottomano un generale Hoche? », il ministro Trabucchi risponde: «Ma perché vuol prevedere il peggio? Con questo -criterio, non si farebbe mai nulla. Comunque si ricordi: secondo me (1 costituenti, forse, non hanno pensato cosi), l'evoluzione dei tempi ha reso logica e necessaria la sostituzione alla veccchia concezione di un semplice decentramento regionale (troppo spesso diaframma fra chi decìde e chi opera), l'assai più moderna concezio ne di una autonomia regiona le, che valga non-solo a rendere immediato il provvedere e l'eseguire, ma che serva anche a coordinare le autonomie locali per la risoluzione di problemi, che superano i limiti della provincia e che non sono tutti .rapportabili all'unicità di uno schema centralmente elaborabile ». r. S. iiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiii i m

Persone citate: Mario Missiroli, Trabucchi, Vanoni

Luoghi citati: Italia, Roma