Nel primitivo cattolicesimo dei «peones» peruviani resta un fondo pagano di antiche superstizioni di Francesco Rosso

Nel primitivo cattolicesimo dei «peones» peruviani resta un fondo pagano di antiche superstizioni DANZE SENSUALI, ACQUAVITE DI GRANTURCO, EBREZZA DELLA COCA Nel primitivo cattolicesimo dei «peones» peruviani resta un fondo pagano di antiche superstizioni Il clero è spesso costretto a molta indulgenza verso usanze radicate da secoli : perderebbe altrimenti il contatto con le mass* La drammatica vicenda di un parroco scomunicato e ribelle - Fu un caso estremo, ma è vero che non pochi sacerdoti appoggiano le rivendicazioni degli Indios -1 rivoluzionari vengono quasi tutti da famiglie ricche e potenti - Da poco i contadini sono apparsi sulla scena come protagonisti: è stata una furia di distruzione e di morte nelle piantagioni di canna da zucchero (Dal nostro Inviato speciale) Lima, 14 febbraio. Per l'impreparato visitatore europeo, un pranzo criollo è una pugnalata ai visceri, ma l'appuntamento con gli amici che mi avevano invitato era da Rosita Bios, ristorante tipico sui contrafforti delle colline calve che chiudono Lima in un semicerchio di polverosa sterilità. Lì non esiste « carta » per la scelta dei cibi, e bisogna adattarsi a quanto arriva dalla cucina. Rosita Bios è una pingue meticcia con molto lardo sotto le mascelle dure, sporgenti, come se aves¬ se masticato lei il granturco fermentato poi con la cannella per produrre la chicha, acquavite poco alcoolica e poco costosa con cui i poveri ingannano l'eterno appetito. Le donne peruviane trascorrono molte ore del giorno a ruminare granturco che poi sputano in recipienti di terracotta, attendendo che fermenti per aggiungervi la cannella. Sono macine rassegnate che producono l'ebrezza obliosa per i loro uomini i quali, intanto, ingannano lo stomaco dilaniato dai digiuni col freddo anestetizzante della coca. Parlavamo di queste usan- a ze popolari peruviane mentre Bosita Bios porgeva i suoi piatti criolli; crostacei, fegatini, lingue di pollo, interiora, brandelli di carne macerati nello aqui, infernale peperoncino rosso polverizzato, e per spegnere l'arsura passava pannocchie di granturco lessate e bicchieroni di chicha. Lasciavo ai miei commendali, tutti col palato di ghisa, il piacere delle vivande incendiarie, e mi interessavo ad un gruppo di singolari avventori che ad una tavola accanto festeggiavano un compleanno. Erano sei suore, due sacerdoti ed alcune giovinette collegiali; tutti avevano le gote già accese dai cibi piccanti e dalla chicha e parlavano a voce alta per sopraffare il suonò delle chitarre su cui tre po-< steggiatori eseguivano un vertiginoso valzer criollo. Eccitate dalla musica, alcune ragazze si alzarono e, postesi di fronte, a coppie, nel centro del locale, si scatenarono al suono delle chitarre in una marinerà, riolenta danza sensuale peruviana che nelle coppie normali torce i corpi nell'esaltazione dell'offerta, col fazzoletto che si avvinghia intorno al collo dell'uomo come morbido cappio d'amore. Le monache ed i sacerdoti scandivano il tempo alle danzatrici battendo ritmicamente le mani. « Non si meravigli se parteciperanno alle danze, — disse uno dei miei amici; — in Perù ciò sarebbe possibile ». Suore é sacerdoti non ballarono, ma quell'episodio fornì argomenti per lunghe discussioni sul costume peruviano. La religione cattolica non ha inciso profondamente sugli indios, rimasti pagani in gran numero nonostante l'adesione formale al cristianesimo. Pur condannando determinate manifestazioni, il clero è stato costretto ad adeguarsi all'ambiente in cui deve svolgere il suo apostolato per non perdere i contatti con le masse popolari. Il Perii e, uno dei pochissimi paést del. Sudàmerica inveiti' è consentito il divorziò; per la stragrande maggioranza dei peruviani poveri, ciò non ha molta importanza, e non ricorrono certo al giudice per liberarsi di una moglie e prendersene una seconda, una terza, una quarta, lasciandosi talvolta persuadere dal sacerdote a sposarsi almeno col rito religioso, che non è riconosciuto dallo 8tato. . Nei ceti popolari, dove la antica usanza della poligamia pare si faccia ancora sentire, il sentimento della famiglia 6 alquanto fragile. Per rimanere accanto alle masse del popolo, il clero chiude un occhio sulle usanze meno'irrispettose; la danza di due giovinette, una caraffa di chicha, alcune foglie di coca, sono nemmeno peccato veniale per chi non ha altro dalla vita. Anche nella politica sociale, il clero peruviano è tra i più avanzati del Sudàmerica, e se molti sacerdoti appoggiano apertamente le rivendicazioni dei diseredati, possono essere biasimati per le loro intemperanze verbali, non per le idee di giustizia che predicano. A meno che giungano agli estremismi sovvertitori di don Salomon Bolo Hidalgo, giovane prete entrato d'impeto nella storia rivoluzionaria del Perù. Parroco in un villaggio aggrappato ai fianchi delle Ande, don Bolo Hidalgo esordi in politica tre anni addietro con accesi discorsi contro le dittature. Poiché sa maneggiare i pennelli con la candida imperizia dei pittori di ex voto, egli affrescò una parete della sua chiesina con una tremenda allegoria dell'inferno, raffigurato in un drago che erutta fuoco dalle fauci spalancate. Tra quelle fiamme, ignudi I e lubrichi, don Bolo Hidalgo iiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiimimiiiimiiiiiiiiiiiiii ha posto i dittatori più recenti: Hitler, Mussolini, Trujillo, Perez Jiménez e, per non far torti, anche Stalin, Mao Tse-tung e Fidel Castro. Ignorò Kruscev; un anno dopo, infatti, invece del Vangelo, predicava dal pulpito le teorie del mnrx'imo leninismo. L'episcopato lo richiamò all'ordine, ma poiché egli insisteva nella convinzione di poter conciliare il materialismo storico e l'ateismo con il cristianesimo, lo sospesero prima a divinis, ed infine lo scomunicarono, Non avendo lo Stato peruviano aderito al concordato col Vaticano, don Bolo Hidalgo, nonostante la scomunica, potè liberamente continuare i suoi comizi pubblici in abito talare. Dopo un soggiorno a Mosca, tornò a Lima agguerritissimo in dottrina comunista, ma la sua attività di agitatore sociale non durò a lungo; dopo alcuni sabotaggi a miniere e zuccherifici, la giunta militare di governo, impadronitasi del potere nello scorso luglio dopo aver annullato le elezioni, scoprì un complotto comunista di cui don Bolo Hidalgo era l'animatore, arrestò alcune centinaia di attivisti e pose fine alla tolleranza dimostrata in sei mesi di governo. Bolo Hidalgo sfuggì all'arresto, e pare si sia rifugiato nei meandri impenetrabili della selva Amazzonia, dove agisce Hugo Bianco, altro guerrigliero inafferrabile. Gli amici che mi avevano invitato al ristorante di Basita Bios appartengono alle grandi famiglie limegne, ma simpatizzano per Bolo Hidalgo e Hugo Bianco. Potrà sembrare strano, soprattutto in una società pressoché feudale come quella peruviana, ma i «rivoluzionari » appartengono quasi tutti a famiglie conservatrici. Bolo Hidalgo è un caso limite, ma non sono pochi i sacerdoti che appoggiano le rivendicazioni dei peones. L'università di San Marco, la più antica del Sudàmerica, è un perenne focolaio di agitazioni cui partecipano in stretta collaborazione professori e studenti. Centro di cultura cosmopolita, l'università di San Marco ha laureato filosofi e letterati illustri, e sociologhi diventati aggressivi uomini politici. Haya de La Torre appartiene ad una delle quaranta famiglie iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiD peruviane e potrebbe entrare di diritto nella classifica degli uomini più ricchi del mondo. Laureatosi alla San Marco, divenne trotzchista, e nel 1928 fondò l'Apra (AU leanza popolare rivoluzionaria americana). Ebbe immediatamente un seguito immenso tra gli eserciti di peones affamati, nella piccola e media borghesia, ma anche l'ostilità dichiarata dei militari. Nel 1932, nella cittadina di Trujillo, squadri ''i apristi assalirono una caserma, uccisero alcuni ufficiali ed un certo numero di soldati e portarono il Perù all'orlo della guerra civile. L'Apra fu posta fuori legge, ed Haya de La Torre si rifugiò nel-, l'ambasciata del Messico, do¬ ve rimase come prigioniero per alcuni anni prima di 90ter partire pir l'esilio. Sono trascorai trentanni dalla carneficina di Trujillo e dalla sanguinosa repressione di Callao, ma l'odio fideistico delle forze armate contro l'Apra non si è affievolito. Nel frattempo, Haya de La Torre ha girato il mondo oon lunghe soste a Venezia e Soma, ha diluito sempre più il suo concettoso comunismo e si e ridotto su posizioni socialdemocratiche; ciò non ha impedito ai militari di annullare le elezioni che l'anno scorso egli aveva vinto alleandosi col suo più fiero avversario, U gen. Odrìa, Uomini come Haya de La Torre, da cui incomincia il socialismo organizzato peruviano, cioè esponenti della ricca società aristocratica e borghese che vogliono la fine dei propri privilegi, sono numerosissimi. Belaunde Terry, direttore della facoltà di architettura e noto in campo internazionale, si presentò l'anno scorso candidato alla presidenza sostenuto dai comunisti clandestini, ma anche dalla borghesia peruviana, benché chiedesse radicali riformo, soprattutto quelle agraria e fiscale. TI signor Miguel M <j'tca Gallo, direttore del giornale Expreso, la cui fortuna è tra le più cospicue del Perù, appoggiò col suo giornale Belaunde Terry e giustificò poi il suo tentativo sedizioso quando, profilandosi la vitto.ria di Haya de La Torre, tentò una sommossa ad Arequipa e drizzò le barricate dioselciando le strade. L'ansia di rinnovamento sociale passa sul Perù come un vento iroso, e saranno Questi aristocratici del sangue e della cultura che, giova ripeterlo, non sono affatto comunisti, a svigorire l'agì' dex guerriglieri appostati nella selva, a incanalare coi loro programmi di riforme il cieco furore dei peones affamati di terra i quali, per la prima volta nella storia peruviana, sono apparsi sulla scena come protagonisti invadendo le piantagioni di canna da zucchero per distruggere i raccolti, sulle quali hanno lasciato anche i primi morti. Francesco Rosso Haya De La Torre, iniziatore del movimento socialista