L'Urss protesta per la ripresa degli scoppi atomici negli S. U.

L'Urss protesta per la ripresa degli scoppi atomici negli S. U. Oggi riprende a Ginevra la conferenza sul disarmo L'Urss protesta per la ripresa degli scoppi atomici negli S. U. Una nota della «Tass» fa ricadere su Washington la responsabilità dell'eventuale fallimento di un accordo atomico - Passo di Pechino a Mosca per impedire l'intesa russo-americana? (Dal nostro corrispondente) Mosca, 11 febbraio. Alla vigilia della ripresa delle conversazioni atomiche a Ginevra, Mosca si limita a sottolineare il suo malumore per i nuovi scoppi nucleari sotterranei degli Stati Uniti, senza preannunciare però nessuna misura di ritorsione. Kruscev mostra di non volere appesantire troppo l'atmosfera un gior no avanti il proseguimento dì un negoziato cui la brusca sospensione delle conversazioni tripartite di New York e di Washington aveva già inferto un deludente colpo psicologico. In un comunicato Tass egli fa assumere stasera, al suo governo, una posizione ufficiosa la quale precisa che < le nuove esplosioni americane alla vigilia dei lavori dei diciotto a Ginevra s no destinate a complicare la discussione > e rigetta su Washington €la responsabilità di tutte le conseguenze del caso*. Quest'ultimo avvertimento segna, così nel tono come nella formulazione, il massimo grado di minaccia rintracciabile nella nota, il cui timbro recrìminatorio prevale su quello minatorio. Il mondo, afferma la dichiarazione, aspettava che il 1963 potesse essere l'anno della grande moratoria. «II governo sovietico, con la dichiarazione all'Onu del 7 novembre 1962, affermò la sua determinazione di non continuare gli esperimenti a condizione che l'Occi dente facesse altrettanto. Ora, l'ultima decisione degli Stati Uniti d'annuncio americano dell'8 febbraio sulla ripresa delle esplosioni sotterranee nel Nevada), testimonia che quel governo non tiene conto della risoluzione del'Onu che fu conforme al desiderio di tutti i popoli >. La continuazione delle prove americane dimostrerebbe che Washington non tanto si pre occupa del raggiungimento di un accordo, quanto della preparazione del terreno su cui proseguire in libertà gli esperimenti. Ancora una volta si protesta la buona volontà manifestata dai sovietici con l'accettazione del principio dei controlli automatici internazionali: un punto, questo, su cui la stampa russa si sofferma insistentemente negli ultimi tempi. <Dato che non esisteva più una divergenza di principio — scrivevano 1*8 feb braio le Izvestia — si aveva ogni ragione di credere che le trattative si potevano concludere presto e con successo > La moratoria atomica non è più, per Mosca, una disquisizione astratta da affrontare con ìmpeto demagogico, ma con poca o nessuna convinzio¬ ne intima sulle reali possibilità d'accordo. Oggi la questione, non tanto del disarmo, ma di un accordo atomico effettivo con Kennedy, è diventata per Kruscev un fatto probabile, auspicabile, che in questo momento anzi predomina sulle altre sue preoccupazioni di politica estera; si direbbe che in quel compromesso globale che il Capo sovietico cerca di stipulare con Washington, la questione nucleare preceda ormai, nella gerarchia dei valori diplomatici, la stessa questione berlinese. Dalla ritirata cubana in poi Kruscev insiste fra le righe: solo attraverso l'accordo nucleare, che tra l'altro dovrebbe investire i due grandi contraenti d'una funzione di polizia sui rispettivi alleati, la Francia e la Cina cioè, può passare oggi un accordo universale sulla liquidazione della guerra fredda. E' degli ultimi giorni la voce, circolante in ambienti comunisti non sovietici, d'un passo di Pechino presso Mosca: i cinesi, che da tempo protestano per il rifiuto krusceviano di aiutarli nei loro sforzi atomici, hanno notificato ai russi di considerare fin d'ora ogni possibile tregua atomica, concordata unilateralmente fra Mosca e Washington, come un colpo diretto contro Pechino. Su tale sfondo, la campagna di Mosca per la moratoria e le sue doglianze per la fermezza americana nelle trattative, si tingono di un sottinteso più politico che propagandistico. Ciò che Mosca desidera è un patto di controllo sulla megalomania dei rispettivi alleati. L'agitazione antifrancese, e più ancora antitedesca, sembra in realtà costituire un modo indiretto quanto perentorio di invitare Kennedy al patto. La Pravda ritornava ancora stamattina sull'argomento: Adenauer è pronto a curvarsi davanti a chiunque gli prometta l'arma atomica. Egli suona su tre pianoforti alla volta. La musica che ne esce sembra una cacofonia nella quale, però, si riesce nitidamente a carpire il tema dominante di Deutschland ùber allesy. IL punto che sembra dividere i russi dagli americani, nelie premesse dell'accordo, è un conteggio di «cassette sismiche automatiche ». I sovietici sono disposti ad accettarne tre o quattro sul proprio territorio, mentre gli americani vorrebbero installarvene otto o dieci: non è da escludere che i rappresentanti russi accettino a Ginevra, in pubblico o dietro le quinte, qualche « cassetta > in più Enzo Bettìza

Persone citate: Adenauer, Enzo Bettìza, Kennedy, Kruscev