I lavoratori europei attendono dal Mec importanti riforme nel campo sociale di Giovanni Giovannini

I lavoratori europei attendono dal Mec importanti riforme nel campo sociale Entro l'anno dovrebbero essere prese sostanziali decisioni I lavoratori europei attendono dal Mec importanti riforme nel campo sociale I grandi traguardi,sono ancora lontani, ma si sono già ottenuti grossi miglioramenti - L'equiparazione dei salari maschili e femminili sta per essere raggiunta in tutti i sei Paesi • Nel 1963 sarà compiuto un altro passo verso la libera circolazione della manodopera in Europa - A Bruxelles si continua a lavorare ma in un'atmosfera di incertezza: v'è timore di un nuovo scontro tra la Francia e gli altri Stati della Comunità (Dal nostro inviato spedale) Bruxelles, 11 febbraio. Oggi, lunedi 11 febbraio, i ministri dei sei paesi della Comunità avrebbero dovuto riunirsi per la prima volta dopo il loro dissenso che portò alla rottura con la Gran Bretagna, dopo le vio- lente polemiche ancora mJcorso dentro e fuori il Mec. Saggiamente, l'incontro è stato rinviato di una decina di giorni nella vaga speranza che il breve intervallo contribuisca a placare un po' gli animi, ad indurre a qualche ripensamento. Nessuno si fa troppe illusioni, mai al quartier generale brussellese della Comunità il senso di incertezza e di smarrimento era stato così profondo. Gli « eurocrati » tentano di ignorare la politica, di continuare co- ma regna costante il timore che davanti ad ogni problema si rinnovi l'urto aperto 0 sostanziale tra i francesi e gli altri con un conseguente arresto di fatto nel progressivo attuarsi del Mec. Materialmente, non cambierà nulla nell'esecuzione del grande programma: è certo che a fine giugno i dazi doganali fra i Sei ribasseranno di un altro dieci per cento (toccando cosi il sessanta per cento complessivo di riduzione) e che alla stessa data avrà luogo il previsto secondo avvicina-: mento ad una tariffa comune nei confronti del resto del mondo. n meccanismo continuerà a funzionare. Ma il disarmo doganale, per quanto di evidente importanza, non è fine a se stesso, non è che uno degli strumenti per l'attuazione di un'autentica Comunità. In campo sociale, il 1963 doveva, deve essere l'anno forse più importante tra i primi sei del Mec per 1 proyvedimenti che «stanno per essere presi -in campo sociale allo scopo di incìdere più profondamente nelle vecchie e diverse strutture dei sei stati e di crearne altre nuove ed omogenee, a vantaggio di milioni di lavoratori europei. E' un settore, questo, al quale più di ogni altro paese è direttamente interessata l'Italia, ancora e sempre — anche se in misura decrescente — unica fra i Sei alle prese con un grande problema di disoccupazione, sottoccupazione, emigrazione di mano d'opera. Ad uno dei due membri italiani tra .i nove dell'esecutivo comunitario o Commissione, è sempre stata affidata la responsabilità e direzione degli « affari sociali » : prima all'attuale presidente dell'Ili prof. Petrilli, poi al prof. Levi Sandri. Consigliere di stato, docenti all'università di Roma, autorità internazionale nei problemi del lavoro, il socialdemocratico Lionello Levi Sandri (che sui problemi della Comunità parlerà oggi a Torino su invito della Società per l'organizzazione internazionale) ci ha tracciato un quadro obiettivo della situazione nel suo settore. Quando gli diciamo con franchezza che. i progressi sociali della Comunità non sembrano nemmeno lontanamente paragonabili a quelli economici, consente solo in parte: < Certo, non siamo ancora arrivati a nulla di sensazionale. I grandi traguardi fissati dal trattato — la pie na libertà di circolazione dei lavoratori o di stabilimento o di prestazione di servizi — sono lontani. Ma intanto la stessa progressiva attuazione del meccanismo economico ha imposto grossi miglioramenti sociali. Prenda un caso concreto: dopo tante lotte; tanti solenni impégni in accòrdi internazionali e persino nelle costituzioni, il problema dell'equiparazione del salari femminili a quelli maschili era rimasto praticamente insoluto. < Solo l'attuazione progressiva del Mec, anche se con qualche ritardo sul termine previsto dal trattato, ha tradotto il principio in realtà. La Francia — che per motivi economici si era fatta promotrice — e la Germania, vantano di aver già raggiunto pienamente l'obiettivo ; l'Olanda è un po' più indietro; l'Italia arriverà entro quest'anno a salari femminili non inferiori al novanta per cento di quelli maschili, ed entro l'anno ft prossimo al completo allineamento. « Non è poco. E non è poco, per citare un altro car so, l'avere imposto ai fini previdenziali a tutti gli Stati membri un unico completo elenco di malattie professio- naU> Non era congiderata taIei in ^ paeae ^ minieree di minatori, soprattutto nostri, come il Belgio, la silicosi: solo in questi giorni, anche per la pressione della Comunità, il parlamento di Bruxelles sta provvedendo».Su questo particolare tema della sicurezza sociale, il prof. Levi Sandri ha convocato in dicembre una prima grande conferenza europea: da una massa imponente di relazioni dei maggiori esperti, si stanno ora vagliando i suggerimenti chefatti propri prima dalla Commissione, poi dal Consiglio dei ministri, infine dagli Stati membri. Tocchiamo almeno uno, il maggiore, dei grandi problemi sociali. A che punto siamo oggi sulla via che dovrebbe portare entro la fine del periodo transitorio (1969) alla «libera circolazione -dei lavoratori », alla facoltà cioè per ognunq dei centosettanta milioni di cittadini « europei » di cercare e trovare lavoro in uno qualsiasi dei sei paesi in perfetta e assoluta condizione di parità con i prestatori d'opera locali? Con sei o settecentomila lavoratori sparsi nella Comunità, l'Italia è ancora una volta il paese più interessato al problema. Levi Sandri ci ricorda il primo « regolamento » già approvato un anno e mezzo addietro: in base ad esso, un lavoratore straniero ha diritto di occupare un posto libero in un altro paese, della Comunità se entro ftjre se);timane^e^p non sia stato preso da uri locale; ha diritto dopo un anno al rinnovo del permesso di lavoro per la medesima attività e dopo tre anni per qualsiasi altra ; dopo quattro anni, infine, è pienamente parificato ai locali. Il meccanismo è complesso, consente dei dubbi sulla sua reale efficienza, ma intanto è avviato. E proprio entro il 30 giugno di questo anno, un secondo « regolamento » consentirà qualche altro passo avanti sulla strada della piena parificazione. Il lavoratore straniero avrà più facile accesso ad altre attività diverse da quella iniziale, potrà essere eletto negli organismi rappresentativi del personale della sua impresa, sarà infine realmente protetto da tutte quelle piccole misure amministrative (formalità d'immigrazione, soggiorno ecc.) con le quali cercano di proteggersi i paesi d'immigrazione che hanno bisogno di mano d'opera altrui ma vogliono proteggere la propria. Sempre entro il 30 giugno, la Commissione dovrà fare il punto nel cammino verso un altro grande obiettivo comunitario: la libertàanaloga a quella dei lavoratori, per imprenditori o liberi professionisti di svolgere il loro lavoro in qualsiasi parte della ComunitàLa questione è qui complicata da ulteriori ostacoli (validità, ad esempio, e riconoscimento di lauree e titoli di studio rilasciati in un altro dei sei paesi). • Entro febbraio, intanto, il prof. Levi Sandri a nome della Commissione presenterà al Consiglio di ministri (del quale è certo il sostanziale consenso) la proposta di dare inizio ad una «politica comunitaria di formazione professionale ». E, al solito, è inutile sottolineare l'importanza' di una simile iniziativa per un paese come il nostro dove il pur grave problema della disoccupazione sta sempre più cedendo o identificandosi a quello della preparazione della mano d'opera. Tralasciamo altri problemi, limitiamoci a notare come su tutti quelli accennati importanti decisioni dovranno essere prese nei prossimi mesi a Bruxelles. Non è consolante pensare all'eventualità che esse possano essere rinviate per colpa dell'atmosfera creatasi nella maniera che tutti sanno. Tentando di ignorare il più possibile il fattore politico e di rifugiarsi il più possibile nel suo lavoro, Levi Sandri cerca di mostrarsi ottimista: «Forse è bene che i ministri nei loro prossimi incontri debbano occu- Earsi molto e subito di prolemi sociali: è un terreno sul quale è difficile che uno faccia altre bizze ». « E la Comunità — conclude il professore — deve vivere, andare avanti: è di troppo decisiva importanza per le sorti di tutti noi, di centosettanta milióni di cittadini europei ». Giovanni Giovannini

Persone citate: Consigliere, Levi Sandri, Lionello Levi Sandri, Petrilli