Il colonnello fucilato
Il colonnello fucilato Il colonnello fucilato La vedova dell'ufficiale, caduto a Spalato con altri 46 valorosi, vorrebbe trovare la tomba di suo marito - Forse qualcuno può aiutarla? La vedova del colonnello d'artiglieria Fiero Mazza, fucilato dalle SS tedesche a Spalato, ha chiesto, attraverso « Specchio del tempi », informazioni sul luogo di sepoltura del marito. Siamo andati a trovarla. Abita sola In via Cialdini 41 bis. Esile, vestita di scuro. Rosa Mazza Menesi rievoca la disperata difesa di Spalato e il suo tragico epilogo. La voce è ferma, serena. Esita di fronte a espressioni che nel salottlno borghese, tra 1 mobili scuri, dignitosi, possono involontariamente acquistare sapore di rettorica. Solo da questo segreto pudore del sentimenti si indovina quanto sia ancora dolorosamente vivo il ricordo. Spalato, settembre 1943.. Dopo l'armistizio, le truppe italiane si sono, in parte, disperse. Ma c'è ancora l'Intelaiatura del 18» Corpo d'Armata: reparti di fanteria della divisione « Bergamo », un reggimento di bersaglieri, il comando d'artiglieria. I rimasti, in mancanza di ordini, obbediscono alla prima norma dell'onore militare: non cedere le armi. I tedeschi ne hanno chiesto la consegna e da due settimane si combatte tra le case diroccate. Il 22 settembre, la radio germanica ha trasmesso un laconico comunicato: a Cefalonia, la divisione «Acqui » è stata annientata. Erano 11 mila uomini. Si è saputo che tremila sono caduti in combattimento e altri 5 mila sono stati massacrati, inermi, dalle SS dopo la resa. A Spalato, nessuno si fa illusioni. Ogni giorno di resistenza inasprisce I tedeschi. Ma ogni giorno trascorso' con le armi in pugno è un tributo all'onore militare. Solo dopo un'altra settimana di combattimenti, il 29 set tombre, terminate le munizioni esauriti 1 viveri, la piazza si arrende. Nella città entrano 1 carri armati della divisione corazzata di SS < Prinz Eugen >, quella di Cefalonia. La rappresaglia è im- 11111111 ■ 111li 1111111111111ii;111111111111111 ■11i 11111111 il i mediata, sotto il simulacro di un procedimento legale. Quattrocento ufficiali Italiani al presentano davanti a una Corte marziale tedesca. Due domande: se comandavano truppe e se hanno ordinato di sparare. Per tutti, la risposta è si. Allora, una terza domanda: se intendono collaborare con le truppe tedesche. Dire di no, significa morire Tre generali, Clgala Fulgosi, Policardi e Pelligra, sono i primi a rifiutare. Vengono fucilati il 30 settembre. Il giorno dopo è la volta di altri sei ufficiali superiori, tra cui 11 colonnello Mazza. Dicono di no ai tedeschi. Cosi la maggior parte dei subalterni. Altri 38 uomini, uno ogni dieci, vengono mandati a morte. La sera del 1» ottobre Impassibili, silenziosi, tutti vengono fatti salire sui camion. Un'ora dopo, a 36 chilometri da Spalato, in una valletta dietro le fornaci di Trlly, le vampe rossastre delle raffiche di mitra rompono la notte. Le spoglie dei tre generali sono state rimpatriate la scorsa estate. Ma è difficile localizzare la più ampia fossa che ha accolto il secondo gruppo. Qualcuno deve aver visto, pensa Rosa Mazza Monesi, e può dare un'indicazione. Forse gli stessi che fecero parte dei plotoni di esecuzione. Dopo vent'anni è ben giunto 11 momento delia pietà. g. m.
Persone citate: Fulgosi, Mazza, Mazza Monesi, Pelligra, Prinz Eugen, Rosa Mazza Menesi
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