Pretendono dallo Stato il rimborso di 100 miliardi

Pretendono dallo Stato il rimborso di 100 miliardi Pretendono dallo Stato il rimborso di 100 miliardi Importatori di Napoli, Torino, Milano, Genova, Trieste e Firenze hanno fatto causa contro il ministro delle Finanze per un tributo « illegale » (Dal nostro corrispondente) NapoU, 9 febbraio Con il più vivo interesse viene seguita negli ambienti commerciali la causa promossa da un gruppo di ditte contro lo Stato, citato nella persona del ministro delle Finanze — e precisamente di tutti coloro che ricoprirono tale carica nel periodo dal '46 al '50 — in quanto da quel dicastero dipende l'Amministrazione delle Dogane. Coloro che hanno iniziato la causa sostengono che fu la direzione di quella Amministrazione a pretendere per ben quattro anni un tributo arbitrario. Si tratterebbe di una somma complessiva di ben 100 miliardi. Oltre all'azio: ne di recupero in corso dinanzi al tribunale di Napoli, un'altra viene svolta, contemporaneamente, davanti ai giudici di Torino, Trieste, Genova, Milano e Firenze. «Nel novembre 1926 — scrive stasera «Napoli Notte> — fu pubblicato un decreto-legge con il quale veniva regolamentata la delicata materia dei permessi di importazione e di esportazione. Nel 1935, in regime autarchico, tali disposizioni subirono un ulteriore irrigidimento e fu istituito un tributo, chiamato «diritto di licenza >, pari al 3 per cento — poi elevato al 10 per cento — sul valore delle merci provenienti da un Paese con il quale l'intercambio era soggetto a permesso. Finita la guerra, il governo sentì la necessità di adeguare la disciplina delle importazioni e delle esportazioni al nuovo spirito di libertà anche nel settore economico e del commercio estero. Fu perciò emanato, nel 1946, un decreto che liberalizzava il commercio delle valute estere e fu reso noto un elenco di merci e di materie prime che potevano esstre importate liberamente >. Il quotidiano aggiunge- «Per effetto di tale nuova regolamentazione, il diritto di licenza non avrebbe dovuto più essere preteso sulle importazioni di merci previste in tale elenco. E analogamente il tributo non avrebbe' dovuto gravare sull'importazione di merci dai Paesi con i quali erano stati stipulati accordi e trattati di commercio. Ciononostante l'amministrazione finanziaria delle dogane continuò a imporre il tributo e gli importatori continuarono a pagarlo, La cosa durò per quattro anni, fino al giugno 1950, allorché il governo abrogò il provvedimento. Nel '59, per incarico di alcune ditte cotoniere e laniere, l'aw. Guido Scarpa, del foro di Milano, citò in giudizio l'Amministrazione delle Dogane, dipendente dal Ministero delle Finanze, per ottenere il rimborso delle somme illegittimamente pretese. Ma il Ministero si difese affermando che il diritto al rimborso era andato prescritto essendo trascorso un quinquennio, e si eccepì inoltre da parte del Ministero, tramite l'avvocatura erariale non essere vero che con le norme del 1946 e con i trattati e gli accordi internazionali sue cèssivi le importazioni delle merci indicate erano state libe ratizzate ». Sull'argomento si è già avuta una sentenza del Tribunale di Trieste, che ha ritenuto fondata la questione in linea di diritto, respingendola però in pratica, in quanto l'azione legale, cominciata a più di cinque anni di distanza, sarebbe caduta in prescrizione. Nell'apoello, subito inoltrato, gli importatori di Trieste hanno sostenuto che la prescriztone si applica solo «nel caso di somme pagate in più per un errore materiale dello Stato», ma non quando allo Stato, si chie de il rimborso di un « intero tributo perché non spettante», C. g.