Un bimbo di due anni ucciso nella notte dinanzi a una chiesa dai padre impazzito

Un bimbo di due anni ucciso nella notte dinanzi a una chiesa dai padre impazzito Agghiacciante delitto della ioMiia a Mmi-vortMO Ferraris, presso Vercelli Un bimbo di due anni ucciso nella notte dinanzi a una chiesa dai padre impazzito L'assassino è un giovane carpentiere - Era ossessionato dal timore che il figlio fosse malato e non voleva che soffrisse per tutta la vita - Verso mezzanotte si è alzato da letto, ha preso un arnese-da lavoro e lo ha piantato nella schiena alla moglie - Poi ha afferrato il piccolo ed è corso fuori, sino alla parrocchia - «L'ho portato là, perché andasse più in fretta in Paradiso» - Dopo il delitto è tornato a casa: lo hanno arrestato mentre distruggeva l'alloggio « Mi ha spinto una forza soprannaturale » ha detto - Ora è piantonato al manicomio di Vercelli - La donna ha perso molto sangue ma forse si salverà (Dal nostro inviato speciale) Livorno Ferraris, 7 febbraio. Un bimbo di ventitré mesi è stato ucciso stanotte con tredici colpi di scalpello da suo padre, che poco prima aveva tentato di massacrare la moglie. L'orribile delitto è avvenuto davanti alla chiesa parrocchiale di Livorno Ferraris (Vercelli). Nessuno è stato testimone della straziante agonia del piccolo, tranne il papà, impazzito, che ha atteso l'ultimo respiro del figlio prima di andarsene. Il bambino si chiamava Gianni Zanovello E' stato ucciso perché negli ultimi tempi era stato malato. Prima aveva avuto la polmonite, poi, appena guarito, quindici giorni fa si era rovesciato addosso un pentolino dt minestra bollente; si era ustionato piuttosto grave mente, era stato in punto di morire, ma i medici l'avevano salvato e restituito ai genitori. Il padre, Giuseppe Zanovello, un carpentiere di 39 anni, non credeva tuttavia che il figlio sarebbe guarito completamente. Dodici mesi fa, la sua prima bambina? Germana, undicenne, era stata ricoverata in un preventorio in montagna e non è ancora tornata a casa. Proprio stamattina il papà e la mamma dovevano andare a farle la visi ta mensile; ieri avevano comperato una valigetta nuova per portarle qualcosa. La malattia della bambina, le recenti disavventure di Gianni avevano turbato la mente di Giuseppe Zanovello. Poco per volta si era convinto che una maledizione pesasse sui suoi figli e che quindi era meglio farla finita. Non voleva che Germana e Gianni soffrissero per tutta la vita. Pare che li amasse quasi morbosamente, e forse si era anche detto che la colpa era tutta della moglie. Nelle ultime settimane i compaesani lo avevano visto spes¬ so alterato, muto, scontroso. Si sapeva che lavorava con molto impegno, che non aveva vizi, che tutto quanto guadagnava lo impiegava per abbellire la casa, un villino a un piano in viale IV Novembre, la strada che conduce alla stazione. L'uomo faceva il carpentiere, aveva messo sii una impresa con sei o sette uomini alle sue dipendenze e di recente aveva assunto un appalto di lavori nel nuovo stabilimento della Incet. Negli ultimi tempi lo Zanovello diceva che il lavoro non andava bene come prima. Aveva anche cominciato a bere. Ieri pomeriggio, dopo essere passato in un negozio ad acquistare la valigetta per Germana, Giuseppe Zanovel- Io ha fatto un giro per le osterie del paese ed è rincasato per cena un poco alticcio. Alle undici ha bevuto ancora un bicchiere ed è andato a letto. La moglie, Giacinta Moretti, di SO anni, aveva messo da tempo a dormire il bambino. I due si sono stesi vicini e si sono addormentati. Ma Giuseppe Zanovello si è svegliato presto. Non poteva star tranquillo. < Qualcosa di soprannaturale mi spingeva », ha detto oggi al magistrato che lo interrogava. Si è alzato, è andato a un tavolo dove teneva gli arnesi da lavoro, ha trovato uno scalpello da falegname lungo quattordici centimetri, largo due, a punta quadra e affilata. E' tornato nella camera da letto, ha alzato la coperta ed ha piantato l'arma nella schiena della moglie, con quanta forza aveva in corpo. La donna si è svegliata, urlando. Aveva'lo scalpello conficcato nella schiena. Ha gridato al marito: « Perché vuoi ammazzarmi? Sei impazzitot Toglimi questa roba... ». Giuseppe Zanovello si è reso conto, per un attimo, di quello che" aveva fatto e ha strappato l'arma. Poi è stato ripreso dalla follia. Si è chinato su Gianni, che dormiva, lo ha tirato sii dal lettino e si è slanciato verso la porta. La moglie, sanguinante e terrorizzata, gli è corsa dietro, ha cercato di gettare una coperta sulle spalle del piccolo, ma il marito ha tentato ancora di colpirla con lo scalpello, graffiandola al pet to. Giacinta Moretti è caduta a terra, l'uomo è uscito con il figlio in braccio. La donna lo ha seguito, barcollando, ma fuori non l'ha più visto. Giacinta Moretti, allora, ha bussato alla porta di una anziana vicina, la signora Cantino. Quando questa le ha aperto, le ha detto: < Mio marito mi ha accoltellato, mi aiuti». La signora Cantino le ha dato una vestaglia, ma, spaventata, non ha voluto uscire con lei. La donna è tornata sulla strada, l'ha attraversata ed ha suonato al cancello della villa dove abita.il dott. Barbero,.un medico. Da una finestra le hanno gridato: € Cerchi di arrivare all'ospedale, noi avvisiamo l'in/ermiera ». L'ospedale è a cento metri dal cancello. Mentre la donna vi si dirigeva, l'ha raggiunta U medico, è arrivata di corsa anche l'infermiera Maria Caretta. Le hanno chiesto che cosa era successo. « Afio marito mi ha accoltellato — ha risposto — e adesso non so dov'è: ha portato ria il bambino... ». /I dott. Barbero non ha indù giato ed è corso a telefonare ai carabinieri. Dopo pochi minuti il brigadiere Sigismondi e il milite Perrone sono arrivati di corsa alla casa degli Zanovello e hanno bussato. Di dentro veniva un rumore di specchi infranti, di sedie spaccate, di mobili rovesciati. Una voce ha gridato: <Chl et > f« Apri » ha risposto il brigadiere. Giuseppe Zanovello è venu to alla porta, l'ha spalancata di colpo, tenendo alto nella mano lo scalpello. « Se venite avanti vi ammazzo ». / due carabinieri gli si sono gettati addosso, to hanno immobilizzato gli hanno fatto posare l'arma: è parso calmarsi. Gli hanno domandato: < Dov'è il bambi¬ no T ». L'uomo li ha guardati senza rispondere, si è avvicinato all'uscio, è scattato fuori; lo hanno inseguito e raggiunto dopo un centinaio di metri; lo hanno di nuovo bloccato e allora ìui ha detto: « Venite, vi porto dove l'ho messo». I/aveva lasciato dinanzi alla chiesa, poche decine di metri più avanti, verso il centro del paese. Il corpicino di Gianni era. bocconi, una macchia di sangue sotto il capo. Era martoriato di colpi. Il carabiniere Perrone si è chinato, lo ha sfiorato con una mano: era freddo. € Perché lo hai portato fin qui per ammazzarlo / » hanno domandato al padre. « Perché andasse piti in fretta in Para¬ diso». L'assassino è stato accompagnato in caserma, poi un carabiniere è tornato a piantonare il cadaverino di Gianni, coperto con un lenzuolo prestato dal sacrestano della parrocchia . piccolo è rimasto sotto i gradini della chiesa fino alle sei di stamane, quando il pretore di Santhià, dott. Aragona, ha dato il permesso di portarlo via, all'obitorio dell'ospedale. Oggi pomeriggio il prof. Portigliatti ha eseguito l'autopsia. Gianni è stato ur ciso da otto colpi alla schiena e cinque alla nuca e al capo. Gli inquirenti hanno anche accertato che è stato massacrato davanti alla chiesa. Il padre del bimbo è stato interrogato per tutta la mattina alla stazione dei carabinieri dal tenente Giordano, giunto da Vercelli.- Piti tardi è arrivato anche il sostituto procuratore della Repubblica. Giuseppe Zanovello ha confessato tutto, a Ho ucciso mio figlio perché qualcosa di sopranna* turale mi spingeva a farlo. Non volevo che soffrisse». Ma non ha saputo spiegare perché abbia anche tentato di sopprimere la moglie. Forse la odiava perché i bambini si erano ammalati. Poco dopo le undici Giuseppe Zanovello è stato portato in auto a Vercelli, prima al carcere, poi alla clinica psichiatrica, dove è piantonato in attesa che si completi l'istruttoria. La moglie è rimasta invece a Livorno Ferraris, in ospedale. Le sue condizioni non sono molto gravi, ma i sanitari non la giudicano ancora fuori pericolo. La ferita è piuttosto profonda. La lama non ha raggiunto alcun punto vitale, tuttavia la donna ha perso molto sangue. Non le hanno ancora detto che il barn bino è morto, ma forse immanità, la verità. La vita non ha mai offerto molto a Giacinta Moretti. E nata a Nichelino (Torino), poi si è trasferita a Moncalieri Zino all'età di sei anni. Tornata a Nichelino, vi ha conosciuto nel dopoguerra lo Zanovello. che veniva da Noventa Vicentina (Vicenza); lo ha sposato e undici anni fa è nata Germana. Tre anni or sono il marito aveva trovato un lavoro migliore e si era trasferito con la famiglia a Livorno Ferraris. Qui è venuto al mondo Gianni. Ora la donna è rima sta senza il bambino. Forse non riuscirà mai a spiegarsi perché, in una fredda notte di febbraio tutto il suo piccolo mondo le è crollato addosso, travolto da un'ondata di pazzia, di furiosa rabbia di distruzione. Giuseppe Del Colle Gianni Zanovello, la piccola vittima mes Germana Zanovello, 11 anni, sorella del piccolo ucciso nnrpnvp Giacinta Moretti, 30 anni, la moglie del folle assassino