L'America boicotta le navi che portano merci a Cuba

L'America boicotta le navi che portano merci a Cuba L'America boicotta le navi che portano merci a Cuba Il provvedimento mira a ridurre le possibilità di rifornimenti militari all'isola - Fidel Castro avrebbe nascosto 40 missili russi (Dal nostro corrispondente) New York, 6 febbraio. La Casa Bianca ha annunciato oggi che le navi battenti bandiera straniera che hanno avuto commerci con Cuba non potranno d'ora in poi scaricare nei porti americani le merci 11 cui trasporto sia finanziato dal governo degli Stati Uniti La misura riguarda tutte le navi che hanno portato a Cuba merci e derrate dopo il 1" gennaio. Il provvedimento, atteso da molti giorni, è molto meno drastico di quel che si prevedeva (si era parlato, infatti, di blocco dei porti americani a tutti 1 bastimenti alleati o di paesi sovvenuti dall'America, che operano traffico commerciale con Cuba): tuttavia è uno dei nuovi mezzi con cui gli Stati Uniti intendono ridurre sempre di più le possibilità di rifornimento dell'isola. Restano ovviamente aperte tutte le porte per eventuali provvedimenti più rigorosi. A Washington si ha l'impressione che questa misura si sia resa necessaria anche per le voci secondo cui risulterebbe che a Cuba vi sono ancora, nascosti, almeno altri 40 missili russi; inoltre i russi negli ultimi tempi, e soprattutto dopo la crisi, avrebbero costruito in Cuba un arsenale, apparentemente difensivo, ma di cui — sempre secondo questo voci — sarebbe assurdo sottovalutare la portata. Indipendentemente dalla verità di queste informazioni (che il governo contesta) gli ambienti di Washington stasera osservano che la resistenza di Cuba e la persistente sfida di Castro agli Stati Uniti sono, vogliasi o no, ii tallone d'Achille del prestigio degli Stati Uniti nel continenti; americano. Lo si è visto nel confronti del Sudameriua, dove tutto lo svolgimento dei piani dell'alleanza per il progresso appare continuamente condizionato dalle alterne vicende della politica con Cuba. Lo si vede anche nei confronti con il Canada, paese con cui gli Stati Uniti hanno sempre avuto rapporti ufficialmente cordiali, e con il quale, invece, negli ultimi tempi si sono manifestate varie divergenze. Il governo conservatore canadese di Diefenbaker è caduto per un voto di sfiducia della maggioranza parlamentare. La crisi è scoppiata in seguito ad un comunicato del Dipartimento di Stato americano, con cui giorni or sono, gli Stati Uniti hanno criticato l'atteggiamento incerto del governo di Ottawa nei confronti della politica nucleare varata da Kennedy per la difesa comune. A parere dell'America, il Canada dovrebbe spendere di più e impegnarsi maggiormente nella difesa atomica dell'emisfero. Diefenbaker ha protestato affermando che il comunicato è un illecito intervento degli Stati Uniti nella politica interna del Canada. Con tutto ciò, costretto ad accettare 11 dibattito parlamentare e il voto di fiducia, il primo ministro Diefenbaker è stato sconfitto. Oggi, da fonti del dipartimento di Stato, si è ripetuto che il comunicato, rivelatosi poi così esplosivo, voleva semplicemente chiarire il disagio di una situazione. E pertanto le stesse fonti confermano che il presidente Kennedy e il segretario di Stato Rusk, pur costretti a mantenere la sostanza delle affermazioni di cui il comunicato ha dato notizia, sarebbero ora rammaricati delle gravi conseguenze che il comunicato avrebbe raggiunto. Nuove elezioni generali in Canada, infatti, su di un dibattito che fatalmente investirà tutto il problema delle relazioni tra Ottawa e Washington, si teme che favoriranno nel Paese un forte spirito nazionalistico anti-americano (già latente in molti settori) e quindi favoriranno non le opinioni liberali, ma quelle posizioni conservatrici rappresentate da Diefenbaker. In altre parole, il comunicato del dipartimento di Stato, di cui oggi ci si affanna a diminuire la portata, avrebbe determinato reazioni e conseguenze che potrebbero rivelarsi di natura perfettamente opposta a quelli che avrebbero voluto essere i suoi veri obbiettivi. a. b.

Persone citate: Fidel Castro, Kennedy, Rusk