Con la ricerca scientifica si potrà arrivare a un'effettiva prevenzione degli incidenti

Con la ricerca scientifica si potrà arrivare a un'effettiva prevenzione degli incidenti Nuove idee di studiosi americani sull'infortunisaica stradale Con la ricerca scientifica si potrà arrivare a un'effettiva prevenzione degli incidenti Originali criteri di valutazione delle cause di sinistri elaborati presso l'Università di Harvard - L'incidente mortale deve considerarsi alla stregua di un omicidio, e la relativa inchiesta condotta con meticolosità e scrupolo polizieschi • Molte delle ipotesi finora accettate subirebbero una profonda revisione • Manca un organismo internazionale che coordini le ricerche dei vari Paesi Si parla di « rivoluzione » nel campo delia prevenzione degli incidenti stradali. Ma sarebbe più giusto parlare dì evoluzione; anche se ora, specialmente per la iniziativa di alcuni studiosi, ed in particolare del gruppo di studio della Università americana di Harvard, a Boston, si sia giunti ad alcune conclusioni che sembrano orientare verso criteri nuovi, nella valutazione delle cause degli incidenti. Fino ad oggi, in realtà, noi continuiamo a seguire, in questo campo, concetti che già si seguivano ancora quando sulle strade non circolavano che veicoli trainati da cavalli. Con l'avvento dell'autoveicolo non abbiamo escogitato gran che di nuovo e ci siamo preoccupati soprattutto delle conseguenze legali dell'incidente, più che del modo, o dei modi, per prevenirlo attraverso la ricerca delle sue cause effettive. Le stesse statistiche che i vari paesi compilano annualmente, non ci danno in realtà che le cifre dei morti e dei feriti, elencando una serie di cause puramente ipotetiche dell'incidente, de dotte attraverso sistemi e rilevazioni che variano da paese a paese, e che non sempre sono confrontabili Tanto che alcuni esperti americani, e fra questi il Bellis, direttore del Traffi co e delle ricerche del Di partimento delle Strade del New Jersey, hanno potuto affermare che « non si sa gran che sugli incidenti degli autoveicoli e sulla loro prevenzione. Malgrado gli sforzi compiuti da lungo tempo da parte di organiz zazionr^private, di .autorità o df persone isolate? è àncora molto raro che. si studi la questione in manièra veramente scientifica. Buona parte dei princìpi finora ammessi debbono essere ridiscussi specialmente per quanto riguarda le strade». Non sarà facile, naturalmente, convertire i molti che si occupano di questo fenomeno, e spesso a sproposito, a seguire nuovi criteri, dettati dalla ricerca scientifica, ma presto o tardi ci sì dovrà arrivare, tanto più che finora ben poco si è ottenuto. Gli incidenti crescono continuamente (45 mila furono i morti in Europa nello scorso anno, ed altrettanti negli Stati Uniti) e non ci sono indizi incoraggianti di regresso. In media per ogni persona uccisa sulla strada ci sono 10 feriti gravi e 40 feriti leggeri, e non s'è trova¬ to ancora alcun rimedio a,quella che può chiamarsi la meno studiata e la più dif-jfusa delle malattie: l'incidente stradale. Fu nel 1960 che si impostò seriamente alla Università di Harvard il problema della ricerca scientifica, con lo scopo di arrivare a spiegare come e perché avvengono gli incidenti, e come è possibile risalire alle cause, e alle responsabilità. L'idea originale e centrale degli studiosi di Harvard, guidati dai professori: R. A. McFarland, Alfred Moseley, e Richard L. Ford, fu che l'incidente stradale che determina la morte di una persona debba considerarsi alla stregua di un omicidio, e che l'inchiesta relativa debba venire condotta con la stessa meticolosità e lo stesso scrupolo, con i quali si conduce in casi di assassinio, allo scopo di stabilire le vere cause dell'incidente, scientificamente accertate. Nello stesso 1960 si svolgeva a Langley, in Inghilterra, per iniziativa del Comitato della ricerca applicata della Organizzazione Europea di Cooperazione Economica (O.E.C.E.), il primo « incontro » internazionale, per arrivare ad una cooperazione e ad un coordinamento delle ricerche, in materia di sicurezza stradale, compiute nei diversi paesi. Ricerche ancora limitate a pochi paesi, anche se si ammette ormai ovunque che il problema della infortunistica stradale è grave e che misure razionali ed energiche debbono essere prese attraverso studi e rilevazioni sistematiche, per attenuare la gravità del fenomeno, e possibilmente diverse da paese a paese, da ambiente ad ambiente. Per ora esistono centri di studio e di ricerca negli Stati Uniti (università, fondazioni, industria), in Inghilterra dove essi si con centrano nel Road Research Laboratory, in Olanda li mitatamente alle apparec chiature di illuminazione, in Svezia per le cinture di sicurezza, in Austria partico larmente interessati agli studi psicologici, in Italia alla Università di Milano attorno al prof. Margaria, Ma non può dirsi esista ancora un organismo interna zionale sulla sicurezza stra dale che promuova e coor dini questi studi particolari e che disponga di pubblicazioni specializzate. Un voto in questo senVo venne appunto formulato nella riunione di Langley sopra citata, e c'è da augurarsi che si arrivi finalmen¬ te a fare qualcosa di simile a quanto si fa a Harvard Tutto quello che si è escogitato o fatto nel campo della prevenzione degli incidenti ha dato ben pochi ri sultati; forse anche perché, almeno in Italia, mancano i mezzi necessari e più ancora manca la volontà di collaborare. A questo proposito penso che sarebbe questa una magnifica occa sione per l'Automobile Club d'Italia di farsi p. uotore di un centro di ricercue sulla sicurezza stradale, prendendo magari lo spunto da quel primo congresso di Medicina ed Automobilismo che venne tenuto, e con notevole successo, lo scorso anno, a Bologna. Giovanni Canestrini

Persone citate: Alfred Moseley, Bellis, Giovanni Canestrini, Langley, Margaria, Richard L. Ford