Caselli abbandonati della Canavesana diventati rifugio della disperazione

Caselli abbandonati della Canavesana diventati rifugio della disperazione Caselli abbandonati della Canavesana diventati rifugio della disperazione Ruderi che la Satti affitta a tremila lire al mese e c'è chi li subaffitta a settemila - In quello num. 4 vivono nove persone: manca tutto, acqua, luce, riscaldamento - Condizioni di vita, inimmaginabili Dal locomotore della Canavesana si possono seguire le vicende che avvengono nei caselli c negli ex-caselli sparsi lungo la linea. E' degli. «ex» che vogliamo dire: erano caselli fino a pochi mesi fa, poi sono decaduti a rifugi della disperazione. Ru deii, nel quali si vive In condì' zionl primitive^ La Satti, che ge stisce la Canavesana, li affitta a tremila lire al mese, e qualche inquilino li subaffitta a settemila. Ed ecco la storia di questo affare. Alcuni mesi fa la Satti rinuncia alla custodia di alcuni passaggi a livello della Canavesana: quelli agli incroci minori, alle strade di campagna. I casellanti abbandonano queste loro abitazioni isolate tra 1 prati e a due passi dalle rotaie. I caselli ferroviari si assomigliano tutM. Una camera al piano terreno e una sopra, un po' d'orto, i vasi con i gerani, il pergolato di vite. Casette dove si può vivere. Ma se abbandonati per qualche mese, i caselli sono preda del tempo, dei ladruncoli e dei vandali Niente vetri, scardinate le porte, l'intonaco va a pezzi, il tetto è sgangherato. Vi piove e vi soffia il vento. Ruderi. Ma anche un rudere pub es sere un rifugio per chi non ha casa. E la società che gestisce la Canavesana trova da affittare gli ex-caselli a 36 mila lire all'anno. Slamo andati a vedere chi li abita e come ci si ' vive in quelli della zona di Settimo. Sono gli ex-caselli num. 3, 4 e 5. Il « tre » è il più sfasciato. Alcuni mesi or sono, quando un calabrese lo ha affittato, erano quattro mura in piedi. L'uomo vi è venuto con la moglie e i tre figli. Non si è fermato molto: ha trovato alloggio in ima cascina della zona. Ma un locale, per malandato che sia, resta poco tempo disabitato. Via la famiglia calabrese, all'ex-casello num. 3 sono arrivati 1 Salomone, Immigrati dalla Calabria:- padre, madre e sei figli,, dai. 19 anni ai 06 mesi. Otto persone, in un casello, di-due piccole stanze noti si erano mai viste. Poi sono a Manca tutto quello-ch« «. iodi-, Ufiensabile anche 'al' casello* nùdiventate nove, perchè è giunto anche' un cugino. Soltanto 11 primo del figli lavora: è manovale. In questa casa si vive in condizioni i inimmaginabili. Le assi inchiodate alle finestre non rl- barano-dal freddo: 1 giorni scor-si la temperatura nelle stanze era costantemente sotto zero. Si stava con cappotti e coperte addosso, stretti uno all'altro, 1 bambini avevano volti lividi e spauriti. Niente riscaldamento, e nemmeno acqua e luce. Una volta qui c'era una pompa che pe scava In un pózzo artesiano: rotta o rubata. Si va a prendere l'acqua in un ruscello lontano mezzo chilometro, la si porta a casa in barilotti: guai a spre carla, è quasi razionata. Una lampada a petrolio la sera fa una pallida luce e molto fumo, a turno ci si scaldano le mani poggiandole sul vetro. Sebastiano Salomone, il capo famiglia, dice che, per tutto questo, paga mensilmente settemila lire di affitto al calabrese che ha 11 contratto d'affitto con la Satti. é" Afìha Sforimi.'''siciliani.■ San no un ragazzo di 12 anni. Anch'essi pagano tremila lire alla Satti. Hanno lavorato duro, qualche amico li ha alutati e sono riusciti a rendere, se non confortevole, alméno abitabile questa casa. Al «cinque» abitano 1 Maccaluso, due giovani sposi. Subaffittano. Dicono di pagare seimila lire al mese al proprietario, che ne dà la metà alla Sattl. Anche loro, come tutti gli altri, pensano che 11 casello è la prima tappa verso un'abitazione decorosa. Abbiamo detto che quando non si ha casa, anche un rudere è un rifugio. Si può capire Non si può capire, Invece, che si faccia un affare di questo rudere, affittandolo, peggio: subaffittandolo al 100 e più per cento. Pinelll, nel pressi di piazza Barcellona. Alcuni ragazzi stavano giocando e Angelo Nardullo li osservava. Ad un tratto il Busso, che passava a piedi, fu colpito da un piccolo cono di carta lan cìato con una cerbottana. Reagì un ceftone e colpl Angelche gli era vicino e non partecipava nemmeno al gioco. Il ragazzo cadde, batté il capo sul marciapiede e rimase ucciso. La perizia, redatta dal prof. Gilli, sottolinea la fatalità della tragedia: 1 vasi arteriosi del capo di Angelo, con pareti di struttura particolare, erano tali da « spezzarsi » per un semplice manrovescio. Il processo durerà probabilmente un paio di giorni. ell'ex casello numero 4 vive una famìglia di nove persone: qui il padre e tre figli

Persone citate: Angelo Nardullo, Gilli, Maccaluso, Manca, Sebastiano Salomone

Luoghi citati: Calabria