Rievocato il dramma del bimbo di due anni che il padre torturava con tizzoni ardenti

Rievocato il dramma del bimbo di due anni che il padre torturava con tizzoni ardenti Al Tribunale di Asti la vicenda ohe ha commosso tutta l'Italia Rievocato il dramma del bimbo di due anni che il padre torturava con tizzoni ardenti L'imputato respinge le gravi accuse: « Il piccolo s'è ferito cadendo dalla scala» - La moglie lo smentisce: « Mio marito picchiava sovente me ed Eugenio. Trovai mio figlio in uno stato pietoso, con tracce di bruciature sul corpo. Mi proibì anche di chiamare il medico » - Le deposizioni dei vicini di casa - Respinta una istanza per la perizia psichiatrica - Il processo rinviato al 9 febbraio Ora il piccolo sia. bene ed è ospite «fi un istituto (Dal nostro inviato speciale) Asti, 28 gennaio. Stamane davanti al tribunale di Asti è cominciato il processo a carico di Carlo Boggero, un uomo di 56 anni, accusato di avere brutalmente picchiato il figlio Eugenio di due anni, colpendolo con pugni e calci, torturandolo con tiz- zoni ardenti e, pare, legandogli i polsi con filo di ferro. Davanti ai giudici sono comparsi come testi la moglie del Boggero, la suocera, alcuni vicini di casa e le loro deposizioni hanno confermato il martirio sofferto dal povero piccino in\ un ambiente di ignoranza, di miseria e di violenza. Il processo non è terminato; il tribunale giudicherà le colpe del padre snaturato in una prossima udienza che si terrà il 9 febbraio, mi per quanto raccapricciante appaia il reato, l'imputato è rimasto come una figura scialba, abulica, quasi nascosto fra i carabinieri dietro un alto banco di legno, incapace di rispondere chiaramente alle contestazioni del presidente del tribunale. Il vero protagonista del penoso episodio era il bimbo assente, il piccolo Eugenio. A lui pensavano giudici e avvocati nel rievocare le tristi scenate di casa Boggero; del piocolo parlavano i testimoni, e le sue vicende commovevano il pubblico, insolitamente numeroso, fra cui erano una cinquantina di abitanti di Capriglio d'Asti, dove la famiglia Boggero abita. Perciò, prima di riferire le fasi del processo, ci sembra di dover rassicurare quanti hanno preso a cuore la sorte del piccolo Eugenio e si chiedono dove si trova e quale sarà il suo avvenire. Eugenio Boggero, dopo essere stato in cura quasi due mesi nell'ospedale di Asti, alla fine di dicembre è stato dimesso, ma è intervenuta l'Opera nazionale maternità e infanzia e ne ha curato il collocamento nell'Istituto provinciale per l'infanzia, gestito dall'Amministrazione provinciale, dove si trova tuttora. Siamo stati a trovarlo oggi pomeriggio. Nell'istituto, lindo e luminoso, c'erano il dott. Saracco, commissario straordinaria dell'Onmi, e il dott. Cavallero, segretario generale della provincia e dell'Onmi e la loro presenza ci permise di forzare eccezionalmente la consegna del riserbo che tutela la tranquillità dei bimbi ricoverati. Il piccolo Eugenio è un personaggio che ogni mamma vorrebbe vedere, accarezzare, confortare: e ci è apparso fiorente di salute, tranquillo, riposato. Dei guai passati gli resta un'ombra negli occhi, a volte arditi, a volte timorosi, e qualche cicatrice superficiale sul capo (che gli è stato rapato) e sul corpicino. La superiora, suor Ireneo Scardova, gli parla come a un ometto, e lui se ne sta impettito, nel suo bel costumino di maglia azzurra, guarda con curiosità le persone che lo attorniano, accetta con garbo una manciata di caramelle. E' veramente un bel bambino, e forte e robusto a dispetto dei maltrattamenti subiti. L'interessamento dell'Opera maternità e infanzia e quello del presidente della provincia dott. Almasio, è stato rivolto anche ai suoi fratellini- il maggiore, Giuseppe di i anni, è ospite di un istituto a Spotorno, e la minore. Vittorina di 12 mesi, è con Eugenio nell'istituto di Asti. La sorte futura dei bambini, e in particolare di Eugenio, verrà stabilita dai giudici, e pare escluso che siano restituiti alla famiglia. Dopò questa confortante certezza di protezione e di solidarietà umana; torniamo nella severa aula del Tribunale e assistiamo alle vicende del processo. Il presidente dott. Turi ricorda all'imputato i capi d'accusa: n.altrattamenti al figlio Eugenio con conseguenze di lesioni personali gravi, e maltrattamenti alla moglie. Il difensore, avv. U bertone, presenta istanza perché l'imputato sia sottoposto a perizia psichiatrica: il reato appare così disumano che, se provato, dovrà- essere punito severamente, ma se il Boggero è affetto da tare mentali dovrà esserne tenuto conto. L'avv. Bagnadentro, parte civile per la moglie dell'imputato, non è favorevole all'istanza, perché il Boggero, negando i fatti evi denti, ha dimostrato di capire la portata dei suoi gesti; e il pubblico ministero dott. Catrambone è pure contrario: le condizioni psicologiche del genitore — egli dice — sono spiegate dal suo stato di ubriachezza abituale II Presidente, dopo essersi ritti ato in camera di consiglio con i giudici, rientra in aula e rigetta l'istanza. Ora il Presidente interroga l'imputato che tarda a rispondere, e infine fa un racconto piuttosto confuso dei fatti: <Non ho nessuna responsabilità — dice — il bambino è caduto da una scala a pioli su cui cercava di arrampicarsi, e si è ferito. Poi la madre, tornando dalla vendemmia, aprì l'uscio dietro cui stava il piccolo Eugenio che cadde a terra e restò ferito al viso e alla nuca, e gli si gonfiò un occhio». Presidente — Non avete mal picchiato vostro figlio? Imputato — Solo qualche volta, per correggerlo, perché sporcava nel letto. La pretesa caduta dalla scala a pioli è difficile da sostenere: il Presidente mostra all'imputato e agli avvocati la fotografia della scala su cui non sembra che un bambino di due anni possa tentare di arrampicarsi. Il presidente Turi contesta al Boggero di avere vietato alla moglie di chiamare subito il medico. Imputato — No, io volevo chiamarlo, ma mia moglie ritenne che le ferite fossero leggere, e preferì curarle lei, con impacchi* L'ho ' poi costretta 10 a chiamare il medico di Montana. Gli episodi a cui abbiamo accennato sono la conclusione di una lunga serie di maltrattamenti, particolarmente penosi durante il periodo della vendemmia quando la moglie del Boggero rimase assente per lavorare nelle vigne. In precedenza, i vicini di casa avevano già avvertito i carabinieri che avevano diffidato Vuomo perché non maltrattasse la moglie e il figlio. Il Presidente formula ancora una domanda: « E' vero che ritenevate che Eugenio non fosse figlio vostrof >. L'imputato, dà una risposta tortuosa: « E' mia moglie che mi chiedeva se non credessi che Eugenio era figlio mio. Io non so. Lei lo può sapere». Ora compare la moglie dell'imputato, Giuseppina De Antoni di £7 anni, che si è costituita parte civile, una donnetta minuta e impacciata. Veste un golf azzurro e una sottana marrone pieghettata; i capelli neri e corti le scendono spioventi sul collo. Conferma che il marito picchiava lei e uno dei suoi tre figli, Eugenio. Racconta che, tornata a casa dopo i lavori della vendemmia, trovò il piccino in uno stato pietoso con tracce di bruciature fatte probabilmente con tizzoni ardenti. Presidente — Non ha chiamato subito il medico? Teste — Volevo chiamarlo, ma mio marito mi disse: < Se vai dal dottore, quando torni a casa non trovi più né me né 11 bambino». Il giorno successivo i vicini mi consigliarono di chiamare il medico, e cosi poi feci. Mio marito mi disse di dire al medico che Euge nio era caduto dalla scala Presidente — Come seppe che era stato suo marito a maltrattare il piccino? Teste — Chiesi all'altro mio figlio Giuseppe, di 4 anni: < Chi ha fatto male al fratellino? » e Giuseppe rispose: «Papà». Mi disse pure che mio marito aveva legato i polsi a Eugenio. Verso la fine della deposizione, la donna sembra voglia trovare qualche attenuante alla brutalità del marito. Ripete la versione dell'imputato dr. ca il battente della porta che, spinto da lei, colpì inavvertitamente il bambino e lo gettò a terra. Presidente — Ma in vostra presenza, l'imputato percuoteva il bambino? Teste — Qualche volta, lo picchiava con le mani perché sporcava. Mio marito era sempre irritato, credo che soffrisse di esaurimento nervoso, ma non è mai stato visitato da un medico. L'imputato interrompe: «Ho sofferto di reumatismi ». Infine la donna dice con amarezza: < Comunque chiedo clemenza per l'imputato, non perché sia innocente, ma per amore dei miei figli». Ora tocca ai testimoni, che sono i vicini di casa. La signora Ortolani-Basite, che si presenta con pelliccia e cappellino, afferma che un giorno, durante l'assenza di Giuseppina De Antoni, udì le escandescenze dell'imputato, più, violente del solito, e la voce di un bimbo che invocava: c Basta papà, basta papà.'». P. M. — Era il'fanciullo più alto che gridava? Teste — Si, credo che fosse Giuseppe, perché il piccolo Eugenio non è ancora capace di pronunciare chiaramente quelle parole. La vicina di casa vide poi che Eugenio presentava segni di scottature alle braccia e alle gambe e un occhio. gonfio, e consigliò alla madre di portarlo da un medico, ma il padre si oppose. Il marito della testimone, Umberto Basile, conferma anch'egli di avere udito continue chiassate di violenza provenire dalla casa dei Boggero e riferì i fatti ai carabinieri che diffidarono il padre snaturato. Quando poi vide il piccino con tracce di colpi e di ferite, e segni di fustigazioni con verghe di salice che gli avevano c zebrato » il corpicino, invitò la madre a ricorrere al medico. Parte Civile — Ha mai assistito ai maltrattamenti inferii dall'imputato alla moglie? Teste — Si. Una volta sono anche intervenuto per sottrarre la donna alle ire dell'uomo e ne riferii al carabinieri. A domanda del presidente, il teste conferma che il Boggero non chiamava mai per nome la moglie, ma soltanto con epiteti irriferibili, e. ne pronuncia alcuni. Qualcuno fra il pubblico ride, ma il presidente interviene energicamente: — Silenzio! C'è da piangere davanti a un quadro simile, non da ridere. Viene ora interrogata la suocera del Boggero, Maria Aceto. A richiesta del presidente conferma di avere convissuto per otto anni con l'imputato, a cui poi diede in moglie- la figlia. Dice che il Boggero co» lei non era mai staio Violento, e racconta una sua visita in casa della figlia, che si svolse senza particolari episodi. Gli ultimi due testi, Giuseppe Occhiena e Secondo Occhiena, sono pure vicini di casa dei Boggero e dovrebbero alleggerire, con le loro deposizioni, la pesante situazione dell'imputato, ma si limitano a dire di non sapere nulla e di non avere mai visto né sentito niente, e il presidente li congeda alla svelta. Sono le H, e il presidente, tenuto conto di certi impegni di un avvocato che deve trovarsi nel pomeriggio a Torino, rinvia l'udienza alle ore 10 di sabato 9 febbraio. Ettore Doglia Eugenio Boggero, 2 anni, nell'Istituto provinciale per l'infanzia di Asti. Il piccolo, amorevolmente curato, si è ora ripreso. Ha dimenticato le torture del padre Oarlo Boggero, di 66 anni, il padre maturato ai Asti

Luoghi citati: Asti, Capriglio D'asti, Italia, Montana, Torino