Una banda nell'angiporto di Genova ricattava commercianti e biscazzieri

Una banda nell'angiporto di Genova ricattava commercianti e biscazzieri Una banda nell'angiporto di Genova ricattava commercianti e biscazzieri Imponeva una «tassa»: chi non pagava veniva aggredito e percosso - Il capo della «gang» è fuggito - Sei sono in carcere: saranno processati per rapina, estorsione, minacce, tentato omicidio (Dal -nostro corrispondente) Genova, 26 gennaio. La sezione istruttoria della Corte d'Appello di Genova ha concluso l'inchiesta giudiziaria su una « gang » formata da immigrati e che da tempo esercitava il ricatto a danno di coloro che, nella zona dell'angiporto, vivono di espedienti, quasi sempre -ai margini o fuori della legge: gestori di locali poco raccomandabili, contrabbandieri, ladri, proprietari di bische clandestine, tenutari dei gioco delle < tre tavolette ». Anche onesti commercianti venivano ricatta ti, minacciati e percossi. Capo della < gang » era il trentaduenne Antonio Rampino, nativo di Ganolo (Reggio Calabria), figlio di Marcello Rampino che nel 1953 uccise a coltellate un avversario e fu condannato a 21 anni di carcere L'istruttoria ha accertato che il giovane Rampino organizzò i primi ricatti proprio all'epoca' della latitanza del padre, taglieggiando gli immigrati che abitano nell'angiporto. A poco a poco Antonio Rampino si circondò di elementi fidati e cominciò a imporre la » tassa >, agendo enn^estrema durezza contro i riluttanti L'episodio niù grave, quello che iene attirò l'attenzione della lp0li2ia sulla 4gans», accadde la notte del - 23 aprile 1961. Umberto Della Gaggia, noto come « O' tubetiello » e gestore del < Silver Dollari, locale notturno di via Gramsci, fu aggredito per strada assieme a una sua conoscente, Giuseppina Foglia. Alcuni sconosciuti li colpirono ripetutamente con spranghe di ferro. La Foglia, che era in attesa di diventare madre, abortì e rimase ih pericolo di vita per molto tempo; il Della Gaggia fu ricoverato in ospedale parecchi mesi. Durante l'indagine uno di coloro che avevano partecipato all'aggressione confessò ogni cosa. Costui, Giuseppe Gullì, narrò: < Avevo un debito di riconoscenza, verso Antonio Rampino; egli mi aveva ospitato in casa con tutta la famiglia quando ero "Unito a Genova e mi aveva anche dato del denaro quando non sa pevo come sfamare i miei Agli Una sera Antonio mi Invitò a partecipare ad una "spedizione punitiva" contro un napoletano il quale aveva osato disprezzare noi calabresi. Non avevo mai fatto cose del genere Cercai di tirarmi indietro, ' Antonio mi diede uno schiaffo, disse che ero un vi ^linceo, minacciò di mettermi fuori i-asa con tutta la famiglia Avevo 1 bimbi malati: non avrei saputo dove anda¬ re. Accettai. Quella notte, adaspettare al varco < O' tubetiello » e la sua amica ci andai anch'io. C'erano anche Michele Caristì, Michele Vitale e Antonio Frisone. c Antonio Rampino — proseguì il Gullì — ci distribuì le spranghe di ferro, e le pistole. Quando arrivarono 11 napoletano e la sua amica e vidi il Cariati lanciarsi su di loro come una furia, mi sentii inorridire e scappai. I miei compagni mi spararono dietro e mi ferirono ad una coscia. Io rimasi nascosto in un vicolo per qualche tempo e poi mi feci portare a casa del Rampino Fui perdonato ma n patto che non andassi all'ospedale Mi portarono alcool e garza per curarmi In casa. Ma il giorno dopo le mìe condizioni peggiorarono e fui costretto ad andare all'ospedale di San Martino, dove però raccontai di essermi ferito accidentalmente nel maneggiare la mia pistola » Dalla confessione del Gullì si apprese che la < gang » ave va fatto una colletta, spesso ottenendo 1 soldi con la forza, per pagare le spese del fe rito L'incasso totale fu di 200 mila lire. Ma quando il Gullì uscì dall'ospedale, non gli tu versata una sola lira: anzi gli venne intimato di lasciare Ge nova al più presto. Fu a que- usto punto che il Gullì decise dì confessare. Egli ha raccontato che una volta si era trovato presente ad una visita compiuta a Vincenzo Ortoleva, al quale il Caristì sparò un colpo di rivoltella ad un piede per fargli pagare la < tassa » dovuta come gestore di una bancarella del gioco delle « tre tavolette ». Il Gullì partecipò anche ad un'altra visita, egualmente Intimidatoria, contro il commerciante Gerolamo Oppedisano al quale erano stati sottratti due quintali di olio. Dalle indagini il Rampino è risultato inoltre l'organizzatore di una ventina di furti in abitazioni, che egli commise insieme ad alcuni scassinatori. Era lui a scegliere gli appartamenti da svaligiare, accompagnava in auto gli scassinatori e li aspettava per prendere in consegna il bottino. Antonio Rampino, il principale esponente di questa va sta attività delittuosa, è latitante. Figure minori, come il Carlsti, 11 Vitale, il Frisone, Giuseppe Bonsignore, Vito Gaiazzo e lo stesso Gullì sono invece in carcere. Altri si trovano in- libertà provvisoria Compariranno tutti in Corte d'Assise per rispondere di tentato omicidio, estorsione, furto, minacce, rapina. n. b.

Luoghi citati: Genova, Reggio Calabria