C'è un deputato che su Leonardo da Vinci pensa di saperne più di tutti gli esperti

C'è un deputato che su Leonardo da Vinci pensa di saperne più di tutti gli esperti C'è un deputato che su Leonardo da Vinci pensa di saperne più di tutti gli esperti Anche Berenson, per non parlare di tanti specialisti, ha accettato come autentica la mirabile «sanguigna» della Biblioteca Reale di Torino - L'on. D'Ambrosio lo smentisce sui documenti «inoppugnabili» forniti da un pittore senza nome - Si deve proprio far perdere tempo alla Camera con queste storielle? Ieri era la storiella dell'antiquario di Nizza che proclamava, nel gran baccano per la Gioconda in America, che la *t vera > Monna Lisa si trova in sue mani, essendo quella del Louvre una replica o copia più tarda; una storiella come tante altre messe in circolazione dopo il famoso furto del 1911 ed il ritrova mento nel 1913, per cui l'ori- ?inale del più celebre quadro del mondo non sarebbe la tavola che si ammira a Parigi. Oggi, sempre in materia leonardesca, ed in base all'opinione d'un pittore, il quale, fino a prova contraria, non ha alcuna autorità nel campo degli studi vinciani, un deputato al Parlamento italiano chiede perentoria- mente al ministro della Pubblica Istruzione di « porre fine ad una mostruosità storica » e di restituire « al mondo della cultura e dell'arte P autenticità dell'.autoritratto di Leonardo ». Codesto deputato parla, nella sua interrogazione al ministro, di 1 documenti inoppugnabili a- che dimostrano come l'autentico autoritratto sia un disegno dell'Accademia di Belle Arti di Venezia, e non la stupenda, suggestiva sanguigna della Biblioteca Reale di Torino, notissimo capolavoro acquistato da Carlo Alberto nel 1845 presso il ben noto (l'interpellante lo chiama « un certo ») Giovanni Volpato, espertissimo amatore d'arte e collezionista, da non confondere con l'omohimo incisore settecentesco. La cultura artistica italiana ha davvero da rallegrarsi che nel nostro Parlamento siedano degli onorevoli così ferrati — al di fuori delle loro occupazioni politiche — nei più ardui problemi attributivi leonardeschi, da poter serenamente giudicare dalla «inoppugnabilità> di certi documenti, e quindi porre « in ridicolo la fama di chiari critici >: che tali sono le parole dell' interrogante on. D'Ambrosio (de). A proposito di attribuzioni, vorremmo ricordare all' on. D'Ambrosio che ancor oggi eminenti studiosi, certo più autorevoli del pittore cui egli si riferisce, si affaticano ptr stabilire se il celeberrimo Concerto campestre del Louvre sia di Giorgione o di Tiziano giovane; e non si cita che un esempio fra i cento e i mille proposti da opere di musei. Singolare, comunque, è questa solerzia di un parlamentare nel rivendicare l'autografia di questo o quel disegno, quando alla Camera dei Deputati così raramente si ode una voce che rammenti la disastrosa situazione del patrimonio artistico italiano (i centri storici rielle più illustri città ignobilmente offesi dall'ignoranza e dalla ^,;ìculazione, i nostri più ammire voli paesaggi devastati da una marea cementizia: l'indigenza delle nostre soprintendenze artistiche, dei nostri musei, delle nostre biblioteche, e via dicendo), e s'alzi vigorosa ad invocare provvedimenti radicali. Della sorte del Parco Nazionale del Gran Paradiso s'inquietano scienziati giapponesi. Se ne occupano seriamente, sinceramen- te. 1 parlamentari italiani, non j per discuterne platonicamente, ma per salvarlo dall'imminente distruzione? Quanto al disegno torinese incriminato, la risposta del ministro, quando avrà avuto dagli esperti le necessarie informazioni, è già scontata criticamente. Come ha dichiarato la soprintendente bibliogralica del Piemonte, prof.ssa Marina Bersano Begey, il disegno di Venezia è conosciuto fin dal Cinquecento, e ritenuto da gii studiosi lavoro di scuola. iQuello di Torino, studiato dai Berenson, dal Bodmer, dal'i j Popham, da altri eminenti! specialisti, ancor recentemente è stato incluso da Aldo Bertini (1 disegni italiani drl la Biblioteca Reale di Torino, Poligrafico dello Stato, 19C8) fra i tredici disegni leonardeschi torinesi. Trascriviamo dalla scheda del docente riilj 11. . j „,,. . ... stona dell arte dell'Università 1di Torino: « Generalmente, atragione, considerato autori-ìtratto nonostante qualche „i- . . . ivoce ma isolata opposizione. La datazione non facile è 7ia-| turalmente inoltrata: secondo il Popham, verso il 1512*. Si sa poi che la scritta: « Leo nardus Vincius ritratto di se stesso assai vecchio > è cin quecentesca, ma non di mano di Leonardo. Aggiungiamo quanto ne scrisse uno studioso valentissimo, Aldo. De Rinaldis, nella sua Storia dell'opera pittorica di Leonardo da Vinci: «Ci resta la sua mirabile immagine senile — freddi occhi che scrutano, bocca fortemente serrata con un senso di recondita amarezza — nell'autoritratto, tutto levità di quasi aerei segni, che si conserva nella Biblioteca Reale di Torino». mar, ber, L'autoritratto di Leonardo conservato a Venezia (Tel.)