Nella storia dell'Istituto San Paolo quattro secoli di economia piemontese

Nella storia dell'Istituto San Paolo quattro secoli di economia piemontese Una lunga attività finanziària unita a scopi sociali Nella storia dell'Istituto San Paolo quattro secoli di economia piemontese Fu fondato da sette cittadini nel 1563, in un'epoca di grave disordine per guerre, carestie e pestilenze - L'iniziativa promosse la ricostruzione morale e materiale dello Stato sabaudo - Fu riorganizzato il Monte di Pietà - La continua espansione durante i secoli ed il prodigioso sviluppo di questi ultimi anni - Tra il 1945 ed il 1962 i depositi sono passati da 7,3 a 631 miliardi La storia dell'Istituto San Paolo di Torino cominciò esattamente 400 anni fa e cioè nel 1563. Non erano tempi feiici, il che non era una novità perché prima della Rivoluzione Industriale per la maggior parte della gente tormentata da pesti e carestie, soldataglie ed usurai, i tempi furono raramente felici. Però alla metà del Cinquecento in Piemonte le cose erano peggio del solito. Per oltre cinquant'anni Francia e Spagna si erano battute sulle nostre terre e per tutto quel periodo la nostra storia era stata storia di epidemie, saccheggi, devastazioni & rovine. Pareva, per dirla con le parole stesse dei fondatori della Compagnia di San Paolo, che « Sathanaso indefesso inimico della humana natura » si fosse scatenato « più che mai come lione a£famatissimo adoprando tutte le lusinghe, inganni et violenze per ottenere l'intento suo ». E' ben degno quindi di un particolare ed ammirato rilievo quel che accadde in Torino il 25 gennaio 1563 « ne* chiostri anteriori » del convento dei Padri Domenicani. Sette cittadini provenienti da gruppi sociali disparati e cioè un avvocato, un capitano, un canonico, un causidico, un mercante, un sarto ed un libraio, volendo opporsi all'opera di « Sathanaso indefesso inimico >, costituirono una confraternita — chiamata Compagnia di San Paolo — con l'intento di promuovere pratiche religiose ed iniziative benefiche. San Paolo deve aver preso a cuore questo gruppétto di gente benpensante che l'aveva scelto a santo protettore. Il fatto è che la Congregazione visse e prosperò nei secoli. Mutarono i tempi, gli uomini e le esigenze. La Congregazione si evolse, si ristrutturò, innovò e pur mantenne intatti lo spirito e la ragione che l'avevano battezzata elaborando una tradizione di serietà, di oculata operosità e di civismo. Raccontare per filo e per segno questa storia richiederebbe centinaia di pagine. In questa sede mi par sufficiente ricordare certe date e certi fatti 'salienti. 1579-80: per ovviare alla piaga imperante dell'usura e soccorrere i poveri che lasciavano « nelle mani a' prestatori le lor povere masserizie, le vesti, i letti e le cose più necessarie alla lor vita » la Compagnia ricostituì in Torino il Monte di Pietà. Dico ricostituì perché il Monte di Pietà era stato istituito per la prima volta in Torino nel 1519, senza successo duraturo. Toccò alla Compagnia di San Paolo di riaffrontare il problema. Dà allora, attorno a questo nucleo di attività creditizia, fu un succedersi di cauti ma importanti sviluppi. Particolarmente notevole la data del 1584, quando il Monte ricevette il primo deposito. In prosieguo di tempo la Compagnia acquistò una tale solidità finanziaria che dopo circa un secolo di vita il Duca Carlo Emanuele II decise di affidarle l'amministrazione del cosiddetto Monte di Fede (debito pubblico) e la città di Torino cominciò a ricorrere alla Compagnia stessa per mutui notevoli. Nel 1670, grazie alle floride condizioni finanziarie, i confratelli attuarono l'aspirazione a praticare il prestito gratuito. Per quasi tutto il secolo XVIII non vi furono novità di rilievo. In compenso, con la Rivoluzione Francese arrivarono tante e tali novità da mettere a soqquadro tutta l'organizzazione e in serio pericolo l'esistenza stessa della Congregazione. Ma la Compagnia superò la bufera e nel 1815 riprese attivamente ad operare sul mer cato creditizio piemontese. Con l'epoca contemporanea gli sviluppi si fecero più incalzanti e radicali. Di questa nuova fase tre date sono soprattutto da ricordare : il 1853, quando a tut ta l'organizzazione facente capo alla Compagnia fu data una nuova sistemazione sotto la denominazione di Opere Pie di San Paolo; il 1866-1867, quando si intraprese la gestione del Credito fondiàrio; il 1931, quando il San Paolo rilevò i depositi delle dipendenze che la Banca Agricola Italiana aveva nel Piemonte (esclusa la provincia di Novara), in Liguria e in parte della provincia di Pavia. Il numero delle filiali che nel 1928 era di 14 (4 agenzie di città e 10-fuori Torino) passò allora idi colpo a 120 (10 in città e 110 fuori Torino). Il R.D. 16 giugno 1932 attribuì al San Paolo la qualità di Istituto di Credito di Diritto Pubblico. Il secondo dopoguerra nel maggiore quadro del «miracolo italiano» vide una notevole espansione del San Paolo. Occorrerebbero miriadi di aride cifre per descrivere questi nuovi sviluppi. Citerò solo qualche dato essenziale: i depositi e conti correnti di corrispondenza e cartelle in circolazione passati da 7,3 miliardi nel 1945 a 51,1 nel 1950 a 389 nel 1960 a 631 miliardi nel 1962; i finanziamenti passati da 3,7 miliardi nel 1945 a 43,8 nel 1950 a 295 nel 1960 a 450 miliardi nel 1962. Le cifre citate appaiono ancora ' più significative quando rapportate a quelle analoghe relative all'andamento bancario nazionale. Tanto per fare un esempio, l'indice di sviluppo dei depositi e conti correnti fa¬ cendo uguale a 100 la situazione al 30 settembre 1953, raggiunse al 30 giugno 1962 quota 510 per il San Paolo e solo quota 361 per l'insieme di tutte le aziende di credito in Italia. Mentre gli indicatori sui diagrammi continuano a salire freneticamente, le iniziative si susseguono: l'ingresso del San Paolo nella City di Londra, la costituzione sotto l'egida del San Paolo del Consorzio garanzia collettiva fidi, la costituzione di una sezione autonoma opere pubbliche ecc. ecc. Espansione di servizi, sviluppo di ricchezza, incremento di opportunità: tutti duri colpi per « Sathana so indefesso inimico ». Carlo M. Cipolla

Persone citate: Carlo Emanuele Ii, Carlo M. Cipolla