Una giornata nei Lager siberiani ai tempi di Stalin
Una giornata nei Lager siberiani ai tempi di Stalin Una giornata nei Lager siberiani ai tempi di Stalin '-ottobre...». Nella bella . traduzione di Raffaello Uboldl è uscito in Italia (ed. Einaudi) il romanzo-documentario più Importante del < disgelo »: Una giornata di Ivan Denlsovi», di Aleksandr Solzenltsyn. La Stampa ne ha già parlato. E' una storia vera sui campi di lavoro forzato al tempi di Stalin, la prima mal apparsa in Russia; la rievocazione di un mondo carcerario tenibile per la spietata e gelida disumanità, che inghiottì milioni di Innocenti. Ecco come Incomincia una qualsiasi giornata del deportati : « Lì all'aperto, il vento affilato mordeva con forza perfino la faccia abituata a tutto di Suchov. Suchov capì the per tutta la strada il vento avrebbe soffiato contro e decise di tirar fuori lo .straccerò. Come molti altri,1 portava con sé uno stracoetto con due lunghi lacci per proteggersi dal vento contrario. Era a posto ormai, soltanto le mani dentro i guantoni bucati erano intorpidite. Le fregava e batteva, perché sapeva che tra poco avrebbe dovuto congiungerle dietro la schiena e tenerle così per tutta la strada. Il capo della scorta recitò la noiosa « preghiera » quotidiana dei deportati: Attenzione! Durante la marcia stare rigorosamente in colonna! Non attardarsi, non spingersi, non passare da una fila all'altra, non parlare, non guardare attorno, tenere le mani sempre dietro la aohiena! Vn passo, a destra a a sinistra, * considerato tentativo di fuga: la scorta apre il fuoco senza preavviso! Capocolonna, avanti-marsch! Le due guardie davanti si misero in marcia. La tetta della colonna oscillò, le spalle ondeggiarono, e le guardie di scorta, a venti passi dai due lati della fila, e a dieci passi l'una dall'altra, si mossero tenendo puntati i mitra. Non nevicava da una settimana, la strada era ben pressata. Oltrepassarono il campo e il vento prese a colpire il viso di sbieco. Le mani dietro, le teste chine, la colonna procedeva come a un funerale... Poiché aveva ingollato roba fredda e senza pane Suchov non si sentiva sazio. E perché la pancia non gli desse fattidio e non chiedesse da manpiare, smise di pensare al campo e prese a riflettere sulla lettera che avrebbe, scr\tfp ai suoi. j-, uri Era cominciato l'anno nuovo, il 1951, e nel suo eorso Suchov aveva diritto a spedire due lettere. V ultima l'aveva spedita in luglio, e aveva ricevuto la risposta in Un'altra traduzione dello stesso libro, dovuta a Giorgio Kraiski, è dell'ed. Garzanti.
Persone citate: Aleksandr Solzenltsyn, Einaudi, Giorgio Kraiski, Ivan Denlsovi, Stalin, Suchov
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