Si possono ancora leggere le «Lellere» di Jacopo Ortis?

Si possono ancora leggere le «Lellere» di Jacopo Ortis? Un «best seller»» del primo Ottocento Si possono ancora leggere le «Lellere» di Jacopo Ortis? Siamo lontani da quella romantica esaltazione patriotticosentimentale - Ma ritroviamo nel fortunato romanzo un suggestivo autoritratto del giovane Foscolo, un'anticipazione del Leopardi, un accento che non si trovava nel Werther goethiano Raccontò Ruggero Bonghi d'aver trovato un giorno il Manzoni che sfogliava le prose del Foscolo. E ogni tanto si fermava leggendo, poi seguitava a sfogliare. « " Che cerca in quelle prose? " " Cerco inutilmente un periodo che si connetta con quello avanti e abbia relazione con quello dopo". » E' un biasimo che, come sono spesso quelli del temperato Manzoni, sfuma nell'elogio; l'elogio d'una natura apollinea in cui ogni rigo è un palpito e alla quale poesia e prosa tornano tutt'uno. Essa sfolgora nel bel volume che i « Classici Illustrati Laterza » hanno dedicato al Foscolo supremo (Opere, a cura di Luigi Baldacci, di cui è anche un bel saggio introduttivo, con sedici disegni di Corrado Cagli), passato all'immortalità col piccolo carico delle Odi, dei Sonetti, dei Sepolcri e delle Grazie. ' Ma la giunta delle Ultime lettere di Jacopo Ortis, poste in nanzr come frontone e river berate da quell'incendio Uri co, risulta preziosa a sollevare la celebre operetta dalla taccia d'imitazione del Werther goethiano; al quale certo rimanda per la situazione e la forma epistolare, ma in maniera, come osservò il Cesarotti, da far lo anche dimenticare. Il lettore d'oggi, disav vezzo alle facondie romantiche, famelico del reale, po- stilla di sorrisi la storia del cittadino senza patria e senza amore, che profugo da Venezia ai Colli Euganei, si innamora della divina Teresa promessa al nobile Odoardo, e dopo-compiuto ti un disperato town? da. Ferrara a Ventimiglia, in cui si fa a imprecare contro la oppressione straniera e la stessa natura che la permette, ai ripone a morire accanto all'amata, ahi non più sua; storia che costituì uno dei massimi best-sellers del primo Ottocento e trovò lettori engagés fino al suicidio. Ma anche vi trova una franca proposizione dei maggiori temi foscoliani e come ili.cuore, ancora indisciplinato, di quella poesia. Ecco il cantore dei Sepolcri che fa la sua prova d'artista: < ...e mentr'io salutava ad una ad una le costellazioni, la mia mente contraeva un non so che di celeste, e il mio cuore s'innalzava come aspirasse ad una regione assai più sublime della terra. Mi sono trovato su la montafnuola presso la chiesa: suonava la campana de' morti, e il presentimento della mia fine trasse i miei sguardi sul cimiterio dove ne' loro cumuli coperti d'erba dormono gli antichi padri della villa: — Abbiate pace, o nude reliquie: la materia è tornata alla materia; nulla scema, nulla cresce, nulla si perde quaggiù; tutto si trasforma e si riproduce - umana 'sortei vien infelice degli altri chi men la teme ». O sono effluvi delle Grazie, e anticipazioni leopar diane: « Illusioni! ma intanto senta di esse io non sentirei la vita che nel dolore, o — che ini spaventa ancor pia — nella rigida e noiosa indolenza; e se questo cuore non vorrà pia sentire, io me lo strapperò dal petto, e lo caccerò come un servo infedele », o addirittura dannunziane, come nell'episodio della vi sita di Jacopo e di Teresa alla casa del Petrarca in Arquà. Ma Gabriele non avrebbe resistito alla tentazione d'introdurre la donna a fare o a dire qualche cosa. Jacopo invece è solo a provare il sacro brivido; là Teresa è ita col padre a rivedere i conti del fattore; che è un'intuizione virile e bellissima. La famosa « egolatria » di Ugo, il suo bisogno di versarsi nella pagina, lo aiutarono' a trovare di redazione in redazione il tono giusto e suo proprio. L'Ortis del 1802, quale noi leggiamo in chiave di diario intimo, con Teresa disamorata di Odoardo e un tanto maggiore sviluppo della par te politica, non solo si lascia indietro l'abbozzo rous soviano Laura, lettere 1plailFdtblapdzEnfbasbtciggtLIuOCmtrlnadocpspdplsg— —, .u».w,w - l'Orti* tutto wertheriano del 1799, rimasto in tronco e poi compiuto., da un prezzolato abborracciatore; ma è il fedele autoritratto del Foscolo giovanile, fremente di Campoformio, innamorato a rifascio delle sue Isabelle e Terese, e morso dalla tarantola del viaggio perpetuo. Il successo fu grande: non meno di venti edizioni nei primi venti anni: E' da notare (tanto variano le morali) che il libro fu giudicato pernicioso dai benpensanti e dallo stesso autore ; ma, più geniale, Giuseppe Mazzini ne afferrò subito la idealità risorgimentale e lo ripose nel suo sacco di cospiratore. Del resto il Foscolo, ch'era anche un grande critico, giudicò meglio di tutti del valore artistico dell'Ortis: « La ruggine dell'antichità di que' vooaboli, è emendata dall'evidenza; l'idiotismo dalla proprietà; la stranezza, dalla necessità: e le parole suonano sì forti dal cuore di chi le scriveva, che non ispiccano agli occhi; né s'ha tempo né sangue freddo da considerarle col microscopio grammaticale... Che monta la spezzatura del periodo, se l'unità del sentimento è sempre piena, intera, crescente? » Il Goethe s'ebbe a Wei< mar il primo tomo ancora fresco di stampa; ma gli mandavano troppi Libri, e forse non lesse, certo non rispose alla lettera dedica' tona di Ugo. Il quale, come s'usa, non gli mandò il secondo ; e così, per una negligenza materiale, ci è ve nuta a mancare la congiunzione di quei due grandi. Leo Pestelli

Luoghi citati: Ferrara, Venezia, Ventimiglia, Wei<