Le aziende di Stato: uno strumento fondamentale per la programmazione

Le aziende di Stato: uno strumento fondamentale per la programmazione tJn discorso dell'on. Giorgio Ho ci Roma Le aziende di Stato: uno strumento fondamentale per la programmazione Il Ministro ha inaugurato un convegno su «Programmazione economica ed impresa pubblica » - Le prime relazioni (Nostro servìzio particolare) 1 Roma, 18 gennaio. Si è inaugurato stamane a Palazzo Barberini un convegno sul tema < Prcgrammazione economica e impresa pubblica^ destinato a concludersi nella giornata di domani. Il ministro delle Partecipazioni Statali Giorgio Bo, nel suo discorso di saluto, ha tenuto a precisare che il « tipo » di programmazione, attualmente allo studio, dovrà essere conforme al carattere «non collettivistico e non autoritario della nostra società». < La programmazione — ha aggiunto — non potrà essere assunzione da. parte dei pubblici poteri di ■ tutte le decisioni economiche concernenti sia la produzione sia il consumo; bensì d'wrà essere regolamentazione razionale dell'attività economica del paese che, pur senza abbandonare il mercato come punto di riferimento per misurare la economicità delle scelte effettuate dai soggetti economici, tenda a correggerlo ed integrarlo attraverso una serie di scelte deliberate e coscienti, da parte dello Stato, delle priorità economiche in funzione dei bisogni reali della collettività >. Bo ha quindi sostenuto che tr'a i vari strumenti a disposizione dello Stato ai fini della programmazione, un posto preminente spetterà all'impresa pubblica,' specie a quella a partecipazione statale che tanto rilievo ha assunto nella vita economica italiana di questo dopoguerra. Basterà riferire che il valore delle attività patrimoniali delle aziende industriali a partecipazione statale ammontava, alla fine del 1961, a poco meno di 4300 miliardi Il ministro ha quindi rivendicato a tali aziende il merito di essere stare uno dei fattori fondamentali del < miracolo italiano ». L'intervento pubblico si è rivelato particolarmente fecondo sia nei settori della siderurgia e delle fonti energetiche, sia nell'opera d'industrializzazione del mezzogiorno. Le imprese a partecipazione statale sono inoltre servite a rompere certe strozzature monopolistiche, ad eliminare certe « rendite » derivanti dall'approssimativo funzionamento del meccanismo concorrenziale. Non ultimo merito, sempre secondo il ministro, sarebbe stato quello di aver anticipato, con i loro piani pluriennali di settore, la politica di programmazione globale di cui oggi si discute ufficialmente come obiettivo^da conseguire durante la prossima legislatura. Da ciò a chiedere che nel quadro della futura programmazione abbia maggiore peso U ' ministero delle Partecipazioni Statali, come organo di coordinamento degli investimenti effettuati dalle aziende da esso dipendenti, il passo era breve. E' stato questo infatti il motivo dominante di molte delle relazioni della giornata. Ha cominciato in mattinata il relatore generale prof. Siro Lombardi, il quale ha lamentato la mancanza di effettivi poteri del ministero di via Sailustiana, anche per via della sua < struttura inadeguata ». Lombardi ha poi auspicato che la scelta dei dirigenti delle imprese pubbliche avvenga secondo criteri di efficienza e non sulla base di considerazioni politiche. Molte perplessità ha suscitato subito dopo il prof. Guarino sostenendo che « solo le grandi imprese pubbliche possono generare altre grandi imprese pubbliche » e che pertanto conviene favorire, e non impedire (come si è fatto recentemente per l'Enel), tale processo di < filiazione ». Lo stesso relatore ha poi sostenuto che l'organo tecnico-scientifico della programmazione non potrà dipendere da alcun ministero in particolare ma solo dal Presidente del consiglio. Il prof. Forte, che ha parlato nel pomeriggio, si è asso¬ ciato a tale tesi auspicando, per parte sua, che il ministero delle Partecipazioni Statali sia potenziato così da accentrare presso di sé la programmazione dell'intero settore pubblico, o almeno quella delle aziende che attualmente ne dipendono. Anche il Consiglio nazionale dell'Economia e del Lavoro (Cnel) andrebbe trasformato, con l'immissione dei rappresentanti delle regioni e di un maggior numero di rappresentanti delle grandi imprese pubbliche, così da poter diventare la <camera tecnica» ohe assicuri alla programmazione globale le necessarie articolazioni regionali e settoriali. pdtppdmpqipcair. b,. mutilili 111111111111111111 iiiiMiiiiiiiiiiiiiM

Persone citate: Barberini, Giorgio Bo, Lombardi, Siro Lombardi

Luoghi citati: Roma