Il Premio Bagutta dopo aspri contrasti assegnato a «La linea gotica» di Ottieri

Il Premio Bagutta dopo aspri contrasti assegnato a «La linea gotica» di Ottieri La decisione presa dai giurati a maggioranza semplice Il Premio Bagutta dopo aspri contrasti assegnato a «La linea gotica» di Ottieri Dieci autori erano candidati; Luigi Berti e Manlio Cancogni contrastarono fino all'ultimo il passo al vincitore - La scelta finale non è caduta su un romanzo, ma su un libro di problemi vivi (Nostro servizio particolare) Milano, 14 gennaio. < Abbiamo assegnato il ventisettesimo Premio Bagutta al libro di Ottiero Ottieri La linea gotica ». Maestosamente monumentale al centro del tavolo della Giuria, olimpicamente incurante della folla, crei riflettori, del fotografi arrampicati come scimmie sulle seggiole e sui tavoli, impassibile persino al solletico di un tecnico che gli aveva infilato al collo un microfono speciale a guisa di collana tentando poi di nasconderlo sotto la cravatta perché non si vedesse, Riccardo Bacchetti ha scandito stasera nel tradizionale cenacolo milanese la formula sacramentale e si è quindi dilungato a spiegare 1 criteri seguiti nel premiare il giovane scrittore: il particolare interesse dell'argomento, la validità dello stile, la pungente amarezza, toscana. Terminati gli applausi, che si sono levati anche dalle salette più lontane, Ottiero Ottieri ha letto con aristocratica misura, quasi sottovoce, - alcune parole di ringraziamento Ha ringraziato per l'onore, per il premio, ma anche e soprattutto per il fatto che, segnalando un libro che non è un romanzo («materiale per un romanzo » è stato definito da alcuni), la Giuria ha incoraggiato lui — che del romanzo sente la nostalgia — a continuare a scrivere con rinnovato vigore. La linea gotica infatti non è un romanzo tradizionale; anzi, pur nella sua forma curatissima, non lo si può definire neppure un'opera provalentemente letteraria. E' un diario, o meglio un «quaderno», dove l'autore alterna ricordi personali, considerazioni politiche e filosofiche, ritratti, esperienze di partito e di azienda, massime, notazioni che « mordono > sempre nella realtà d'oggi, affrontando direttamente l maggiori problemi del nostro tempo. Il suo merito principale sta nel fatto che questa materia, apIparentemente eterogenea e 'frammentaria, finisce con l'elevarsi fino a darci un ritratto dell'autore (e del suo mondo, che è anche il nostro mondo) più vivo e più vicino di quello che avrebbe potuto offrirci un romanzo vero e proprio. Il titolo non ha nulla che fare con la barriera che nel '44 divise l'Italia in due. Esso non è che una metafora per simboleggiare le due nature del protagonista: borghese eppure attratto dalla ideologia socialista; materialista e pur non scevro da idealismi; proveniente da antica stirpe di agricoltori, e quindi nostalgico della vita dei campi, eppure affascinato quasi morbosamente da Milano e dalle sue fabbriche 'fumose. E poi ancora Freud e Marx, letteratura e industria, Mezzogiorno e triangolo industriale, individuo e collettività Insomma, una dialettica senza line in cui l'antitesi (e quindi la difficoltà, la sofferenza, la inadattabilità) prevale quasi sempre sulla sintesi. Un «Bagutta» moderno, insomma, che, a differenza dagli altri premi, non ha voluto coprire d'alloro ufficiale un libro già affermato, ma segnala all'attenzione del pubblico un'opera viva. Naturalmente ad una simile premiazione non si è giunti senza qualche contrasto. Dalla penultima riunione della giuria, tenutasi la settimana scorsa, era emersa una rosa che comprendeva una decina di nomi, e precisamente: Luigi Berti (Tramonto sull'Elba), Luciano Bìanciardi (La vita agra), Manlio Cancogni (Parlami, dimmi qualcosa), Maria Corti (L'ora di tutti), Mario Dell'Arco (Il gatto romano), Rodolfo Doni (Fuori giuoco), Laura Marengo Galli (I parassiti), Ottiero Ottieri (La linea gotica), Alberto Vigevani (Le' foglie di San Siro), Michele Vincierl (.Un treno carico d'uomini). Sabato scorso, l'ultima riunione al calor bianco. Dopo animatissime discussioni, seguendo il metodo delle esclusioni successive, i dieci vennero ridotti a tre: Berti, Cancogni Ottieri. In questa terna Berti rappresentava la narrativa tradizionale, Ottieri la problematica moderna, Cancogni la via intermedia. A questo punto pare che la discussione abbia raggiunto punte acutissime. La vivacità era tanta che fu impossibile raggiungere non soltanto l'unanimità dei voti, ma anche la maggioranza del due terzi. La vittoria di Ottieri avvenne pertanto dopo una votazione a maggioranza semplice. Natu¬ ralmente è assolutamente impossibile fare illazioni sullo orientamento del singoli membri della giuria. Tuttavia è facile arguire che ad Ottieri sono andati i suffragi dei baguttiani più giovani, cui — a quanto si dice — si sarebbero aggiunti quelli del gruppetto di pittori che fanno parte del consesso giudicante. L'unico un po' preoccupato per l'alloro a Linea gotica era Cesarino Branduànl, il principe dei librai milanesi. Non che egli fosse contrario ad Ottieri da un punto di vista letterario. Tutt'altro. Non si può neppure escludere che abbia votato per lui. Le sue preoccupazioni, sorte in un secondo tempo, dopo la conclusione dei lavori, sono di natura strettamente commerciale. Da domani in poi, lunghe teorie di signore in pelliccia si presenteranno nella sua libreria chiedendogli l'ultimo « Bagutta ». « Quelle si aspettano un romanzo d'amore — diceva sgranando gli occhi di civetta, mentre gli occhiali gli stavano in bilico sulla punta del naso —, ditemi voi con che faccia posso spiegar loro che non di amore si tratta, ma di problematica etico-sociale » Gaetano Tumiati

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