Verderame rinuncia all'appello non ci sarà un secondo processo

Verderame rinuncia all'appello non ci sarà un secondo processo Chiusa la vicenda giudiziale per il dUpllee delitto di Morale© Verderame rinuncia all'appello non ci sarà un secondo processo L'improvvisa decisione è stata presa dopo la pubblicazione della sentenza « suicida » - Il medico varesino ha agito, per consiglio del suo difensore • Le motivazioni dei giudici di Pavia lasciavano temere un possibile ricorso « incidentale » della Procura Generale- - In tal caso il secondo processo avrebbe potuto concludersi con una condanna - Il medico gol irrori a con formula dubitativa - La moglie afferma: «E' innocente. Lo so io e questo basta» (Dal nostro corrispondente) Varese, 12 gennaio. La vicenda giudiziaria del dott. Douglas Sapio Verderame è da considerarsi definitivamente chiusa: non ci sarà un secondo processo, in seconda istanza, perche Vivter rissato ha deciso stamane di ritirare il ricorso contro la sentenza che lo aveva assolto per insufficienza di prove. Dopo il primo processo alla Corte d'Assise di Pavia soltanto il dott. Verderame aveva presentato appello. Non il Pubblico Ministero (che già aveva concluso la sua requisitoria con la formula dubitativa) entro i tre giorni dalla sentenza, e neppure entro il mese seguente il Procuratore Generale presso la Corte d'Appello di Milano. Da un secondo processo il dott. Verderame avrebbe potuto attendersi un'assolutoria completa, che togliesse ogni sospetto sulla sua innocenza nei confronti della uccisione del suocero Mario Ismaele Correrà e della governante Eva Martinotti nella villa di Mornico Losana. Al peggio la Corte d'Assise d'Appello avrebbe potuto confermare la assolutoria per insufficienza di prove, ma mai giungere ad una condanna, perché mancava il ricorso dell'accusa. Questa la situazione sino a quando non fu pubblicata la sentenza. Ma la lettura delle motivazioni ha lasciato perplessi il dott. Verderame e il suo legale avv. Salinari. La sentenza è stata definita « suicida ». Ossia la conclusione di assolutoria, cui è giunta la Corte (anche se in forma dubitativa), non appare giustificata dalle premesse di fatto e dalle considerazioni. Facciamo un esempio-limite di sentenza suicida in un processo per furto, n giudice nell'esporre il fatto, e nel precisare la posizione dell'imputato, scrive che soltanto Questi può essere il ladro, poi, inaspetta tornente, conolude che non « deve considerarsi colpevole ». Come si spiegano le sentenzesuicidet Quasi sempre sono la conseguenza di un disaccordo in camera di consiglio tra il giudice, che redige le motiva zioni della sentenza, e gli altri componenti del collegio giudicante. (Nel caso Verderame evidentemente il giudice togato o U presidente della Corte e i giurati, o parte di essi, avevano convinzioni contrarie) Da una simile sentenza poteva venire un pericolo al dott. Verderame: che il P. G. presso la Corte d'Appello di Milano, entro otto giorni dal deposito degli atti, presentasse un appello incidentale, avvalendo si della facoltà concessa dall'art. BIS del Codice di procedura penale. In questo caso, un secondo processo avrebbe anche potuto concludersi con la condanna. Però l'appello incidentale del rappresentante dell'accusa è possibile soltanto se c'è l'appello dell'imputato. Il dott. Verderame ha ritirato stamane il suo appello e in tal modo ha fermato quello possibile del P.G. La soluzione e giunta improvvisamente. Perché il dott. Sapio Verderame ha preferito chiudere la vicenda giudiziale, anziché insistere per aver riconosciuta la completa innocenza? Ha avuto paura che una seconda sentenza potesse essere peggiore della prima t E' chiaro che cosi ragionano « colpcvolisti ». Siamo stati a sentire l'interessato nella sua abitazione a Varese al secondo piano della palazzina di via Fratelli Giovannini 31. Era appena giunto da Pavia, dove aveva firmato il ritiro dell'appello. Vestiva, come sempre, con eleganza. Però per la prima volta non gli abbiamo visto sul volto quella freddezza, che stupì tutti prima, durante, dopo il processo, e nei modi quel distacco dalla vicenda, come se nulla lo interessasse. Appariva stanco e il suo atteggiamento denunciava, senza ritegno, incertezza e delusione. € Perché ha ritirato l'appello t " 'ù volte aveva ripetuto che si sentiva sicuro di sé e che si sarebbe presentato a cuor tranquillo davanti ai nuovi giudici». « La decisione — ha risposto — è stat.: presa dopo aver letto la sentenza suicidai. £ con un profondo sospiro;. «Si, è vero, rinuncio all'appello per essermi venuto meno il coraggio di aver ancora fiducia nella giustizia degli uomini». Accalorandosi ha ripercorso le sue disavventure : « Nell'agosto del 'SO ero da 15 giorni a disposizione della polizia giudiziaria, quando d'improvviso venni fermato e trattenuto con il pretesto che stavo per darmi alla fuga*. II.dott. Verderame ha proseguito: « Subito fu emesso contro di me mandato di cattura sussistendo — si diceva — gravi e sufficienti indizi di colpevolezza: dopo 78 giorni di custodia preventiva, quando l'istruttoria era già completa, gli indizi cessavano di es sere gravi e sufficienti, per cui venivo scarcerato. Passavano due anni e al termine dell'istruttoria il P. M. ribadiva che non sussistevano a mio carico prove sufficienti, neanche per rinviarmi a giudizio; ma il giudice istruttore era di diverso parere e mi ritrovai cosi nuovamente in carcere. In giudizio il P. M. confermava il suo convincimento e la sua richiesta,, e la Corte mi assolveva dichiarando che le prove a mio carico non erano sufficienti: non appellavano né il Procuratore della Repubblica né il Procuratore generale. Ed ora una motivazione che suona condanna ». Mentre parlava il suo volto si faceva sempre più duro e le parole si incalzavano veloci: € Debbo confessarlo t Più volte, nelle alterne vicende della mia avventura giudiziaria, sono stato sul punto di cadere nella disperazione: mi hanno sempre sorretto l'affetto dei miei, la costante e fiduciosa assistenza del mio difensore, la mia stessa fede nella giustizia e nell'accertamento della verità. Ma ora che cosa posso sperare ancora da un nuovo giudizio? Una nuova pronuncia di assoluzione con eventuale nuova motivazione di condanna t Mi sono cadute la fiducia e la speranza. Mi tengo gelosamente l'affetto dei miei e la stima di chi mi conosce, rinunciando a vederli ulteriormente turbati per me. Vorrei che nessuno si trovasse a ripercorrere il calvario che in questi anni è stato imposto a me ». Cè un secondo motivo. Un altro processo significherebbe altre forti spese, mentre il denaro è quanto mai necessario alla famiglia. In attesa di un secondo dibattito, come gli sarebbe possibile trovare la calma per riprendere il suo lavoro professionale t Sedendosi sull'ampio divano rosso — sinora aveva parlato stando in piedi — con le dita delle mani incrociate nelle ginocchia: « Insomma ora ho bisogno di dimenticare e di essere dimenticato. Per me, ma soprattutto per la mia famiglia. Ma immaginate il tormento nostro? La sofferenza di un padre, sotto così pesante accusa, di fronte alla figlia, di fronte alla moglie? ». Assisteva al colloquio la signora Matelda. E' intervenuta con calore. « lo sono sua moglie — ha esclamato — solo io posso sapere se mio marito è colpevole o se egli è innocente. Lo grido: è innocente. Lo so, ne sono così sicura che, se credessi il contrario, ebbene, io sarei sua complice. E allora incriminatemi insieme con lui ». Ripetiamo le sue testuali parole. Continuando con veemenza: «Ho un solo dolore immenso: hanno ucciso mio padre. Chi l'ha ucciso? Questo volevo sapere dalle indagini: chi l'ha ucciso t Invece hanno tormentato mio marito, la mia famiglia. Io non saprò mai chi è Vassassino di mio padre ». v. m. Il dott. Sapio Verderame

Luoghi citati: Milano, Mornico Losana, Pavia, Varese