Violente critiche in Francia per la crisi del ciclismo italiano

Violente critiche in Francia per la crisi del ciclismo italiano I dirigenti litigano e gli atleti non possono correre Violente critiche in Francia per la crisi del ciclismo italiano La ribellione dei corridori minaccia la stessa Unione Internazionale - I dirigenti dei velodromi europei solidali con i ciclisti italiani - Essi verranno accettati anche se privi delle licenze dell'Uvi (Dal nostro corrispondente) Parigi, 4 gennaio. Le ripercussioni in campo internazionale del conflitto essenzialmente « italiano > che oppone l'Uvi (o per essere più precisi il suo presidente Adria- no Rodoni) alla Lega corrido-\ri professasti sono numero- \se e piuttosto vivaci. Innanzitutto — si dice a Parigi — fin tanto che la guerra di prestigio che dura ormai da troppo tempo non sarà risolta, il ciclismo internazionale troverà delle difficoltà nell'organizzazione e nello svolgimento delle corse ciclistiche invernali, siano esse su pista o ciclocampestri. Per i francesi, ad esempio, è impossibile sapere su quali e quante squadre italiane il Tour '63 potrà contare; così pure è impossibile sapere se il Giro sarà aperto o chiuso agli stranieri. L'anarchia regna sovrana in un campo che invece dovrebbe essere organizzatissimo, proprio perché comprende tanti interessi sportivi e commerciali. Dirigenti ed appassionati francesi di ciclismo, che sino ad oggi avevano trattato con circospezione la faccenda italiana, stanno perdendo la pazienza e nella stessa misura il presidente Rodoni perde dei punti. La presa di posizione dei dirigenti dell'Unione europea dei velodromi è diale proposito assai eloquente e peserà certamente sull'epilogo del contrasto Uvi-Lega. I direttori dei velodromi hanno infatti dichiarato che «< corridori, essendo ingaggiati per contratto, potranno correre senza licenza Uvi e anche nella eventualità che siano sospesi o se saranno sospesi doll'Uci». Noi siamo solidali coi corridori italiani — hanno insomma fatto sapere i dirigenti dei velodromi — e li faremo correre sulle nostre piste qualunque sia la loro situazione di fronte alla loro federazione. Questa azione di ribellione non può naturalmente che incoraggiare i dissidenti e la prova è che la coppia Terruzzi-Faggin è a Zurigo, ove stasera stessa disputa un'americana di 100 chilometri. E' la prima volta che la ribellione di corridori e dirigenti ha un carattere cosi deciso ed al presidente Rodoni, il quale afferma che potrà anche andarsene ma solo dopo avere vinto ed aver posto un termine ai capricci dei suoi avversari, t francesi rispondono che anche lui ha però un capriccio ed esso è molto più grave poiché consiste nel respingere ogni tentativo di mediazione e di intesa con la Lega dei professionisti italiani. Si aggiunge che le sue manovre sono improntate ad una caparbietà che potrà poi rivolgersi contro di lui alle prossime elezioni dell'Unione Ciclistica Internazionale, della quale Rodoni è attualmente presidente. Intanto il segretario generale della stessa Federazione internazionale, Kano CfcesaJ, sarà domani a Roma per incontrare il presidente e consigliargli un po' di prudenza, poiché si tratta di salvare in questo momento {'unità dell'Vci, minacciata dalla ribellione dei ciclocrossisti e dei pi stards; una ribellione che po \treoì>e' essere seguita fra qual \che tempo da quella ocn piu importante degli stradisti. Mario Bordone

Persone citate: Faggin, Kano Cfcesaj, Mario Bordone, Terruzzi

Luoghi citati: Adria, Francia, Parigi, Rodoni, Roma, Zurigo