Processo a Barrès di Sandro Volta

Processo a Barrès IL CENTENARIO DEL «PANNUNZIO FRANCESE» Processo a Barrès ■(Dal nostra' corrispondente) Parigi, gennaio. Una scric di manifestazioni, la più importante delle quali è la mostra organizzata dalla Biblioteca nazionale di Parigi, commemora in questi giorni i cento anni dalla nascita di Maurice Barrès. Se lo scrittore fosse nato qualche anno prima c la ricorrenza fosse caduta ai tempi della Quarta Repubblica, è probabile che il centenario sarebbe passato inosservato. Bisogna credere allora che in Maurice Barrcs la Francia ufficiale celebra il precursore della ideologia politica di Charles De Gaulle? Certo, soltanto la gente intorno alla settantina prova ancora qualche emozione a sentir nominare La colline inspirée; per i giovani di'oggi il nome c le opere di chi, ai suoi tempi, era stato consacrato a prince de la jeuncssc » non dicono più nulla. Per la generazione di mezzo, il nome di Barrcs è legato quasi esclusivamente al simulacro di processo che, la sera del 13 maggio 1921, gli intentarono i poeti del gruppo Dada. Presiedeva il tribunale André Brcton, mentre Ribemont-Dessaignes sosteneva la pubblica- accusa. La difesa era rappresentata da Louis Aragon e da Philippe Soupault. In uniforme grigioverde, Benjamin Pcrct sosteneva la parte del Milite ignoto tedesco. L'atto d'accusa aveva rinviato a giudizio Barrès per « delitto contro la sicurezza dello spiri to ». Tra i testimoni che vennero a deporre erano anche nume rosi scrittori non appartenenti al gruppo Dada, fra cui Giusep pe Ungaretti, e Rachilde, moglie del direttore del Mercure de France. Con l'apparenza d'una mascherata, nonostante la solennità che volle dargli André Brcton, il processo a Barrès fu una delle maggiori iniziative di provocazione e di demolizione dei valori convenzionali che 1 gio vani innovatori della cultura francese organizzarono negli anni tra le due guerre. In ogni caso, attraverso le testimonianze e la violenza delle requisitorie, la fama del « prince de la jcu ,nesse », venne fatta a pezzi o li"■qtìàWi in modo definitivo. Impressionato da quell'iniziativa, dei cui aspetti farseschi non era arrivato a rendersi conto, e malgrado l'intervento a suo favore degli squadristi di Action Frangaise, Barrcs si allontanò da Parigi il giorno del processo c restò per un certo tempo assente Morì due anni dopo, ma ormai la sua celebrità era stata distrutta nel grottesco dibattito di quel giorno. Fu una fine miserevole per lo scrittore che aveva sempre vissuto in un assurdo sogno di gran dezza c che, a ventisei anni, aveva iniziato la pubblicazione della trilogia intitolata Le eulte du moi. Maurice Barrès aveva avuto la stessa precocità di Gabriele d'Annunzio, raffinato poeta fin dagli anni del Collegio Cicognini di Prato: anche lui aveva incominciato a pubblicare i propri scritti quando era appena adole sceme e aveva fondato un gior naie a ventidue anni. Le affinità con D'Annunzio so no d'altronde evidenti, nella ri cercata ampollosità dello stile e più ancora, nell'esasperazione nazionalista che tante fatali conseguenze Ita avuto nei due Paesi . Meno avventuroso dell'italiano, però, Barrès non è mai arrivato alle estreme conseguenze delle proprie idee, cosicché mancano alla sua biografia imprese come il volo su Vienna o la marcia su Fiume, ed è questa probabilmente la ragione per cui il veleno del suo nazionalismo, invece di esplodere immediatamente col fa seismo, ha avuto un'azione len ta, ad effetto ritardato, e la Francia ne subisce ancora inconsapevolmente le conseguenze A quelle imprese avventurose Barrès aveva preferito la mediocrità d'una comune carriera po litica, senza sottrarsi all'impegno dei comizi elettorali, delle lettere di raccomandazione, delle interrogazioni parlamentari. La coincidenza fra pensiero e azione rimasta limitata per lui a qualch fotografia in elmetto d'acciaio, $ presa durante una fuggevole visita alle trincee del 1914 in compagnia di Edmond Rostand, che si era portato dietro i suoi cagnetti pechinesi. Più coerente di D'Annunzio nella politica patriottarda, è difficile trovare contraddi zioni nella vita pubblica di Maurice Barrès. Irriducibile revan chard in memoria dell'* Imperatore arresosi personalmente alla discrezione di Sua Maestà il Re di Prussia», sostenitore del ge¬ ni vpnvpmsengesmumcdgtprialdfsfgnntmsbnvfdzpdtddszsgt nerale Boulanger, accusatóre tra i più accaniti di Dreyfus, avversario della Costituzione repubblicana, il « prince de la jeunesse» non ha mai esitato ogni volta che si trattava di prender posizione. Le vicende di questa vita, colma di onori e di sicurezza di sé, sono ora documentate nella' esposizione aperta alla Biblioteca nazionale. Oltre alle edizioni originali delle opere, vi sono riunilcttcre, fotografie, manifesti elettorali, cimeli e documenti ogni genere. Vi è anche la scrivania, in fìnto stile Rinascimento, che basta da sola a dare un'idea del suo gusto e può dire molto di più che un'indagine critica sulle preziosità stilistiche dello scrittore. A questo proposito, anche il grande ritratto di Barrès dipinto da Zuloaga sullo sfondo del panorama di Toledo può essere rivelatore: in un'epoca in cui in Francia, dagli impressionisti ai cubisti, si stava manifestando la più grande rinascita artistica dei tempi moderni, il pittore preferito da Maurice Barrès era lo spagnolo Ignacio Zuloaga, trionfatore dei Salons ufficiali inaugurati da personaggi con la tuba Più curiose sono però le annotazioni minime che si possono raccogliere qua e là nelle ve trine dell'esposizione. « Per permettere alla coscienza d'un Paese come la Francia di liberarsi, bisogna radicare gli individui nella terrà e nei morti », scriveva nel 1899 alla Lega della Patria francese che gli aveva proposto di fare una conferenza sul nazionalismo. Un anno dopo, Barrès parti per la Grecia, in un viaggio che doveva perfezionare il suo pa triottismo letterario, e, prima della partenza, chiese i consigli di Charles Maurras, che c'era già stato nel 1896 con le conseguenze che tutti sanno. « Niente vale 'Acropoli, il Partenone — rispo se Maurras —. Vi salivo tutti i giorni all'aurora. Fateci una preghiera in mia memoria. Sentirete in quel bel luogo, senza rivali credo, un'aria unica. Vedrete un giorno in cui la limpidità non ha l'uguale e i campi e le acque e i monti che si vedono di là sono composti con un'arte più libera e, credetemi, altrettanto saggia che le superfici d'acqua, le foreste e i campi che si scoprono dalla Galleria degli specchi a Versailles*. Una pseudo classicità preparava così il terreno alla infatuazione patriottarda. Nominato il 10 luglio 1914 presidente della Lega dei patrioti, in sostituzione di Paul Déroulède, l'attività nazionalista di Barrès non ebbe più limiti. In¬ tensificò la corrispondenza con Leon Daudet, con D'Annunzio, che gli rispondeva in altisonanti telegrammi da Fiume. La sua attività letteraria non venne pertanto diminuita, ma nello stesso tempo Io scrittore provvedeva alla raccolta dei propri discorsi parlamentari. La mostra della Biblioteca nazionale potrebbe essere istruttiva per i giovani, che ignorano tutto intorno alla singolare figura dello scrittore che ha dominato la vita intellettuale francese negli anni a cavallo tra i due secoli. Però, quando- siamo andati a visitarla, non vi abbiamo trovato nessun giovane: c'erano soltanto alcune vecchie signore che rimiravano con occhi nostalgici le fotografie ingiallite dagli anni. Sandro Volta