Si possono capire gli artisti astratti ? di Marziano Bernardi

Si possono capire gli artisti astratti ? Una specchia del nastra tempo Si possono capire gli artisti astratti ? A. M. Brizio, nella nuova edizione di «Ottocento Novecento », la illustra come lo sforzo di stabilire un rapporto nuovo tra l'arte e la vita (tanto mutata) degli uomini H fortunato libro Ottocento Novecento di Anna Maria Brizio, docente di storia dell'arte all'Università di Milano dopo esserlo stata in quella di Torino, esce adesso nella sua terza edizione (Torino, Utet) : ciò che significa migliaia di copie diffuse in ventitré anni di questo utilissimo strumento per la conoscenza del prodotto artistico occidentale dal neoclassicismo all'astrattismo. Quando comparve nel 1939 era un volume di 571 pagine con 400 illustrazioni in nero; ora sono due volumi rilegati di 834 pagine con 568 figure e 30 tavole a colori. Ritoccata la prima, tutta la seconda parte, da circa il 1886-90 ad oggi, è stata rifatta e fortemente ampliata con criteri che ne fanno un'opera affatto riuova. Perché? Val la pena analizzarne i motivi. Nella prefazione la Brizio si confessa: è stato un lavoro duro. Aggiungiamo che dev'essere stato anche meditatissimo, ma poi condotto con risolutezza critica assoluta. Ci spieghiamo con un esempio. Nell'edizione del 1939 a proposito dei tre maggiori pittori del Blaue Reiter, Marc, Kandinsky, Klee, genericamente giudicati « astrattisti », si legge che i primi due meccanizzarono i loro procedimenti, che il terzo, benché più vario, « nemmeno lui potè sfuggire alla condanna che era insita nel sistema :» (cioè nel rifiuto dell'imma- munque « di quelle grandi ambizioìii i risultati a noi oggi paiono povere cose ». In cinque righe liquidati dunque due colossi — che tali almeno sono ritenuti dai più Kandinsky e Klee — dell'arte del nostro secolo. Nell'edizione attuale l'analisi della loro opera occupa sette fitte pagine, si parla della « straordinaria suggestione », della « magnificenza del colore» dei quadri del primo, si pone il secondo fra i « più inventivi e sottili compositori di armonie cromatiche jfltfi abbia avuto fa pittura ». Mutamento di visione perfettamente giustificabile, quantunque non accettato da chi non crede che in sede estetica, e più ancora in sede etica, sia superabile l'antitesi di figurazione e non-figurazione per la comprensione dell'arte moderna. Anche la Brizio, come tanti altri insigni storici e critici educati allo studio dell'arte antica, universitari o direttori di musei, e come il suo antico maestro Lionello Venturi nella seconda parte della sua vita, ha sentito il richiamo di quelle espressipni plastiche imo vissime che vanno sotto i nomi di art autre, di actionpainting, di informale, ecc. Giustamente ella scrive: « Si scopre che tutto è rimasto lungo la strada e non è più in fase con la realtà di oggi. Tutto muta intorno a noi, ma molto muta anche in noi... Bisogna trovare un nuovo rapporto fra termini entrambi mutati; un rapporto che ingrani, che ristabilisca un contatto attivo e partecipe, dia la possibilità di capire e agire positivamente... l'arte cosiddetta non figurativa, nel suo travaglio di sperimentazione, ha già posto la possibilità di un rapporto nuovo fra l'arte e la vita degli uomini E' una posizione ammirevolmente coraggiosa, anche se personalmente non la condividiamo, volendoci riservare piena libertà di giudizio persino sui fenomeni che paiono più fatalmente vincolati al tempo nostro. Diceva Ingres, nell'urgere intorno a lui della pittura romantica che contrapponeva al suo ideale formalistico la vita del colore : « E se il mio secolo avesse torto?». Ma Anna Maria Brizio, auelie "^ forte di un magnifico apparato critico che le deriva sia dall'esperienza metodologica sia dall'eccezionale approfondimento dei problemi della storiografia artistica antica e moderna, pur aprendo consenzienti prospettive sulle più temerarie ricerche plastiche contemporanee (con attenzione e quasi simpatia considera la « originalità prepotente » di un Burri), non si lascia mai sopraffare dalla cronaca. Il suo discorso — che dopo un ventennio continua ad essere impostato essenzialmente sul filone francese, certe volte lasciando troppo in ombra, a parer nostro e su un piano di « qualità » se non di preminenti movimenti culturali e di gusto, alcuni alti esponenti dell'arte ottocentesca italiana — è sempre impeccabilmente consequenziario. Perciò il suo accento, che nella prima edizione batteva soprattutto sull'Impressionismo francese, gettando i fatti nuovi luce diversa sugli aspetti del passato, batte adesso sul Simbolismo e sull'Espressionismo con maggiore insistenza. E di pagina in pagina fluisce ampio, limpido, persuasivo, sì che il libro intero si legge come un romanzo d'avventure: le avventure affascinanti dell'arte moderna. Marziano Bernardi

Luoghi citati: Milano, Torino, Utet